La disinformazione che dipinge l'«uomo bianco» come discriminato
In contemporanea al 25 novembre - giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne - sui social media sono circolati alcuni contenuti disinformativi che alimentano la narrazione secondo cui gli uomini bianchi sarebbero ormai tagliati fuori dalla società. Vediamo insieme alcuni esempi.
L’«uomo bianco» scomparso dalle pubblicità
Su X il 24 novembre 2024 è stato condiviso un video di una serie di campagne pubblicitarie di grandi marchi (ad esempio Mango, Zara, Levi’s, Versace e Nivea) i cui protagonisti sono un uomo nero e una donna bianca. La tesi sostenuta è che gli uomini bianchi starebbero scomparendo dai media. Il video è presentato in maniera fuorviante con lo scopo di diffondere questa teoria infondata.
Verificando le campagne pubblicitarie di alcuni dei marchi mostrati nel video si nota che gli uomini bianchi non sono affatto «scomparsi», ma al contrario appaiono regolarmente nei materiali promozionali. Inoltre, la narrativa è smentita dai dati: nel 2022, negli Stati Uniti, il 72,5 per cento degli attori in pubblicità televisive erano bianchi. Anche in Europa, uno studio del 2023 ha dimostrato che le minoranze etniche sono rappresentate meno frequentemente nella pubblicità, e che anche quando lo sono vengono stereotipate.
La televisione pubblica italiana vorrebbe ridurre i «maschi bianchi»
Verso la fine di novembre sui social è circolato l’estratto dell’intervista della giornalista Rai Sara Mariani a Gino Cecchettin, padre di Giulia Cecchettin, uccisa in provincia di Pordenone (Friuli-Venezia Giulia) dall’ex-fidanzato a novembre 2023. Nel video, Mariani chiede all’ospite «cosa dobbiamo fare per fare in modo che i figli, i maschi bianchi, figli così ce ne siano di meno?». La frase è stata descritta come un esempio di «misandria woke» nella televisione pubblica italiana. In realtà, si tratta di una frase decontestualizzata.
Come si vede dal video integrale dell'intervista (minuto 00:03:50), la giornalista stava discutendo della cultura patriarcale rifacendosi alle parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, che aveva definito l’assassino reo-confesso della sorella, Filippo Turetta, «non un mostro ma un figlio sano della società patriarcale». Nelle ultime settimane, Elena Cecchettin ha anche criticato la strumentalizzazione politica dei femminicidi che sarebbero legati – secondo il ministro italiano dell’Istruzione Valditara – all’immigrazione illegale, e ha sottolineato che sua sorella era stata uccisa da «un ragazzo bianco, italiano e «per bene»». Un comunicato dell’Unione sindacale dei giornalisti Rai (Usigrai) ha chiarito che l’intento della giornalista Sara Mariani era di riportare il «senso delle parole di Elena Cecchettin», e non di promuovere discriminazioni verso i maschi bianchi.