La divisione della Germania: perché il 1945 è storia di oggi
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La Storia non si ripete mai uguale, anche se un celebre adagio vuole convincerci di sì. Dai «corsi e ricorsi storici» del filosofo Gianbattista Vico sono passati quasi tre secoli; la filosofia di oggi ci insegna a diffidare dei confronti con il passato: non ci aiutano a predire il futuro, dice Karl Popper, diventano gabbie che imprigionano la nostra capacità di pensare un domani diverso.
I confronti con il passato servono, però, a capire il presente: la storia della divisione della Germania è più attuale che mai. Il ritorno di Donald Trump mette in discussione l’ordine globale nato proprio intorno alla ripartizione della Germania, alla fine della Seconda guerra mondiale. Dalla riunificazione tedesca, alla fine della Guerra fredda, sono passati trentacinque anni: il mondo è a un altro giro di giostra.
1945: la Germania capitola
Nel marzo 1945, la fine della guerra è ormai segnata e si attende la capitolazione della Germania. Adolf Hitler, con totale disprezzo verso il popolo tedesco, ordina – con il cosiddetto «Decreto Nerone» – di bruciare le infrastrutture del Paese, affinché non cadano nelle mani degli eserciti che stanno liberando l’Europa dalla sua dittatura. Se qualcosa si salva, nella Germania già decimata dalla guerra, si deve al rifiuto opposto dai collaboratori del Führer all’esecuzione di questo ordine aberrante, che viene attuato solo in pochi luoghi.
Hitler muore suicida nel bunker di Berlino, mentre le «signore delle macerie» («Trümmerfrauen») rimuovono dalle strade, con secchi e carriole, i resti dei bombardamenti – gli uomini stanno ancora rientrando dal fronte. Le città tedesche sono cumuli di edifici sventrati. La Germania è divisa in settori, controllati dai quattro Paesi liberatori: Stati uniti, Francia, Regno unito e Unione sovietica.
La quotidianità riprende, ma la Germania è colpevole della guerra: le forze liberatrici, convertite in occupanti, controllano ogni aspetto della vita tedesca, per prevenire colpi di coda del regime nazista. I territori tedeschi della Prussia orientale sono persi, da essi fluiscono folle di profughi che fuggono dall’annessione alla Polonia e cercano rifugio in ciò che resta della Germania centrale.
Stati uniti e Unione sovietica ai ferri corti
Terminata la lotta congiunta contro nazismo e fascismo, tra Stati uniti e Unione sovietica i contrasti si accendono appena conclusi i combattimenti. Prima ancora di occuparsi dei bisogni essenziali, i sovietici inaugurano a Berlino il memoriale all’Armata rossa e danno chiari segni di come intendono gestire la Germania orientale. Gli Stati uniti forniscono aiuti alimentari e materie prime all’Europa e concertano il Piano Marshall, per la ricostruzione postbellica, anche nella Germania occidentale che hanno contribuito a liberare; nella Germania orientale, invece, i sovietici smontano e incamerano ciò che resta delle infrastrutture industriali tedesche, sotto forma di riparazione per i danni di guerra. Tra il poco che lasciano ci sono gli stabilimenti automobilistici Horch e Audi, in essi nascerà la mitica Trabant.
Nell’estate del 1945 i Paesi liberatori e occupanti della Germania si riuniscono nella Conferenza di Potsdam. Gli Stati uniti di Harry Truman, salito alla presidenza da pochi mesi, chiedono all’Unione sovietica di Stalin di rinunciare a smontare le infrastrutture industriali tedesche e offrono in cambio contributi in denaro; propongono di continuare a considerare l’intera Germania come area economica unica, ma offrono di dividere il Paese in due zone solo per gestire il risarcimento dei danni di guerra. Stalin accetta, ma non rispetta i patti: l’Unione sovietica non considera la Germania come area economica unita, sorgono barriere alla circolazione delle merci e delle persone.
La svolta di Truman e Byrnes
L’anno dopo, nel settembre 1946, il segretario di Stato americano James Byrnes annuncia una svolta: gli Stati uniti prendono atto della condotta di Stalin e rinunciano di fatto – pur se non a parole – a considerare la Germania una zona economica unificata, rimandando così a data da destinarsi la costituzione di uno Stato tedesco unitario. Nella pratica, gli USA rinunciano a garantire l’integrità territoriale della Germania uscita dalla guerra.
Poco dopo, le tre zone di occupazione di Stati uniti, Francia e Regno unito vengono riunite: è l’atto che getta le basi per la costituzione di uno Stato nella Germania occidentale. Gli USA sostengono lo sviluppo economico in questa parte di Germania. Per questo, il discorso di Byrnes a Stoccarda diventa celebre come «discorso della speranza.» L’altra faccia della medaglia è che Stalin ottiene ciò che vuole, mano libera nella Germania orientale.
A marzo 1947 il presidente Truman annuncia la nuova dottrina di politica estera statunitense, che passerà alla Storia con il suo nome. Con la «Dottrina Truman» gli USA sostengono con ogni mezzo gli Stati che si oppongono all’espansione dell’Unione sovietica e della dottrina comunista. Cade ogni possibilità di accordo con Stalin per ricostituire l’unità tedesca, come previsto a fine della guerra.
Le due Germanie diventano triste realtà
Lo sviluppo delle due metà tedesche si divarica: nel 1948 la vecchia valuta, il marco imperiale, viene sostituita da due diverse monete, il marco occidentale e, poco dopo, quello orientale. La divisione della Germania, da conseguenza provvisoria della liberazione dal nazismo, diventa una realtà destinata a durare. Berlino è divisa in quattro: i tre settori occidentali sono tutti circondati da territorio controllato dall’Unione sovietica.
Metà della capitale tedesca non è accessibile, senza il consenso e il controllo di Mosca. Si decide l’introduzione del marco occidentale anche a Berlino ovest: la reazione sovietica è pesantissima. Nel giugno 1948 Mosca blocca per undici mesi ogni accesso ai settori occidentali della città e riduce al minimo la fornitura di gas ed elettricità. Berlino ovest si salva dalla fame grazie al celebre ponte aereo, organizzato dalle potenze occidentali: quasi 200'000 voli che trasportano senza soluzione di continuità aiuti e derrate alimentari a sostegno dei berlinesi occidentali. Le relazioni tra Stati uniti e Unione sovietica sono a un punto morto.
Nascono i due Stati tedeschi
Il 23 maggio 1949, nei tre settori occidentali unificati della Germania («Trizone») sorge la Repubblica federale tedesca, a regime democratico ed economia di mercato, con capitale a Bonn.
I sovietici, da parte loro, fanno rientrare in Germania i funzionari del Partito comunista tedesco che si erano rifugiati in Unione sovietica, affinché costituiscano sul territorio orientale uno Stato a regime comunista ed economia collettivizzata: nasce il 7 ottobre 1949, è la Repubblica democratica tedesca, con capitale nel settore est di Berlino.
Così, la divisione della Germania è sancita da Costituzioni, inni nazionali e narrazioni sociali opposte. Gli USA consolidano la loro influenza sull’Europa occidentale; l’Unione sovietica su quella orientale. La NATO nasce nella primavera del 1949; pochi anni dopo, nel 1955, è siglata l’alleanza fra i Paesi satelliti dell’Unione sovietica, il Patto di Varsavia.
Monaco 2025: finisce il mondo di Stalin e Truman
Alla Conferenza internazionale sulla sicurezza tenutasi a Monaco pochi giorni fa, il vicepresidente USA, JD Vance, annuncia la fine ultima di quel mondo, messo in opera da Stalin e Truman. Tra il 1989 e il 1991, la caduta dei regimi comunisti europei, con il crollo del Muro di Berlino e lo scioglimento dell’Unione sovietica, frattura lo zoccolo sul quale il sistema si è retto per quasi mezzo secolo. Eppure, gli Stati uniti rimangono fedeli alla NATO e ai principi essenziali dell’alleanza politica, pur con convinzione declinante.
Oggi, la nuova amministrazione Trump si dice fedele ai capisaldi dell’Occidente, ma sta attuando il distacco degli Stati uniti dagli alleati europei; lo sancisce addirittura votando alle Nazioni unite all’unisono con la Russia. Al centro non c’è più la Germania, c’è l’Ucraina, in una posizione assai diversa: la Germania nazista aveva cominciato la guerra, l’Ucraina la guerra la subisce. Nel 1945 Truman cede di fronte a Stalin, lasciandolo fare; gli USA sostengono la prosperità della Germania occidentale, ma quella orientale digrigna i denti per 45 anni sotto il giogo sovietico. Oggi, gli Stati uniti cedono alle pretese di Vladimir Putin e vorrebbero cessioni di territorio ucraino alla Russia, una divisione del Paese che premierebbe l’aggressore.
La Storia non si ripete, ma le sue parole ritornano
Dal «discorso della speranza» di Byrnes a Stoccarda, nel 1946, alla riunificazione tedesca, nel 1991, sono passati 45 anni. La storia della divisione tedesca è storia di oggi: resistiamo alla tentazione di servircene per prevedere cosa accadrà in Ucraina, ma le mosse dei protagonisti di allora ci guidano a seguire i fatti di oggi, persino nelle parole: il termine «denazificazione», che indica l’obiettivo di Putin per la guerra in Ucraina, emerge per la prima volta nel 1945, alla Conferenza di Potsdam, per definire l’intento di ricostruire dopo Hitler una Germania libera. Per l’Ucraina, in bocca a Putin, significa l’esatto contrario. E’ proprio vero: la Storia non si ripete mai uguale.
Questo approfondimento fa parte di una seria curata dal ricercatore indipendente Luca Lovisolo in esclusiva per CdT.ch. Per leggere la prima puntata clicca qui.