Il conflitto

La fine della guerra in Ucraina: tre possibili scenari

Donald Trump ha iniziato a smuovere gli ingranaggi dei negoziati di pace con una telefonata a Vladimir Putin: le opzioni sono diverse, ma quasi certamente Kiev dovrà rinunciare alla NATO
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Michele Montanari
13.02.2025 13:35

Con la telefonata di mercoledì scorso a Vladimir Putin, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha iniziato a mettere in moto gli ingranaggi dei possibili negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky, in una recente intervista al Guardian, si è detto disposto a cedere i territori occupati dai russi in cambio del ritiro delle sue truppe dalla regione di Kursk, anche se il Cremlino non sembra disposto a negoziare un compromesso del genere.

Che ne sarà dunque dei territori occupati? Molto probabilmente la Crimea e le regioni di Donetsk e Lugansk rimarranno ai russi. Il segretario alla Difesa americano Pete Hegseth ha definito irrealistici obiettivi come il ritorno dell'Ucraina ai confini precedenti al 2014 e l'adesione del Paese alla NATO. Hegseth ha pure fatto intendere che gli alleati europei dovranno farsi carico della maggior parte dell’impegno in qualsiasi negoziato di pace, evidenziando che gli USA puntano a ritirarsi dalle questioni di sicurezza europee.

Secondo Bloomberg Economics, per proteggere Kiev ed espandere i propri eserciti, le principali potenze del Vecchio continente dovrebbero spendere circa 3.100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Cifre esorbitanti, ma con la Russia che minaccia i confini orientali dell’UE e un possibile disimpegno da parte della Casa Bianca, il costo dell'inazione europea potrebbe essere molto più elevato. Nello specifico, per la ricostruzione dell'esercito ucraino potrebbero volerci circa 175 miliardi di dollari in 10 anni, con eventuali variazioni legate allo stato delle forze armate al momento in cui verrà raggiunto un accordo e alla dimensione di territorio che dovrà essere difeso. Una forza di mantenimento della pace di 40 mila uomini costerebbe altri 30 miliardi di dollari nello stesso lasso di tempo, mentre la maggior parte del denaro andrebbe a rafforzare gli eserciti dei membri dell'UE e a spingere il bilancio della difesa aggregato verso circa il 3,5% del PIL, in linea con le ultime indicazioni della NATO. Si parla di un finanziamento da 2700 miliardi di dollari per i cinque maggiori membri europei della NATO nel prossimo decennio.

Nonostante l'ondata di ottimismo per l’arrivo di Trump, il percorso verso un accordo di pace sembra ancora appartenere al mondo delle ipotesi e, in quest'ottica, gli analisti di Bloomberg hanno cercato di delineare tre possibili scenari su come potrebbe concludersi la guerra in Ucraina.

Il limbo

Lo scenario più probabile vedrebbe i territori occupati rimanere in un limbo per il prossimo futuro, ma di fatto sotto il controllo russo. Potrebbero esserci alcuni scambi di territori che coinvolgono la regione russa di Kursk, oggi occupata dalle forze armate di Kiev. L'Ucraina otterrebbe garanzie di sicurezza: molti degli incontri negoziali si concentrerebbero sulla definizione delle forze pronte a intervenire in caso di una nuova aggressione russa. L'adesione dell'Ucraina alla NATO sembra fuori discussione, almeno in una prima fase. Se gli europei riuscissero a stabilire una buona linea di comunicazione con la Casa Bianca, cercherebbero di convincere Trump a mantenere il sostegno degli Stati Uniti a Kiev abbastanza a lungo da consentire alle nazioni dell'UE di aumentare rapidamente le proprie capacità militari.

L'Ucraina europea

Uno scenario ideale per Kiev vedrebbe gli Stati Uniti e gli europei impegnarsi bilateralmente a intervenire se la Russia rinnegasse i trattati di pace, ma il rischio di un conflitto diretto della NATO con Mosca rende uno scenario del genere molto difficile. I partner di Kiev potrebbero invece impegnarsi a dare un forte sostegno militare all'Ucraina e a intensificare le sanzioni contro la Russia. Potrebbero anche aiutare l'Ucraina a sviluppare la propria industria della difesa e ricostruire le sue forze per fungere da principale deterrente contro la Russia. Se l'UE riuscisse a fare tutto questo, potrebbe spianare la strada all'adesione dell'Ucraina al blocco europeo, forse entro il prossimo decennio, rafforzando il suo fianco orientale e dimostrando la rinnovata capacità dell’UE di influenzare i Paesi circostanti.

Senza gli Stati Uniti

Nello scenario peggiore per Kiev, Trump potrebbe perdere interesse nel futuro dell'Ucraina prima che venga raggiunto un accordo, interrompendo gli aiuti militari e finanziari e lasciando che gli europei si occupino del problema. Anche se l'impegno di Trump con Putin portasse a un iniziale accordo di pace, questo potrebbe non essere duraturo e portare a uno scontro tra NATO e Russia. Un accordo preserverebbe la sovranità ucraina e consentirebbe al Paese di iniziare la ricostruzione, ma potrebbe anche consolidare guadagni significativi per Putin, con il controllo sui territori occupati e un blocco permanente dell'adesione di Kiev alla NATO. Le nazioni baltiche, che Putin vede come parte dell'impero russo, sarebbero poi l'obiettivo più immediato per lo «zar». Putin non avrebbe nemmeno bisogno di lanciare un attacco armato su vasta scala, ma potrebbe portare Estonia, Lituania e Lettonia sotto l'influenza russa lanciando un'operazione ibrida per fomentare disordini locali, una tattica simile a quella utilizzata nell'Ucraina orientale nel 2014. Per mantenere gli Stati Uniti ancorati alla questione ucraina, i Paesi europei dovrebbero promettere investimenti importanti, ad esempio comprando armamenti americani o, nel caso di Kiev, mettere sul piatto le terre rare che fanno gola a Trump.