Il caso

La flotta ombra russa sta sversando petrolio nei mari di tutto il mondo: «È una bomba a orologeria»

Le navi, spesso vecchie e in cattive condizioni, nel tentativo di eludere le sanzioni occidentali avrebbero causato danni ambientali al largo di diversi Paesi, tra cui l'Italia
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Michele Montanari
22.10.2024 10:30

La flotta ombra di Vladimir Putin continua a trasportare il petrolio russo in tutto il mondo, infrangendo le sanzioni internazionali. Un sistema noto da tempo, a cui ora si aggiunge un ulteriore motivo di preoccupazione: le navi della flotta ombra sono infatti una grave minaccia per l’ambiente. 

È quanto emerge da un'indagine congiunta di POLITICO e del gruppo giornalistico no-profit SourceMaterial, la quale evidenzia come in almeno nove casi, le navi segrete della flotta ombra hanno provocato fuoriuscite di petrolio nelle acque di tutto il mondo. Per l’inchiesta sono state utilizzate immagini satellitari della ONG SkyTruth abbinate ai dati di spedizione della società di analisi di mercato Lloyd's List e della piattaforma di materie prime Kpler.

Qualche esempio? Lo scorso marzo, scrive POLITICO, la guardia costiera britannica ha avvistato, a circa 100 chilometri dalla costa scozzese, una macchia scura che si estendeva per 23 chilometri nell'Oceano Atlantico. La probabile fonte di quella macchia era l'Innova, una petroliera grande quasi quanto la Torre Eiffel, che all'epoca trasportava 1 milione di barili di petrolio dalla Russia all’India.

L'Innova, però, è solo una delle centinaia di imbarcazioni che compongono la flotta ombra, un insieme di navi in gran parte vecchie e in cattive condizioni che navigano in tutto il mondo sfidando le sanzioni occidentali, spesso causando - impunite - danni ambientali.

POLITICO e SourceMaterial hanno identificato scarichi di petrolio collegati alla flotta ombra ovunque, dalla Thailandia al Vietnam, passando per l'Italia e il Messico. Per farsi un’idea di quanto sia pervasivo il sistema russo, le petroliere hanno anche attraversato rotte trafficate come quella del Mar Rosso e del Canale di Panama.

È un problema che esiste almeno dal 2021 ed è peggiorato dopo l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe di Putin. Con Mosca sotto sanzioni occidentali, in questi anni un numero crescente di petroliere ha trasportato merci in modo illegale in tutto il mondo, causando pure danni ambientali. Queste imbarcazioni, oltre ad essere vecchie e con scarsa manutenzione, spesso non sono assicurate, il che significa che in caso di perdite o di fuoriuscite più gravi, un governo farebbe fatica a risalire ai responsabili.

«Le fuoriuscite di petrolio e il rischio di chiazze sono terribili. Oltre al danno ambientale, alcuni dei quali saranno irreversibili, si tratta di un impatto enorme per i Paesi costieri che devono sostenere i costi per la bonifica», ha commentato Isaac Levi, esperto di flotta ombra presso il think thank Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA). Secondo Levi è solo questione di tempo prima che una di queste navi causi un incidente con gravi conseguenze ambientali ed economiche: di fatto, la flotta ombra «è una bomba a orologeria».

Gli analisti di SkyTruth hanno invece suggerito che le nove perdite di petrolio mostrate nelle immagini satellitari molto probabilmente rappresentano solo una piccola parte del problema reale. Le navi responsabili degli sversamenti, infatti, avevano i transponder accesi al momento della perdita. Questo contando che raramente le navi impegnate nell'elusione delle sanzioni accendono il dispositivo per la trasmissione dei segnali.

Michelle Wiese Bockmann, analista delle spedizioni alla Lloyd's List, ha riferito a POLITICO che il tetto massimo dei prezzi «si è rivelato uno strumento molto poco affidabile»: «Sono assolutamente convinta che ciò che avete notato è la punta dell'iceberg. Queste navi sono progettate per trasportare petrolio sanzionato nel modo più economico possibile, e non c'è assolutamente alcun riguardo per gli standard marittimi convenzionali». Secondo la ministra degli Esteri svedese Maria Malmer Stenergard queste imbarcazioni rappresentano un «pericolo significativo» per l’ambiente marino, e «gli incidenti (avvenuti finora) lo dimostrano».

Lo sversamento al largo dell’Italia

Tra le fuoriuscite di petrolio monitorate, una è avvenuta nei mari italiani, lo scorso 18 febbraio. I satelliti hanno individuato una chiazza lunga 47 chilometri al largo della costa corrispondente alle coordinate di una petroliera della flotta ombra, la Aruna Gulcay.

L’imbarcazione in questione, battente bandiera delle Isole Marshall, avrebbe dovuto trasportare acque di zavorra, utilizzate dalle petroliere per regolare la distribuzione e il peso complessivo della nave. Era partita dal porto di Ravenna, sull’Adriatcio, ed era diretta al porto russo meridionale di Novorossiysk. Stando alle analisi, è però improbabile che lo scarico fosse di acque di zavorra, poiché non sarebbe stato visibile dallo spazio. Secondo l’ingegnere navale Alexandros Glykas, CEO della società di servizi di spedizione DYNAMARINe, le chiazze viste dalle immagini satellitari indicherebbero fortemente che la sostanza fosse petrolio.

POLITICO sottolinea come la guardia costiera italiana non abbia effettuato un'ispezione della nave, mentre il governo delle Isole Marshall non ha voluto commentare l’accaduto. Dopo l’incidente la nave ha cambiato nome e gestore.

Sanzionare le navi della flotta ombra

Un diplomatico dell’Unione europea, a cui è stato garantito l’anonimato, ha definito i risultati dell’inchiesta «scandalosi», affermando che i Paesi costieri europei come l'Italia e il Regno Unito «hanno la responsabilità di compiere sforzi extra per indagare sulle navi quando sono collegate alla Russia». Il Regno Unito, proprio negli scorsi giorni, ha imposto sanzioni a 18 petroliere russe e a quattro navi per il trasporto di gas naturale liquefatto, in quella che è stata la sua più grande serie di misure restrittive contro la flotta ombra russa. Londra di fatto si è impegnata a contrastare il tentativo di eludere le sanzioni e i rischi ambientali legati alla «flagrante violazione degli standard di sicurezza di base» delle navi russe.

Sul caso della flotta ombra, l'UE sta cercando di colpire più pesantemente Mosca, oltre alle continue sanzioni, sta monitorando sempre più da vicino la vendita di vecchie petroliere a Paesi stranieri, prima che queste finiscano nelle mani della Russia. L’UE ha pure vietato a 27 petroliere sospette di accedere ai porti o ai servizi europei.

Secondo Isaac Levi del CREA sanzionare le singole petroliere si è rivelata una mossa «piuttosto efficace». Quelle inserite nella lista nera degli Stati Uniti, ad esempio, hanno visto la loro capacità di commerciare petrolio scendere del 90% a tre mesi dall'entrata in vigore delle misure restrittive. L'UE e il Regno Unito dovrebbero inoltre prendere in considerazione l'idea di vietare la vendita di petroliere ai Paesi che facilitano il commercio con la Russia e sanzionare automaticamente le imbarcazioni che navigano nelle acque dell'UE senza assicurazione. 

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