La storia

La fuga da film di Marina Ovsyannikova, la giornalista che criticò la guerra in diretta

Braccialetto elettronico tagliato, cambi di auto, attraversamento a piedi di una foresta e tanto, tantissimo altro: ecco come la reporter ha raggiunto la Francia
©DSK
Red. Online
11.02.2023 23:00

Nel 2022 aveva protestato contro l'invasione russa dell'Ucraina. Mostrando un cartello durante una diretta televisiva su Russia1. Marina Ovsyannikova, ora, vive in Francia. Era scappata, lo scorso ottobre, assieme a sua figlia. A una settimana circa dall'inizio del processo per le sue posizioni contro il governo. Ieri, venerdì, Ovsyannikova ha raccontato la sua fuga. Lo ha fatto a Parigi, durante una conferenza stampa indetta da Reporter senza frontiere, l'organizzazione non governativa che difende la libertà di stampa in tutto il mondo e, nello specifico, ha aiutato la giornalista russa ad allontanarsi dalla Federazione.

Christophe Deloire, direttore di Reporter senza frontiere, aveva contattato Ovsyannikova immediatamente dopo la protesta in televisione. Proprio per chiederle se avesse bisogno di aiuto. Nei mesi successivi, la giornalista era stata arrestata svariate volte. E condannata a pagare multe per le sue posizioni anti-Cremlino. Anche lei, come molti altri, aveva subito l'oramai famigerata repressione del dissenso della Federazione. Fuggita in un primo momento in Germania, Ovsyannikova era poi ritornata in Russia per dirimere una disputa legata alla custodia dei due figli. A settembre, infine, aveva deciso di contattare Reporter senza frontiere e, appunto, di lasciare in via definitiva il suo Paese. «È stata una fuga incredibile» ha detto al riguardo Deloire, ricordando come i vicini e i familiari della giornalista fossero filo-putiniani. Il timore di nuove denunce, insomma, era altissimo.

Al momento della fuga, Ovsyannikova si trovava agli arresti domiciliari. Il suo stesso avvocato le aveva consigliato di andarsene, dato che molto probabilmente sarebbe stata condannata. Tradotto: sarebbe finita in carcere. Il resto del racconto, beh, assomiglia a un film d'azione: il braccialetto elettronico tagliato, sette veicoli diversi per lasciare Mosca prima e la Russia poi, l'attraversamento (di notte) di una foresta a piedi per uscire, finalmente, dal Paese. «L’ultimo veicolo che abbiamo usato era rimasto incastrato nel fango e non avevamo rete nei telefoni, così abbiamo dovuto orientarci guardando le stelle. Ci nascondevamo dalle luci delle guardie di frontiera».

Ovsyannikova e sua figlia hanno vagato per ore, nella speranza di varcare il confine. Infine, ce l'hanno fatta.

Tutto, dicevamo, è nato da una protesta. In diretta. E la giornalista, dall'Occidente, ha ripercorso quei momenti di mesi e mesi fa. Alla giornalista di BBC Lucy Williamson, ad esempio, ha detto: «Vidi negli occhi dei miei colleghi un’espressione di totale compassione. Mi guardavano con occhi sbarrati, che dicevano addio. Pensavano che non mi avrebbero mai più rivista». Ovsyannikova, in questo senso, ha ricevuto molte critiche per aver lavorato a lungo per Russia1. Contribuendo così alla propaganda del governo. In Ucraina, d'altro canto, era stato criticato il suo lavoro della scorsa estate per Die Welt. La giornalista ha ammesso di essere stata complice del regime russo per anni, ma di essere stata spinta a ribellarsi dallo shock, «enorme», dell'invasione.

In questo articolo: