La Georgia e le conseguenze della guerra
La guerra fa male. In tutti i sensi. E a molti Paesi, in varie misure. Prendete la Georgia: l’invasione russa dell’Ucraina sta creando più di un grattacapo a Tbilisi. Le stime ufficiali parlano di una perdita, in termini di produzione economica, fra 1 miliardo e 1,2 miliardi di dollari. Tradotto: addio al 6% di crescita, l’obiettivo fissato per il 2022.
L'importanza di Russia e Ucraina
Situata sulla costa orientale del Mar Nero, le montagne del Caucaso quale cornice, l’ex repubblica sovietica non ha mai perso di vista né Mosca né Kiev. La Russia, che appoggia le spinte indipendentiste dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud, con tanto di pesante intervento militare nel 2008, è il secondo partner commerciale della Georgia. L’Ucraina il quinto o sesto, a seconda delle classifiche.
Il conflitto in corso sta riducendo e, con il passare del tempo, ridurrà non soltanto le esportazioni ma anche l’indotto generato dal turismo, oltreché le cosiddette «rimesse» dall’estero. Ovvero, i soldi dei georgiani che vivono e lavorano in Russia. E che, oggi, a fatica arrivano ai parenti in Georgia, complici le sanzioni occidentali.
Quanto al turismo, nel 2018 la voce valeva il 7,6% del PIL nazionale. E proprio russi e ucraini rappresentavano i visitatori di punta del Paese. Pensiamo a Batumi, la St. Tropez del Mar Nero con la sua vivace movida e i suoi locali alla moda, frequentatissima in alta stagione.
La Georgia era in netta ripresa, complice l’uscita dalla pandemia: nel 2021, infatti, il Prodotto interno lordo era cresciuto del 10,6% dopo un (logico) -6,2% nel 2020.
Di più, nel 2021 il Fondo monetario internazionale aveva stimato il PIL georgiano a 18 miliardi di dollari. Detto che l’obiettivo del 6% non verrà raggiunto, le autorità di Tbilisi hanno rassicurato: non ci saranno particolari problemi nell’attuazione del bilancio statale.
L'invio di denaro
Gli effetti collaterali dell’invasione russa e, di rimando, delle sanzioni economiche e finanziarie imposte a Mosca si stanno facendo sentire (anche) a chilometri di distanza, nella terra che diede i natali a Stalin.
Dicevamo dei molti georgiani che vivono e lavorano in Russia. In tempi normali, beh, erano soliti spedire denaro ai parenti rimasti a casa, in Georgia. Oggi, le restrizioni agli istituti bancari russi e alle valute hanno trasformato un semplice gesto in una missione impossibile. Sì, portare soldi fuori dalla Federazione è un’impresa.
Così, se prima della guerra diverse famiglie georgiane beneficiavano dei contributi esterni, in queste settimane il flusso si è interrotto o, nella migliore delle ipotesi, è fortemente ostacolato.
Sofia Gvaramia, intervistata da Euronews, ha raccontato il suo personale calvario: «I miei parenti, a Mosca, mi mandavano soldi ogni mese» le sue parole. «Sia il trasferimento sia il prelievo erano facili. Il denaro veniva accreditato sul conto attraverso l’app. Poi ritiravo i soldi tramite un bancomat. Ora i miei parenti possono inviare solo rubli russi, il che non ha senso visto il tasso di conversione. Il dollaro è salito molto in Russia. Alcune banche in Georgia hanno persino sospeso questo servizio. Se l’invio viene effettuato in dollari, ci vuole molta fatica per avere il denaro».
L’invio di denaro dall’estero da parte di lavoratori georgiani rappresenta fino al 13% del PIL. Nel 2021, la Georgia ha ricevuto più trasferimenti di denaro dalla Russia che da qualsiasi altro Paese.
Secondo gli esperti, tuttavia, a livello di nazione non dovrebbero esserci conseguenze devastanti sul piano economico. Soffriranno, questo sì, le singole famiglie. Forse alcune banche. Ma le istituzioni non verranno toccate, ha garantito il presidente dell’Associazione bancaria georgiana Alexandre Dzeneladze.
La Banca nazionale, concludendo, ha aggiunto che non si arriverà a un vero e proprio stop di questi trasferimenti (chiamiamoli così) informali. Vi sarà, tuttavia, una forte riduzione.
L'arrivo degli esuli
Il Paese, intanto, sta vivendo un’invasione (pacifica) di esuli russi. La Georgia, da anni, è un paradiso felice e più o meno sicuro per chi ha osato criticare Putin. Da quando il conflitto in Ucraina è realtà, una delle destinazioni di fuga predilette dei cittadini della Federazione è proprio l’ex repubblica sovietica. I georgiani hanno reagito con sentimenti contrastanti: c’è chi ha compreso, chi invece ha mostrato una crescente russofobia e chi, ancora, ha sorriso amaramente. Della serie: e se il destino riservato a città come Kiev, domani, toccasse a noi?