La Germania riscopre il carbone ma fatica ad ampliare le miniere

La guerra in Ucraina ha ribaltato dall’oggi al domani la linea verde del Governo tedesco, che oggi si trova nella situazione sempre più urgente di dover reperire fonti alternative ai vettori energetici tradizionali, che finora aveva potuto reperire a prezzi concorrenziali sul mercato russo, in particolare petrolio e gas, a seguito del blocco dell’approvvigionamento dovuto alla politica delle sanzioni.
Linea verde
Il Governo Scholz, il cui ministero dell’Economia e della Protezione del clima è guidato dal verde Robert Habeck, in questa situazione d’emergenza – nella quale, come noto, si è anche assistito a un’impennata dei prezzi – è stato costretto a «riscoprire» le vecchie miniere di carbone. Cioè in un qualche modo a rinnegare la sua politica ambientale rigorosamente verde, adottata prima dello scoppio della guerra, anche da altri Paesi europei.
Le proteste degli eco-attivisti
Sono da leggere in questo quadro di cambiamento, le recenti manifestazioni degli eco-attivisti – tra cui Greta Thunberg – che hanno avuto luogo negli scorsi giorni, tra tensioni, scontri e sgomberi forzati, nel Nordreno-Vestfalia, segnatamente nei Comuni di Lützerach e Garzweiler, dove la società elettrica RWE gestisce l’estrazione di lignite per produrre elettricità. Berlino, che sta spingendo sull’acceleratore per fornire aziende, enti pubblici e cittadini, di corrente elettrica, cercando di contenere quanto più possibile anche i prezzi, oltre al problema politico che sta a monte, deve anche sciogliere alcuni nodi pratici. Uno su tutti: il colosso dell’elettricità RWE, a quanto pare, non possiede ancora tutte le aree su cui a breve termine verrà estratto il carbone. I proprietari dei terreni adiacenti le miniere, pur messi sotto pressione, non intendono venderli, complicando una situazione già complessa. Mentre proseguono gli sgomberi delle aree interessate, vi sono villaggi, come quello di Kuckum, che per ora non sono stati toccati dagli escavatori. Un attivista della zona, membro dell’associazione «Tutti i villaggi restano», pur riconoscendo che la resistenza è minoritaria (la maggioranza dei terreni sarebbe già stata espropriata), ha dichiarato che la posizione chiara dei proprietari terrieri potrebbe ora far fallire l’intero piano.