Il punto

La guerra commerciale fra UE e Cina continua: «Dazi sui veicoli elettrici fino al 36%»

La Commissione Europea ha rivisto (in parte al ribasso) le tasse sulle importazioni di veicoli «made in China», suscitando l'ira di Pechino – Così la Camera di commercio cinese: «Ci opponiamo a questo approccio protezionistico»
© ALEX PLAVEVSKI
Marcello Pelizzari
20.08.2024 18:00

Una tassa fino al 36% sulle importazioni di auto elettriche cinesi. Per un periodo di cinque anni. È l'ultimo, anzi ultimissimo episodio della battaglia commerciale fra le autorità europee e quelle del Dragone. La misura, leggiamo, è sul tavolo della Commissione Europea. Commissione che, per inciso, si è detta aperta al dialogo e a possibili soluzioni «alternative» provenienti da Pechino. L’obiettivo di questi dazi, come noto, è contrastare i sussidi concessi dal governo cinese alle produzioni locali. Detto in altri termini, l'UE spinge affinché la Cina non faccia concorrenza sleale alle vetture fabbricate in Europa. E, per questo, punta a proteggersi.

I nuovi dazi, o meglio quelli definitivi, sono stati fortemente criticati da diversi stati membri dell'Unione, fra cui Germania e Svezia. Affinché la misura venga sconfessata, è necessario che vi si opponga (entro la fine di ottobre) la cosiddetta maggioranza qualificata degli Stati membri: 15 Paesi in rappresentanza del 65% della popolazione. Difficile, quasi impossibile pensando in particolare alle posizioni di Germania (i cui costruttori sono molto presenti in Cina) e Ungheria (BYD ha aperto uno stabilimento nel Paese magiaro). I nuovi dazi, in ogni caso, si aggiungeranno all'imposta del 10% già applicata a tutti i veicoli prodotti in Cina e, secondo la Commissione, sostituiranno le tasse provvisorie – fino al 38% – decise lo scorso 5 luglio.

D'accordo, ma chi sarà toccato maggiormente? I soliti noti, verrebbe da dire, ovvero BYD (che beneficerà di un piccolo sconto, passando dal 17,4 di luglio al 17%), Geely (da 19,9 a 19,3%) e SAIC (da 37,6 a 36,3%). Gli altri produttori, invece, saranno soggetti a un tasso aggiuntivo medio del 21,3% (rispetto al 20,8% di luglio) se hanno collaborato all'inchiesta sui sussidi governativi o del 36,3% (rispetto al 37,6%) se non hanno collaborato. I ritocchi, chiamiamoli così, sono stati decisi in seguito al dialogo con le aziende interessate e dopo aver esaminato le rispettive richieste, ha spiegato all'AFP un funzionario europeo. I dazi, fra l'altro, toccheranno anche Tesla, marchio americano che, tuttavia, produce veicoli anche in Cina. La Commissione Europea, considerando che l'azienda di Elon Musk riceve meno sussidi in Cina, sta valutando la possibilità di imporre un «banale» 9% ai veicoli made in China di Tesla importati in Europa. 

La Camera di commercio cinese nell'Unione Europea, poco dopo l'annuncio dei nuovi dazi, ha denunciato il «protezionismo» di Bruxelles e definito «sleali» le pratiche commerciali legate a queste tasse. «La Camera di commercio esprime la sua profonda insoddisfazione e la sua ferma opposizione all'approccio protezionistico della Commissione Europea» si legge in una nota. Il pericolo, secondo la Camera, è quello di «esacerbare le tensioni commerciali tra l'UE e la Cina». Un tempo leader del settore, con l'avvento delle automobili elettriche l'industria automobilistica europea ha perso slancio e velocità. Ora, teme di non riuscire ad arginare la marea di modelli elettrici cinesi. Modelli apprezzati dai consumatori sia per i costi, contenuti, sia per l'affidabilità. All'interno dell'Unione Europea, il mercato delle auto elettriche è in forte, fortissima espansione. A maggior ragione dopo l'annunciato, e in parte rimasticato, divieto di vendita di nuovi veicoli con motore a combustione, che dovrebbe entrare in vigore nel 2035. Secondo stime citate dal quotidiano economico francese La Tribune,  le auto cinesi elettrificate, oggi, rappresentano il 22% del mercato europeo. Una crescita netta del 3% rispetto a tre anni fa.