Il caso

La «guerra del cioccolato» tra Piemonte e Svizzera è terminata

Dopo tre mesi di discussioni, Lindt ha deciso che non si opporrà alla decisione della regione italiana, che desidera ottenere la denominazione di Indicazione geografica protetta per il gianduiotto
© Shutterstock
Federica Serrao
22.02.2024 17:45

Era stata definita una «guerra del cioccolato» tra Piemonte e Svizzera. Con Lindt, in particolare. Ma ora, dopo mesi, l'accordo è stato trovato. La multinazionale elvetica ha ceduto e non si opporrà al riconoscimento del marchio IGP per il gianduiotto. Il cioccolatino «della discordia» protagonista di tutta la vicenda. Ma che cosa era successo? Proviamo a ripercorrere la vicenda.

La vicenda

Lo scorso autunno, il Piemonte, insieme al Comitato del gianduiotto IGP, aveva dato il via a un'iniziativa che portasse il cioccolatino in questione a ottenere la denominazione di Indicazione geografica protetta. Una mossa che Lindt non aveva apprezzato, mettendo i bastoni fra le ruote alla regione italiana. Come? Opponendosi e contestando la ricetta originale. Il gruppo svizzero, infatti, aveva voce in capitolo nella faccenda grazie alla produzione di gianduiotti con il marchio Caffarell. La storica azienda piemontese, a cui si riconosce la paternità della ricetta del gianduiotto, che tuttavia nel 1997 era stata acquistata proprio da Lindt & Sprüngli. 

In occasione di alcune consultazioni, dunque, il gruppo elvetico aveva presentato una serie di modifiche totalmente contrarie alle richieste piemontesi. Per prima cosa, Lindt aveva proposto di preparare i gianduiotti aggiungendo del latte in polvere. Ingrediente non previsto nella ricetta originale, pur essendo diventato abbastanza frequente in molte preparazioni. Di più, l'azienda aveva chiesto di abbassare anche la percentuale minima di nocciole utilizzate, passando dall'attuale 30% al 28%. Alla base di questa mossa controcorrente, secondo i media italiani, ci sarebbero state, neanche a dirlo, delle motivazioni puramente economiche. 

Tuttavia, qualche giorno dopo, Lindt aveva fatto un piccolo passo indietro, specificando, in un comunicato, che la sua intenzione non era quella di opporsi alla proposta di riconoscimento IGP, quanto più quella di trovare un «accordo di valore» che portasse a una «soluzione comune» che potesse accontentare tutte le parti coinvolte. Soluzione che, alla fine, è arrivata dopo più di tre mesi. 

L'accordo

L'accordo dei cioccolatieri, alla fine, è però stato trovato. Grazie al dietrofront di Lindt. Il ceo della filiale italiana, Benedict Riccabona, ha dato il via libera al Piemonte. Ma a una condizione. L'azienda svizzera non si opporrà al riconoscimento IGP del gianduiotto, ma non vi aderirà. Ciò significa che Lindt & Sprüngli continuerà a produrre il cioccolatino seguendo la ricetta Caffarell, con latte in polvere e con una quantità inferiore di nocciole piemontesi. Così che ognuno, insomma, possa scegliere il gianduiotto che più preferisce.