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La guerra in Medio Oriente rischia di costare caro a Kamala Harris

I timori espressi nelle ultime settimane da alcuni elementi dell'ambiente democratico sembrano, in queste ore, concretizzarsi
Giacomo Butti
05.11.2024 23:49

I timori espressi nelle ultime settimane da alcuni elementi dell'ambiente democratico sembrano, in queste ore, concretizzarsi: la gestione della guerra in Medio Oriente potrebbe costare caro a Kamala Harris. Interrogato dal Guardian, un campione di elettori arabo-americani di Dearborn, Michigan (Stato dalla forte presenza musulmana) mostra una tendenza preoccupante per il partito dell'asinello. Nessuno ha votato per Kamala Harris. «Sono un democratico, ma non ho dato il mio voto ad Harris», ha dichiarato Gus Tarraf, 51 anni. «Perché la mia gente viene uccisa. Sono libanese».

Nell'ultimo anno, la comunità arabo-americana – storicamente vicina al partito democratico e avversa alla retorica anti-musulmana di Trump – si è progressivamente allontanata dal duo Biden-Harris, accusandolo di non aver saputo gestire il conflitto fra Hamas e Israele e di non aver posto condizioni all'invio di armi americane che, nelle mani dell'esercito israeliano, fra Gaza e Libano stanno causando decine di migliaia di morti. Una narrativa, questa, sapientemente cavalcata dall'entourage di Trump, che in questi mesi ha cercato di porsi come un'alternativa di pace alla candidata repubblicana. Un esempio? Le parole di Barry Atlman, candidato repubblicano per un seggio alla Camera dei Rappresentanti del Michigan, che un paio di settimane fa si era così espresso: «La pace in Medio Oriente non avverrà sotto un'amministrazione Harris: è troppo debole. Trump è l'unica speranza». 

I dati raccolti dal Washington Post nella stessa città sembrano confermare l'impressione del Guardian. Il giornale americano parla di «indignazione e disgusto» per la gestione della guerra che avrebbero spinto gli arabi americani a lunghe file per votare contro Kamala Harris. «Sono per Trump perché dice che manterrà la pace - spero che sia onesto», ha detto al quotidiano statunitense Ali Hashem, 63 anni, ufficiale militare iracheno in pensione, immigrato negli Stati Uniti nel 1997. «Jill Stein (candidata per il Partito Verde statunitense, ndr) è stata l'unica a difendere davvero la Palestina», ha fatto eco un giovane studente.

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