La mano dell'Iran e tanto ingegno: ecco come fa Hamas ad avere tutte quelle armi
Raffiche di fucili d’assalto, esplosivi, ma anche razzi e droni in grado di sganciare bombe. Hamas, nell’attacco di sabato scorso, ha sfoderato tutto il suo arsenale. Certo, non si parla delle armi più tecnologiche in circolazione, come quelle fornite dall’Occidente all’Ucraina, ma il gruppo palestinese islamista sembra comunque avere dalla sua numerosi strumenti di morte. Ma come è possibile farli arrivare a Gaza?
La Striscia è una zona povera, densamente popolata e con poche risorse. La CNN ricorda che dal 2006 il territorio è stato quasi completamente tagliato fuori dal resto del mondo: quando Hamas ha preso il controllo, Israele e l’Egitto hanno risposto imponendo un blocco pressoché totale, con gli abitanti impossibilitati a muoversi liberamente e le attività commerciali limitate. Un blocco inasprito dopo gli attacchi di sabato: ora nella Striscia di Gaza acqua, rifornimenti alimentari, elettricità e carburante sono lontani ricordi. Una «prigione a cielo aperto», con la popolazione palestinese (oltre 2,2 milioni di persone) praticamente segregata, denunciano da anni ONG come Human Rights Watch.
Israele non ha solo limitato fisicamente il territorio, con blocchi terrestri, aerei e navali, ma lo monitora costantemente con i più sofisticati sistemi di sorveglianza. Ecco perché la strage compiuta dai miliziani di Hamas per molti analisti risulta sorprendente, quasi una beffa.
A questo punto una domanda sorge spontanea: come ha fatto Hamas a reperire l’arsenale sfoderato lo scorso week-end? Solamente tra sabato e domenica sono stati sparati circa 5 mila razzi su Israele, una pioggia esplosiva capace di mettere in difficoltà l'elogiato sistema di difesa Iron Dome e di provocare più di 1.200 morti (comprese le persone massacrate a colpi di fucili d’assalto e armi leggere durante il rave al confine con la Striscia e nei kibbutz).
Stando al CIA World Factbook, una pubblicazione annuale dell’agenzia d’intelligence USA, Hamas si procura le armi tramite il contrabbando o la costruzione locale, ricevendo sostegno militare dall’Iran. Proprio l’Iran, nonostante non vi siano ancora prove concrete nel suo coinvolgimento, è visto con sospetto da gran parte degli analisti. Attualmente il regime degli ayatollah si è limitato ad esaltare le azioni di Hamas, respingendo le accuse di aver ordito il piano sanguinario. Secondo gli esperti l’Iran è da tempo il principale sostenitore militare di Hamas, contrabbandando armi nella Striscia di Gaza attraverso tunnel clandestini transfrontalieri o imbarcazioni via mare. «Il sistema di tunnel di Hamas è ancora imponente nonostante Israele e l’Egitto lo smantellino regolarmente», ha spiegato alla CNN Bilal Saab, membro senior e direttore del Programma di difesa e sicurezza presso il Middle East Institute (MEI) di Washington.
Proprio attraverso questi tunnel, secondo gli esperti, Hamas avrebbe ricevuto numerose armi dall’Iran, introdotte clandestinamente nella Striscia di Gaza. Tra queste, anche sistemi a lungo raggio. Inoltre, Teheran avrebbe spedito i componenti dei suoi missili balistici più avanzati via mare, pronti per essere assemblati dal gruppo islamista, ha rilevato il MEI.
Ali Baraka, un alto funzionario di Hamas stanziato in Libano, in un’intervista rilasciata al canale arabo RTArabic di Russia Today, ha spiegato: «Abbiamo fabbriche locali per ogni cosa: per i razzi a gittata di 250 km, 160 km, 80 km e 10 km. Abbiamo fabbriche di mortai e relative bombe. Abbiamo fabbriche di Kalashnikov e di munizioni. Stiamo producendo proiettili con il permesso dei russi a Gaza». E ancora: «I nostri alleati ci sostengono con armi e denaro. Il principale è l’Iran, che ci dà soldi e armamenti». Ma non solo: sarebbe stato il Corpo delle guardie della rivoluzione dell’Iran ad addestrare gli ingegneri di Hamas per la costruzione delle armi più sofisticate. Questo per quasi due decenni.
«Anni di accesso a sistemi più avanzati hanno dato agli ingegneri di Hamas le conoscenze necessarie per migliorare significativamente la sua capacità produttiva interna», ha commentato Charles Lister del MEI.
Detto del know-how, come vengono reperite le materie prime? Gli analisti parlano di «ingegno e intraprendenza» del gruppo islamista. A Gaza, infatti, ci sono principalmente industrie tessili, per la lavorazione alimentare e dei mobili. Poco o niente, insomma, per la produzione di armi. È qui che entrano in gioco i rottami di metallo, utilizzati per fabbricare armi nella rete di tunnel sotto Gaza.
Il metallo in molti casi arriverebbe proprio dai combattimenti. Guerra chiama guerra, insomma: quando le infrastrutture di Gaza vengono distrutte negli attacchi aerei israeliani, ciò che resta – lamiere, rivestimenti in metallo, tubi e cavi elettrici, ma anche ordigni inesplosi e munizioni – finisce poi nei laboratori di armi di Hamas. Come spiegato al CdT dal generale dell'Esercito italiano Paolo Capitini, i razzi usati contro Israele sono molto rudimentali: i cosiddetti Qassam «sono composti, in sostanza, da un tubo, propellente e una testa esplosiva».
In molti casi, dunque, sarebbero proprio le Forze di difesa israeliane a fornire, senza volerlo, quel materiale impossibile da reperire a Gaza. E questo, verosimilmente, sta accadendo proprio ora: i massicci bombardamenti sulla Striscia non solo lasciano sul campo una valanga di vittime, ma anche i componenti per seminare altra morte.