Il caso

«La manutenzione dello yacht di Putin è già costata 4 milioni all'Italia»

Oltre un anno fa era stato «congelato» dal ministero dell'economia italiano: una condizione giuridica particolare che obbliga lo Stato a occuparsene
© Алексей Навальный / Maria Pevchikh e Georgij Alburov
Red. Online
03.12.2023 13:15

Oltre un anno fa (era il 6 maggio 2022), il Ministero dell’economia e delle finanze italiano aveva emesso un decreto. Obiettivo: il congelamento di un bene di lusso legato a nientepopodimeno che Vladimir Putin. E non un bene di lusso qualsiasi: l'imbarcazione di lusso «Scheherazade», battente bandiera delle Isole Cayman e ormeggiata a Marina di Carrara. Oltre 140 metri di lunghezza per un valore – si stima – di 700 milioni di dollari. Congelato, appunto, il mega yacht non ha più rivisto il mare aperto da quel 6 maggio. Tanto da fondersi, a poco a poco, con il panorama della località toscana. Non stupisce, dunque, che la sua improvvisa scomparsa, qualche giorno fa, sia subito balzata all'occhio di chi passeggiava sul lungomare. «Dov'è finito lo yacht di Putin?». Sui social, le foto del molo vuoto hanno fatto discutere. E qualcuno già pensava: «Lo hanno portato via, Putin se l'è ripreso».

Un'indagine di Repubblica, tuttavia, smonta ogni fantasia. Il super yacht è stato trasferito in un cantiere per la manutenzione periodica. Un obbligo, quello della conservazione del bene congelato, che sta costando allo Stato italiano milioni e milioni di euro.

Carico pesante

Tutto sta nel termine, «congelato». La condizione giuridica particolare, evidenzia il quotidiano italiano, obbliga la vicina Penisola a garantire che lo yacht resti in condizioni perfette. La gestione dell'imbarcazione è dunque stata data all'Agenzia del Demanio, che l'ha affidata in custodia all'Italian Sea Group, un'azienda leader del settore nautico di lusso. Ma i costi per la manutenzione di un simile mezzo si sono rivelati – forse non troppo a sorpresa, viste le premesse – esorbitanti. Inizialmente, la fattura era girata al prestanome di Putin, titolare formale dell'imbarcazione, Eduard Khudaynatov. Ma da quando anche Khudaynatov è stato sanzionato (giugno 2022, solo un mese dopo il congelamento), lo Stato italiano ha dovuto farsi carico delle spese per lo yacht dello zar. E che carico. Ben quattro i milioni spesi sin qui dall'Italia, altri sei quelli fatturati a Khudaynatov. E la somma, con la fine della guerra lontana, è destinata a lievitare. 

L'Italia potrà recuperare i soldi spesi per l'ammiraglia di Putin? Fare previsioni è difficile. Ma la Repubblica ipotizza: se un giorno dovesse cadere l’embargo, si potrebbe chiederne il pagamento prima di sbloccare lo Scheherazade.

Di Putin?

Al caso, il New York Times aveva dedicato un'inchiesta, nel marzo 2022. Allora, oltre al nome del titolare (fatto dall'ANSA) erano emersi altri dati sullo yacht. Come il nome Bielor Asset ltd., compagnia offshore con sede alle isole Marshall proprietaria dell'imbarcazione. Alto sei piani, con due ponti per l'atterraggio di elicotteri, piscina, palestre, cinema e aree di intrattenimento, lo «Scheherazade» è uno dei soli 14 mega yacht al mondo a superare i 140 metri di lunghezza. Qualità che hanno immediatamente portato a speculazioni sull'identità del proprietario. «Si tratta di un oligarca russo? Forse lo stesso Putin?». L'Italian Sea Group, allora, aveva diffuso una nota: «In relazione ai commenti apparsi nei media, The Italian Sea Group, in funzione della documentazione di cui possiede e a seguito di quanto emerso dai controlli effettuati dalle autorità competenti, dichiara che lo yacht di 140 metri Sheherazade, attualmente in cantiere per attività di manutenzione, non è riconducibile alla proprietà del Presidente russo Vladimir Putin». Ma le speculazioni non si erano calmate. E l'indagine del NYT dimostra come, ben prima del 6 maggio, l'imbarcazione fosse conosciuta a Marina di Carrara come «lo yacht di Putin».  Al New York Times gli abitanti di Marina di Carrara avevano dichiarato di chiamare abitualmente così quel gigantesco barcone ormeggiato nella baia. E addirittura un ex marinaio (anonimo) ha confessato che lo stesso soprannome veniva utilizzato dai membri dell'euipaggio, «sostituito da personale russo quando la barca ospitava "il capo"». Il comandante inglese Guy Bennett-Pearce, dal canto suo, ha smentito di avere mai visto a bordo Vladimir Putin e si è appellato a un accordo di riservatezza.

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