«La minaccia nucleare di Putin? Una mossa politica»

Quella in Ucraina è una guerra combattuta prevalentemente a terra, in modo convenzionale. Così è stato in tempi recenti anche in Afghanistan, in Siria e in tutti i teatri bellici post Seconda guerra mondiale. L’allerta del sistema difensivo nucleare russo, ordinata dal presidente Vladimir Putin, non è quindi da intendersi come una mossa militare bensì politica. Ne è convinto il giornalista esperto di strategia militare e direttore della rivista Analisi difesa, Gianandrea Gaiani. «L’annuncio di Putin non significa che la Russia è pronta a lanciare una testata nucleare in Ucraina. È una mossa che avrebbe un senso strategico solo se la NATO intervenisse da ovest a sostegno dell’esercito di Kiev».
Secondo Gaiani vi è una ragione più politica dietro questa affermazione: Putin vuole “blindare” i colloqui che si terranno oggi in Bielorussia, e per farlo ci ha messo un “cappello nucleare” con lo scopo di tenere fuori dai giochi l’Europa, la NATO e gli Stati Uniti. «L’annuncio – spiega il nostro interlocutore – è arrivato quasi in contemporanea con la conferma dell’incontro di pace. Russia e Ucraina intendono risolvere la questione internamente e lo stesso Zelensky, pur ringraziando l’Occidente per l’accoglienza dei profughi, ha più volte ribadito che «il Paese è da solo e ha capito che l’unica soluzione è il dialogo con Mosca».
Due figure di spicco
Vi è inoltre un altro aspetto molto importante: «L’annuncio di Putin di cui ha riferito l’agenzia russa Ria Novosti fa seguito a un incontro con il capo di Stato maggiore delle forze armate Valerij Gerasimov e del ministro della difesa Sergej Šojgu, due figure che stando a diverse voci in Occidente sarebbero state ridimensionate se non rimosse a causa delle gravi difficoltà militari incontrate in Ucraina. In questo modo, Putin ha voluto far capire che i due sono ancora al loro posto e prendono decisioni strategiche importanti». E una di queste è proprio quella di mettere un “cappello atomico” sui colloqui di pace. «Un altro messaggio politico di Putin è rivolto proprio all’Ucraina: non, l’ha mai indicata come Paese nemico. Le stesse operazioni militari non sono rivolte contro la popolazione. La Russia non può permettersi di uccidere civili e radere al suolo le città. Non è una guerra di conquista ma piuttosto incentrata a riprendersi il controllo di un territorio che già fu parte dell’Unione sovietica e prima della Russia zarista», prosegue Gaiani.
Conquista totale
«In questi due giorni la Russia ha ottenuto il quasi totale dominio dell’aria. Se avesse voluto una conquista totale avrebbe potuto ottenerla senza troppi problemi. Se la guerra finisce con una vittoria militare i costi sarebbero insostenibili». E proprio per questo motivo, l’intento di Putin e risolvere la questione se non tra fratelli, almeno tra cugini. Mantenendo escludendo il resto del mondo. «Qualcuno potrebbe non gradire, o addirittura potrebbe voler sabotare questi colloqui», avverte Gaiani.
Le tre chiavi
La catena di comando del sistema nucleare russo è modellata sul vecchio modello sovietico: una concatenazione di tre chiavi di lancio (tre codici): una in possesso del presidente, una del Ministro della difesa e una del Capo di stato maggiore. Se uno dei tre si rifiuta, tutto si blocca. Secondo l’International Peace Research Institute, USA e Russia detengono il 90% delle forze nucleari globali. Secondo gli ultimi dati del 2021, gli Stati Uniti hanno 5.550 testate nucleari di cui 1.800 già schierate. La Russia, invece, ha un arsenale atomico di 6.255 armi, di cui 1.625 nelle unità operative. La Russia aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare, con il quale i Paesi hanno iniziato a coordinare il loro impegno per ridurre i loro arsenali nucleari. Nel 2010, USA e Russia hanno firmato un ulteriore accordo che fissa a 1.550 il limite di armi atomiche che possono essere possedute.