«La morte di Prigozhin equivale alla fine della Wagner»
Signora Zafesova, qual è la sua lettura a caldo della notizia? Il
primo pensiero che le suscita l’eventualità del reale abbattimento dell’aereo
di Yevgeny Prigozhin?
«Il
fatto più evidente è la coincidenza con l’annuncio della sostituzione del
generale Serghei Surovikin al comando dell’Aeronautica russa. Un annuncio
arrivato dopo due mesi dalla sua possibile rimozione e dal presunto arresto.
Era sparito. Surovikin era considerato il generale “prigozhiniano”
dell’esercito russo. Ecco, allora questa coincidenza non può essere casuale e
fa pensare che qualcuno, al Cremlino, abbia deciso a due mesi dal tentato golpe
di chiudere il dossier “Wagner”».
Cancellerebbe
anche i dubbi sulla natura di quanto accaduto lo scorso 24 giugno.
«Sì,
a sua volta tale coincidenza dimostrerebbe che quello fu un tentativo effettivo
di colpo di Stato, e non - come ipotizzato da alcune fonti - una messinscena
con la complicità di Vladimir Putin. No, quello fu un autentico scontro per il
potere, che a questo punto è stato risolto in questo modo. Ma la sostituzione
di Surovikin e il successivo annunciato abbattimento dell’aereo di Prigozhin -
che semplicemente stava volando tra Mosca e San Pietroburgo - sono correlati».
La
morte di Prigozhin è da leggere come la fine della Wagner?
«Significa
proprio questo. Anche perché pare che, sullo stesso aereo di Prigozhin - altra
notevole imprudenza -, ci fosse anche Dmitry Utkin, ovvero “IL” Wagner, il
comandante che avrebbe contribuito alla fondazione della compagnia, dandole il
suo indicativo di chiamata (il nome in codice, ndr). E allora la Wagner è stata
decapitata, ormai a livello militare, ma anche organizzativo e finanziario.
Qualcuno ha preso la decisione di interrompere l’esistenza di questa compagnia,
e ciò dopo vari tentativi di addomesticarla, di comprarla. Ora è stata
decapitata. La Wagner non ci sarà più, perlomeno non nella forma che
conosciamo. E questa è un’ottima notizia per l’Ucraina. I mercenari della
Wagner rimasti senza i loro capi confluiranno ora in altre compagnie di mercenari,
tra cui anche quelle degli amici di Putin, a cominciare da quella Redut che
pare stia reclutando molto attivamente gli ex-wagneriani. Altri si daranno alla
libera professione».
Se
in superficie sono emerse fragorose le ultime tensioni, dove vanno cercate le
prime?
«In
una sola cosa: l’invasione dell’Ucraina, che sta portando la Russia al
disastro. Tutto l’entourage di Putin se ne rende conto: qualcuno chiuderebbe il
conflitto il prima possibile, altri lo spingerebbero verso l’escalation, ma
tutti si stanno convincendo del fatto che Putin è un problema, e non la
soluzione. Un aspetto che Prigozhin stesso aveva portato in superficie in
maniera plateale, persino brutale, come è nel suo personaggio».
Ci
sarà un altro Prigozhin, in questo senso?
«Le sue peculiarità erano uniche, era un personaggio pubblico ancor
prima che inventasse la Wagner. Aveva già conquistato lo spazio mediatico.
Credo che il “prossimo” Prigozhin si muoverà in modo più prudente, meno
pubblico e che non si fermerà a 200 chilometri da Mosca».