Guerra

La mossa di Trump azzoppa Kiev: senza l'intelligence USA, gli ucraini soffrono nel Kursk

Mentre la situazione nel Donbass resta complessa, ma stabile, nel territorio russo le truppe di Putin respingono gli ucraini: il controllo della regione è fondamentale per le trattative, Kiev ora spera nel ripristino del supporto americano
©Roman Chop
Michele Montanari
11.03.2025 12:00

A poche ore dai colloqui fra Ucraina e Stati Uniti in Arabia Saudita, la scorsa notte Kiev ha sferrato il più grande attacco di droni contro il territorio russo da quando è iniziata la guerra. Una escalation, quella ucraina, volta a mostrare al mondo quanto sia importante arrivare a una tregua, dopo che negli scorsi giorni pure Mosca ha messo a segno bombardamenti talmente pesanti da spingere il presidente USA Donald Trump a valutare ulteriori sanzioni contro il Paese di Vladimir Putin.

Mentre dal punto di vista politico e diplomatico si assiste a scontri e frizioni, soprattutto tra il leader ucraino Volodymyr Zelensky e i vertici della Casa Bianca, sul campo di battaglia la situazione resta complicata, con Mosca che potrebbe approfittare dell'interruzione del servizio di intelligence fornito da Washington a Kiev deciso dal tycoon, insieme allo stop ai rifornimenti militari.

Nel Donbass, ad oggi, i combattenti sono impantanati in una guerra di logoramento, in cui si lotta per ogni centimetro di terreno. Secondo soldati ucraini e analisti militari, negli ultimi mesi le forze di Zelensky sono riuscite a contenere l'offensiva russa nella regione di Donetsk e hanno iniziato a riconquistare piccoli appezzamenti di terra nella parte orientale del Paese, nonostante le decine di attacchi al giorno messe a segno dagli uomini di Putin.

Dopo oltre 15 mesi di offensiva, evidenzia il New York Times, i russi hanno subito ingenti perdite, sia di uomini che di equipaggiamento, con Mosca che si sforza a colmare le lacune, mentre gli ucraini sfruttano i ritardi nelle consegne di materiale e l'arrivo di nuovo personale per contrattaccare.

Secondo Michael Kofman, ricercatore senior presso il Carnegie Endowment for International Peace di Washington, «l'offensiva russa a Donetsk si è arenata negli ultimi mesi a causa del maltempo, dell'esaurimento delle forze russe e dell'efficace adattamento ucraino al modo di attaccare» degli invasori.

La situazione per Kiev è migliorata nei primi scorci del 2025, ma i soldati si aspettano una riorganizzazione russa, seguita dall'intensificarsi dell'offensiva: Mosca, infatti, cercherà di trarre tutto il vantaggio possibile dalla sospensione dell'assistenza militare e della condivisione di informazioni di intelligence da parte degli americani, che mettono seriamente a rischio la capacità ucraina di mantenere un certo ritmo di battaglia. In questo senso, la pausa delle informazioni fornite dai servizi segreti USA sarà probabilmente uno dei temi caldi che verranno discussi tra i funzionari ucraini e americani nel loro primo incontro dopo la lite tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca, lo scorso 28 febbraio. Se l'intelligence è una questione urgente, Kiev ha più tempo a disposizione per fare i conti con lo stop agli armamenti USA: secondo gli analisti, Kiev potrebbe reggere fino all'estate prima di finire a corto di missili anti-aerei. Sicuramente oggi la perdita di intelligence si fa sentire e sta già danneggiando la capacità di Kiev di colpire i centri di comando russi, gli hub logistici e le concentrazioni di truppe dietro le linee del fronte.

Se nel Donetsk la situazione sembra ancora stazionaria, l'Ucraina sta soffrendo particolarmente nella regione russa di Kursk, dove i soldati di Putin, insieme ai nordcoreani, stanno respingendo le truppe di Zelensky, le quali, ad agosto del 2024, avevano invaso a sorpresa il territorio nemico. Per l’Ucraina, il controllo del Kursk è cruciale, in quanto l’occupazione della regione russa potrebbe avere un certo perso sul tavolo delle trattative per porre fine alla guerra.

Un alto funzionario militare statunitense, che ha parlato in condizione di anonimato al NYT, ha affermato che la sospensione della condivisione di intelligence ha danneggiato la capacità dell'Ucraina di individuare e attaccare le forze russe a Kursk e ha ostacolato la sua capacità di colpire obiettivi di alto valore. L'8 e il 9 marzo, le truppe russe hanno riconquistato otto insediamenti: Loknya, Malaya Loknya, Cherkasskoye Porechnoye, Kositsa, Lebedevka, Viktorovka, Nikolayevka e Staraya Sorochina (quando l'intelligence era ancora operativa, le forze russe avevano ripreso il controllo di solamente 5 città nell'intero mese di febbraio). Secondo i calcoli dell'agenzia di stampa TASS, basati sulle dichiarazioni del Ministero della Difesa, le forze russe hanno liberato 32 città nella regione di Kursk fino al 9 marzo. Lunedì 10 marzo, il gruppo militare «Sever» ha fatto sapere che la bandiera russa era stata issata su altre 4 città.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, lunedì scorso, ha affermato di non avere «dubbi» sul fatto che Mosca ristabilirà il pieno controllo sul territorio russo occupato: «Per quanto riguarda la regione di Kursk, ovviamente, non ci sono scadenze. I nostri militari stanno facendo tutto il possibile per ripulire il nostro territorio dagli invasori il ​​più rapidamente possibile», ha riferito Peskov.

Gli scontri più duri sono però ancora concentrati nel Donbass. Sebbene la Russia, lo scorso anno, abbia fatto notevoli progressi nella parte meridionale della regione, è comunque ancora lontana dal conquistare le restanti città che costituiscono la colonna portante delle difese ucraine.

A dicembre le forze russe sono avanzate fino a circa 5 chilometri da Pokrovsk, una città strategica al centro di molte linee ferroviarie e arterie stradali nel Donetsk, ma la resistenza di Kiev è riuscita a impedire un assalto frontale, spingendo i russi ad attaccare da sud. La difesa ucraina ha permesso agli uomini di Zelensky di controllare circa metà città, nonché le postazioni più vantaggiose. Anche se la conquista dell'intero villaggio, in questa fase, sembra un'utopia, a causa della carenza di soldati ucraini e di risorse militari.

Un altro punto strategico è rappresentato dalla città di Toretsk, sempre nella regione di Donetsk, la quale è teatro di furiosi combattimenti urbani da otto mesi. L'obiettivo degli assalti russi a Toretsk è quello di penetrare il più profondamente possibile usando moto, veicoli civili, blindati o a piedi cercando poi di mantenere la posizione, in attesa dell'arrivo dei rinforzi.

Gli ucraini, infine, stanno ancora difendendo la città fortezza di Chasiv Yar, un insediamento collinare di vitale importanza strategica. Dopo la caduta della città orientale di Bakhmut, nel maggio del 2023, i russi hanno impiegato quasi un anno per avanzare di circa 13 chilometri verso Chasiv Yar. Come Toretsk a sud, Chasiv Yar funge da cuscinetto per proteggere da un assalto diretto a Kostiantynivka e ad altre città ancora sotto il controllo di Kiev nella regione di Donetsk. A Chasiv Yar si combatte senza sosta dall'aprile del 2024 e i russi hanno sferrato ripetuti attacchi con le potenti bombe plananti sganciate dagli aerei, radendo al suolo molte fortificazioni ucraine.

Nelle scorse ore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto intendere che il servizio di intelligence per l'Ucraina potrebbe essere ripristinato, affermando che una decisione in tal senso potrebbe arrivare in seguito ai colloqui con i funzionari ucraini in Arabia Saudita. Per Kiev è l'ennesima lotta contro il tempo, perché la guerra non dorme mai. 

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