L’analisi

La NASA come l’agente Scully, sugli UFO parli la scienza

A trent’anni dalla messa in onda di «X-Files» è curioso che, oggi, si parli di alieni e «fenomeni anomali non identificati» – Ma è necessario nella misura in cui il campo, per troppo tempo, è stato dominato da ciarlatani, complottismi e pseudoscienza
Marcello Pelizzari
15.09.2023 09:34

In un’ipotetica puntata di X-Files, ora, probabilmente l’agente Scully starebbe sorridendo. Con una certa compiacenza, anche. Trent’anni fa, d’altronde, era stata assegnata all’unità dei casi inspiegabili e apparentemente di natura sovrannaturale per frenare il collega, Mulder, ma soprattutto per dare un peso scientifico alle indagini.

E proprio la scienza, ora, si propone di sondare l’eventuale presenza di tecnologie extraterrestri sulla Terra. Anzi, per certi versi intende spazzare via i ciarlatani che per anni hanno dominato la scena. Ripescando, fra l’altro, anche certa fiction – X-Files compreso – in una sorta di cortocircuitò fra realtà e televisione. 

Tocca a chi ne sa, insomma. Finalmente, verrebbe da dire. La NASA, a margine della presentazione del rapporto sui fenomeni anomali non identificati, i cosiddetti UAP, quelli che fino a ieri l’altro chiamavamo UFO volendo semplificare, ha deciso che nominerà un direttore ad hoc. E questo perché, per certi versi, l’Agenzia spaziale statunitense e di riflesso la comunità scientifica erano stufe di lasciare campo (quasi) libero a teorie strampalate, personaggi folkloristici, complottismi vari e pagliacciate come quella andata in scena al Congresso messicano, con la presentazione di mummie aliene che tanto aliene, tuttavia, non sembrano secondo gli esperti. Basta con la pseudoscienza, ha fatto capire la NASA, fermo restando che c’è anche chi è mosso da buone intenzioni e sete di sapere.

Dal rapporto, diciamolo subito, non è emersa una verità schiacciante. Non ci sono prove che gli alieni siano tra noi o, meglio, che siano dietro ai tanti avvistamenti su cui ha ragionato una commissione di sedici esperti. Ma non si può nemmeno escludere questa eventualità. Non ancora, perlomeno. Di qui la necessità, fronte NASA, di introdurre rigore, metodo, dati. Di avere, appunto, un approccio scientifico. In netta, nettissima contrapposizione ai caciaroni alla Jaime Maussan, il giornalista e sedicente ricercatore che ha trascinato fino al Congresso messicano la storia delle mummie.

Parte del mistero, ha spiegato la NASA, è legata al modo in cui i dati sono stati raccolti sin qui. Basti pensare che fino a poco tempo fa non era mai stato allestito un sistema unico per catalogare le testimonianze dei civili. Un vuoto documentale, questo, che evidentemente ha prestato il fianco alle peggio teorie. Diventate virali grazie alla rete.

L’operazione della NASA si accoda a quella del Pentagono che attraverso l’AARO, e cioè l’All-domain Anomaly Resolution Office, coordina gli sforzi di tutte le agenzie federali per rilevare e identificare i citati fenomeni anomali non identificati, o UAP. L’iniziativa, in particolare, ha lo scopo di «rilevare, identificare e fare attribuzione di oggetti di interesse in, sopra o vicino a installazioni militari, aree operative, aree di addestramento, spazi aerei destinati a usi speciali e altre aree di interesse e, nella misura necessaria, mitigare eventuali minacce associate riguardanti la sicurezza delle operazioni e la sicurezza nazionale». Tradotto: l’obiettivo principale, chiaramente, è quello di proteggere le installazioni militari americane e il Paese da incursioni indesiderate e non cercare altre forme di vita. Al riguardo, il suo direttore Sean Kirkpatrick durante un’udienza pubblica lo scorso aprile aveva dichiarato che l’AARO, finora, «non ha trovato prove credibili di attività extraterrestri, tecnologie non terrestri o oggetti che sfidano le leggi fisiche conosciute».

L'universo è un posto molto vasto, volendo parafrasare Jodie Foster in Contact. E se ci fossimo solo noi, in effetti, sarebbe uno spreco di spazio. Il punto, per contro, non è questo. Non è mai stato questo. Il punto è approcciare un tema finora riservato a stregoni o guru della domenica con serietà. Fornendo spiegazioni basate sui fatti. È quanto intende fare la NASA, dicevamo. A cui non basta un mezzo slogan, come il famoso «voglio crederci» di Mulder, per risolvere una questione così complessa, che sfocia anche nel filosofico. Se la verità è là fuori, come suggeriva X-Files, solo e soltanto la scienza può scovarla. E condividerla, con trasparenza.