«La nave da crociera, da mezzo di trasporto, è diventata un'attrazione»

La Icon of the Seas è, ufficialmente, salpata. Dopo mesi di attesa, la nave più grande del mondo ha lasciato negli scorsi giorni il porto di Miami, in Florida, per dirigersi verso i Caraibi, con a bordo migliaia e migliaia di passeggeri. Passeggeri che, neanche a dirlo, potranno godere di ogni comfort oltre che sperimentare diverse attività. Dai numerosi ristoranti (quaranta in totale), a un parco acquatico, passando persino per una pista di pattinaggio. Le opzioni per divertirsi, su questa nave, non mancano. Ma, come insegna un vecchio proverbio, non è oro tutto quel che luccica. In questo caso, soprattutto, dal punto di vista ambientale. Le navi da crociera, è risaputo, inquinano. E anche parecchio. Ragione per cui, quella a bordo della Icon of the Seas è, senza ombra di dubbio, una delle vacanze meno sostenibili per eccellenza. Ciononostante, si tratta di un'esperienza che, ancora oggi, attira tantissime persone. I cosiddetti «croceristi». Ma di che tipo di viaggiatori si tratta? Ne parliamo con Claudio Visentin, docente dell'USI nel master in International Tourism.
Da mezzo di trasporto ad attrazione
Di navi da crociera incredibili ne esistono diverse. Basti pensare che i record di «nave da crociera più grande del mondo» vengono ripetutamente sorpassati, quasi ogni anno, per presentare una nuova versione, ancora più maestosa rispetto a quella precedente. Ciò che è curioso è che si tratta quasi sempre di imbarcazioni prodotte dalla stessa compagnia: la Royal Caribbean. Che, come ci spiega l'esperto, punta tutto sulle «super navi da crociera», le cui dimensioni sono spesso «spaventose». Come dimostra la stessa Icon of the Seas, con i suoi 365 metri di lunghezza.


«Oggi, quella della crociera è forse la nicchia più esplosiva. Anche se nel mondo ci sono circa 300-400 navi da crociera, si tratta di una vacanza che sta crescendo molto rapidamente», ci spiega il professore, evidenziandone i cambiamenti più importanti. Un tempo, infatti, pensando a questa tipologia di vacanza, si immaginava quasi esclusivamente un viaggio itinerante. Ogni giorno, in visita in un Paese diverso, dove si esplorano città e villaggi. Un'esperienza di viaggio, questa, che non è scomparsa, ma che col tempo si è evoluta, dando origine a un nuovo modo di «fare una crociera».
Pensiamo, infatti, a città come Venezia o Barcellona, sommerse dai turisti. L'idea di veder sbarcare 5.000 passeggeri da una nave, in un solo pomeriggio, oggi non è più sostenibile. Partendo da questa problematica, però, è nato un nuovo modo di vivere la crociera. «Si tratta di un'esperienza diversa, dove si sta sempre a bordo, o al massimo si scende in luoghi che possiede la stessa compagnia, come nel caso della Royal Caribbean, che ad Haiti è proprietaria di alcune spiagge. Ciò che cambia è che la nave non viene più vista come un semplice mezzo di trasporto, ma piuttosto diventa l'attrazione vera e propria della vacanza», precisa Claudio Visentin. Tradotto: chi sceglie di salire a bordo della Icon of the Seas fa di quella stessa nave il centro della sua esperienza. Un'esperienza che, a sua volta, si modifica anche grazie a ciò che di nuovo viene offerto su una nave di queste dimensioni.


Tre livelli di esperienza
Più aumentano le dimensioni di queste navi, più si moltiplicano le possibilità di divertimento. E con queste, si modifica anche l'idea di crociera. «Il segreto della Icon of the Seas è che si tratta di un vero e proprio villaggio vacanze. Basti pensare alle cabine della nave, tutte con balcone. Un'opzione che, un tempo, era considerata un lusso», chiosa Claudio Visentin. Non solo. «A bordo, poi, viene allestito una sorta di parco avventure, completo di piscine, scivoli, cinema, teatri, ristoranti, e persino una pista di pattinaggio. Diventa una specie di parco a tema, come Disney World». Ma non finisce qui. «C'è un terzo elemento caratteristico: queste navi diventano anche centri commerciali. Una volta a bordo, è infatti possibile percorrere una sorta di via piena di negozi di diversi marchi».
Dal villaggio vacanze, al parco divertimenti, fino al centro commerciale. Secondo il nostro interlocutore, sarebbe proprio questa combinazione a rendere una vacanza sulla Icon of the Seas così interessante agli occhi dei croceristi. «La vacanza in un villaggio, l'uscita nel parco a tema con i bambini o la passeggiata domenicale al centro commerciale: sono tutti esempi di attività che alla popolazione piacciono parecchio, ma che si possono svolgere rimanendo a bordo. Solcando i mari, e sentendosi un po' marinai, ma senza neppure percepire le onde, tanto sono grandi queste piattaforme». Un tipo di esperienza che, come spiega il professor Visentin, infonde tranquillità e sicurezza, pur regalando un pizzico di avventura.


Come a casa, ma sulla nave
Ma arrivando al dunque: chi sono le persone che, tipicamente, sceglierebbero di intraprendere un viaggio a bordo di una lussuosissima nave della Royal Caribbean? «Generalmente, quando si parla di crocieristi si parla di individui di una certa età. Anche se i prezzi delle crociere si stanno abbassando, i costi di queste vacanze sono sempre stati piuttosto alti, e dunque accessibili a persone che hanno un buon reddito». Il discorso, però, cambia leggermente quando pensiamo alla Icon of the Seas in particolare. «Se ci riferiamo al mercato americano, in questo caso troviamo anche famiglie composte da persone più giovani, ma che si inseriscono all'interno della cosiddetta società dei consumi». In altre parole, si tratta di persone che trovano una sorta di «rassicurazione» nello svolgere le attività tipiche della propria vita su una nave da crociera. «Fatta eccezione per il lavoro, queste persone possono andare a fare acquisti, andare al ristorante oppure al cinema, rimanendo in un orizzonte molto familiare, pur trovandosi a bordo di una nave».

Tra inquinamento ed etica
Tuttavia, come anticipato, per quanto possa sembrare interessante, una vacanza sulla Icon of the Seas solleva diverse perplessità dal punto di vista ambientale. Tanto per cominciare, le navi da crociera, tradizionalmente, bruciano un olio combustibile considerato il peggior carburante per eccellenza. Inquinando, va da sé, in maniera importante. «Ci si accorge del livello di inquinamento altissimo già solo passando per il porto di una città: quando è presente una nave da crociera, l'aria diventa subito cattiva». Proprio per questo motivo, a causa delle continue pressioni, navi come il nuovo gioiellino della Royal Caribbean hanno deciso di spostarsi verso l'uso di gas naturale liquefatto, considerato più ecologico. Almeno in teoria, dal momento che pur generando meno emissioni di CO2, produce quantità importanti di metano.
«Da un lato – rivela l'esperto – il punto di partenza, in merito all'inquinamento delle navi da crociera, era così terribile che la situazione, da ora, potrà solo migliorare. Tuttavia, non si può perdere di vista la dimensione etica della faccenda». Al giorno d'oggi, tutti noi, nella nostra quotidianità, inquiniamo. Più o meno consapevolmente. Scegliere di salire a bordo di una nave da crociera, sapendo le conseguenze che questo tipo di viaggio ha sull'ambiente, porta però a ulteriori riflessioni. «Ciò che infastidisce dal punto di vista ambientale, e che sta portando alla nascita di diverse campagne, è legato al fatto che si inquina per "non andare da nessuna parte". In sostanza, a bordo di queste imbarcazioni si trovano livelli di comfort incredibili, superiori a quelli che si trovano a casa, ma in una maniera per nulla sostenibile».
I numeri, però, parlano chiaro. E dimostrano che molti viaggiatori preferiscono ancora mettere al primo posto il comfort, piuttosto che il rispetto per l'ambiente. «Quella della crociera è un'esperienza molto rassicurante. È una vacanza da sogno, dove si è tutelati, e per questo adatta a viaggiatori poco esperti, forse un po' insicuri e spaventati. Si tratta di un'esperienza che piace molto anche a chi lavora tutto l'anno e vuole concedersi una vacanza relax, in totale sicurezza». Perché nonostante l'inquinamento, è proprio questo ciò che offrono le navi come la Icon of the Seas.