La «nonna» ucraina simbolo involontario di Mosca
Una donna ucraina. Anziana. Con una bandiera dell’Unione Sovietica, pronta ad accogliere l’invasore. Desiderosa di abbracciarlo, anche. Almeno questa è l'impressione. Peccato, però, che quelli arrivati al suo villaggio non fossero soldati russi. Un errore, dettato forse dall’età e da una vista deterioratasi con il passare degli anni.
La scena, va da sé, è stata ripresa. E il video, in un amen, è diventato virale. Soprattutto, è finito nelle mani della propaganda russa. Il risultato? La pensionata, ora, suo malgrado è diventata un simbolo dell’intervento di Mosca in Ucraina. Il suo volto ha raggiunto un tale livello di popolarità da figurare in murales, cartelloni pubblicitari e striscioni militari in vari angoli della Federazione. Un assist pazzesco, a pensarci bene, in vista dell’iper-mediatizzato 9 maggio, il Giorno della Vittoria, quando la nostalgia nei confronti dell’URSS e, in generale, il sentimento patriottico toccano vette incredibili in determinate fasce della popolazione.
«Ho pregato per voi»
L’anziana, a inizio aprile, ha salutato dei soldati ucraini con la bandiera dell’Unione, simile a quella che dominava sul Reichstag dopo la vittoria sovietica ai danni della Germania nazista. Convinta, appunto, che di fronte a sé ci fossero i russi. Con i militari, citiamo il Moscow Times e altri media dell’Est, è stata piuttosto diretta: lei e suo marito avevano «aspettato, pregato per loro, per Putin e per tutto il popolo». Nostalgia dell'URSS al grido «si stava meglio quando si stava peggio»? Empatia nei confronti del vicino? Semplice ignoranza, nel senso di inconsapevolezza? Chi può dirlo.
I soldati di Kiev, lì per lì, non si sono scomposti. Hanno requisito la bandiera e offerto alla donna del cibo. Cibo che l’anziana, tuttavia, ha rifiutato non appena ha notato che il vessillo rosso, con tanto di falce e martello, era stato calpestato e gettato nel fango.
Quindi, la donna è partita con una filippica sulla Seconda guerra mondiale, durante la quale i suoi genitori avevano combattuto per l’URSS, arrivando infine a promuovere una narrazione vicina, vicinissima al Cremlino: il conflitto, ai suoi occhi stanchi, era figlio degli errori di Volodymyr Zelensky, incapace di trovare un’intesa o quantomeno un punto di contatto con Vladimir Putin.
La bandiera
Fino a qui la cronaca, più o meno fedele, di quanto è successo. Poi, beh, è entrata in gioco la citata narrazione. E si è messa in moto, parimenti, la macchina della propaganda. Da una parte il contributo dato dall’Unione Sovietica alla capitolazione della Germania nazista, dall’altra la disinformazione del Cremlino secondo cui la popolazione ucraina di lingua russa è perseguitata. I russi favorevoli alla guerra o, se preferite, obnubilati dalla propaganda l’hanno ribattezzata «Babushka Z», nonnina Z.
I media affiliati al Cremlino, non a caso, hanno immediatamente ripreso la storia della donna. Elogiandone il coraggio e i sentimenti. Il fatto che avesse confuso schieramenti, credendo quei soldati dei russi? Non è mai stato menzionato. Al contrario, il gesto eroico della «nonnina» sarebbe la dimostrazione, assoluta, che l’invasione è sostenuta dalla popolazione locale e che l’esercito di Mosca è visto come una forza liberatrice.
Perfino l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polyanskiy, ha parlato con enfasi dell’anziana signora. Definendola il simbolo di, citiamo, «un’altra Ucraina». Capace di dialogare con la Russia. Di avere, insomma, un atteggiamento accomodante e amichevole.
Dagli adesivi ai murales
L’immagine della «Babushka Z», con la bandiera in mano, è stata usata praticamente ovunque in Russia. Anche negli angoli più remoti del Paese, lontano dal confine ucraino. È finita sui muri delle case, sono stati fatti – come detto – cartelloni pubblicitari. Di più, leggiamo che il sito OZON ha perfino messo in vendita adesivi a tema per una manciata di rubli. In Ucraina, a Mariupol, è pure comparsa una statua a lei dedicata. E ancora: Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, aveva pensato di dipingere la «nonnina» su un razzo in partenza. Limitandosi, tuttavia, a decorarlo solo con la famigerata Z.
E attenzione, perché la polizia russa ha già arrestato – ad esempio a Mosca – chi se l’è presa con questo simbolo così strambo. Con quale accusa? Semplice, «aver screditato l’esercito russo». Pazzesco, già.
Ma chi è Anya?
Anya Ivanova, questo il nome della signora secondo alcuni media, che hanno trovato pure nuovi video della donna, vive(va) con suo marito in una zona controllata dall’esercito ucraino vicino a Dvorichna, a pochi chilometri dalla linea di contatto a nord-est. Entrambi si erano rifiutati di fuggire perché, a quanto pare, non volevano abbandonare i loro animali domestici. Dopo un attacco missilistico, tuttavia, si sono spostati a Kharkiv.
«Avrei evitato questa celebrità» ha affermato Anya in un altro filmato, pesantemente modificato. «Non la volevo. Come non volevo la guerra, staremmo meglio senza la guerra».
Il senso di quella bandiera, dunque, sarebbe stato frainteso. Ma intanto, lei, è stata bollata come traditrice. O, a seconda dei punti di vista, come eroina. Un pasticciaccio.