La priorità di Pyongyang durante il tifone? Salvare i ritratti di Kim Jong-un

Dopo aver piegato Seul, il tifone Khanun è avanzato verso la Corea del Nord. Seppur declassato a depressione tropicale, piogge consistenti avrebbero dovuto colpire la parte settentrionale della penisola coreana venerdì mattina. A Pyongyang è dunque scattato l'allarme. Insieme alle preoccupazioni per i terreni agricoli del Paese, già sferzato dalla malnutrizione. Ma non solo. Fra timori e paure, durante il passaggio del tifone il Paese ha espresso un solo desiderio. O forse sarebbe più corretto parlare di «ordine». Ai cittadini nordcoreani è infatti stato chiesto di proteggere – ad ogni costo – i ritratti di Kim Jong-un dalla tempesta. Il tutto ricordando loro che la salvaguardia dei beni di propaganda «dovrebbe essere un obiettivo primario». A qualunque condizione e in qualsiasi situazione, a quanto pare.
Venerdì mattina, quindi, al loro risveglio, i nordcoreani hanno ricevuto l'ordine di proteggere tutti i ritratti raffiguranti il leader del Paese. Insieme ai murales della dinastia Kim, alle statue di propaganda e persino ai monumenti. Gli stessi quotidiani hanno rimarcato l'invito sottolineando l'importanza e l'assoluta necessità. Si tratta di un'azione «prioritaria», come dicevamo, per il governo nordcoreano. «In particolare ci si dovrebbe concentrare sulla riconferma dello stato di sicurezza di oggetti significativi, tra cui ritratti, statue, murales a mosaico che rappresentano il grande leader e il generale», si leggeva sulle pagine del Rodong Sinmun, il principale quotidiano della Corea del Nord.
Un'azione, questa, che ben si giustifica nella quotidianità nordcoreana. Basti pensare che il Paese chiede ai propri cittadini che ritratti e stampe degli ex leader come Kim Il Sung e Kim Jong Il siano appesi nelle case, oltre che negli edifici pubblici. Importante, a detta del governo, è anche mostrare riverenza alle statue. A tal punto che coloro che si sacrificano per proteggere i ritratti in questione in situazione di pericolo, come potrebbe essere stata quella del tifone, spesso vengono elogiati dalla propaganda di Stato.
Verso una lenta riapertura?
E mentre il tifone arriva a Pyongyang, dalla Corea del Nord giungono anche alcune indiscrezioni su una possibile riapertura del Paese, blindato dallo scoppio della pandemia nel 2020. Stando a quanto scrive il Washington Post, Koryo Tours, azienda che offriva visite guidate nel Paese prima dell'arrivo del COVID, ha dichiarato che il Pyongyang potrebbe essere pronto a far rientrare le persone nel suo territorio. Lentamente e mantenendo la consueta rigidità che contraddistingue il Paese autoritario. A rivelarlo all'agenzia, a sua volta, alcune fonti ritenute «affidabili».
Per ora, però, i viaggi in Corea del Nord rimarranno un sogno lontano. Inizialmente il Paese aprirà le porte solo ed esclusivamente ai cittadini nordcoreani, tra cui lavoratori, studenti e diplomatici che sono rimasti lontano da casa per più di tre anni, dall'inizio della pandemia. A seguire, i diplomatici stranieri e le organizzazioni umanitarie riceveranno gradualmente l'autorizzazione per farvi acceso. Gli ultimi in ordine di tempo a cui prima o poi, verosimilmente, verrà concesso di varcare i confini, saranno infine i turisti.