La proposta contro il turismo di massa a Roma: «La fontana di Trevi solo su prenotazione»
Le grandi città europee e le rinomate mete balneari stanno facendo i conti con il turismo di massa. Un fenomeno che ha colpito anche diverse località svizzere. Dalla Spagna alla Grecia, non mancano proteste e proposte per combattere i problemi legati all’overtourism. Qualche esempio? A Barcellona gli abitanti hanno preso di mira i visitatori con pistole ad acqua al grido di «andate via», mentre le isole elleniche stanno pensando di limitare gli attracchi delle navi da crociera o bloccare la costruzione di nuovi hotel.
Pure a Roma si considerano misure per arginare il sovraffollamento e, ultimo in ordine di tempo, Alessandro Onorato, assessore al Turismo, ai Grandi eventi e allo Sport, ha proposto alcune soluzioni per tutelare i monumenti e i luoghi di maggior interesse della Città Eterna. Tra le ipotesi sul tavolo, riporta il Corriere della Sera, introdurre visite a numero chiuso per la Fontana di Trevi, un po' sulla scia del ticket d'ingresso di Venezia: «Sarei per studiare un nuovo accesso, contingentato e a tempo, con un sistema di prenotazione: gratuita per i romani e a pagamento, con un euro simbolico, per i turisti». L’obiettivo sarebbe quello di diluire il flusso di visitatori, ma anche evitare scene di degrado come il consumo di alimenti e bevande bivaccando sul famosissimo monumento, «che merita rispetto».
Un altro punto critico per la capitale italiana, è quello legato alle strutture extralberghiere, in pochi anni spuntate come i funghi: nel 2018 erano circa 17 mila, oggi oltre 30 mila. E, scrive ancora il Corsera, l’introduzione del CIN (Codice identificativo nazionale) per gli affitti brevi, entrato in vigore lo scorso primo settembre, non sembra poter migliorare la situazione. L’assessore Onorato non ha nascosto il suo scetticismo, parlando di un «provvedimento non risolutivo». Secondo il politico del PD, pure le strutture senza i criteri di agibilità potrebbero ottenere il CIN, a scapito dei turisti che «rischiano di soggiornare in cantine o box riadattati con un danno enorme all’immagine della nostra città».
Di fatto, l'amministrazione locale della capitale, vorrebbe che il Governo italiano concedesse margini di autonomia più ampi per preservare i luoghi che, per effetto del turismo di massa, rischiano la desertificazione, come il centro di Roma, dove i residenti sono praticamente spariti. Onorato ha sottolineato che pur potendo limitare il numero di ristoranti nel centro storico, «non possiamo impedire le aperture di strutture extralberghiere. Vorremmo porre un freno, magari per due o tre anni, nel sito UNESCO per salvaguardare il patrimonio storico-artistico, la qualità del commercio e il diritto alla residenzialità, ma abbiamo le mani legate».