Turchia

La rimozione del veto per l’ingresso della Svezia avrà un costo

Le mosse del presidente Recep Tayyip Erdogan, come sempre, fanno discutere – Analisi del suo ruolo, delle sue dichiarazioni e dei suoi reali obiettivi politici
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Marta Ottaviani
11.07.2023 18:00

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è arrivato a Vilnius conscio del fatto che deve attuare un rimodellamento, anche abbastanza consistente, della sua politica internazionale. Ma questo non gli ha impedito di alzare il prezzo il più possibile e, nel solco della secolare tradizione di mercanti, portare a casa il risultato migliore per il suo Paese. O almeno di provarci. Il presidente ha puntato sull’effetto sorpresa, rispolverando un tema, quello dell’ingresso nell’Unione Europea, che non interessa a lui per primo. Entrare nel club di Bruxelles, lo costringerebbe a rispettare determinate regole e ad avere atteggiamenti coerenti in politica internazionale sul lungo termine. Due cose che, come noto, non sono proprio nelle sue corde. Alla luce dei fatti, la dichiarazione di ieri, in cui scambiava idealmente l’ingresso della Svezia nella NATO con quello della Turchia nell’UE, suona come una dichiarazione a effetto, e ora può utilizzarla come arma a duplice effetto: aumentare il suo consenso in patria e rendere teso il dibattito all’interno delle società europee sul tema dell’islamofobia.

Nel frattempo, si tratta con Washington e Bruxelles, su capitoli diversi. Dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, la Turchia ha capito che il conflitto avrebbe inevitabilmente portato anche a un cambiamento delle sue relazioni con la Russia. Se, in una prima fase, soprattutto grazie all’accordo sul grano, di cui è stata mediatrice, Ankara ha pensato che l’operazione militare speciale, come la chiamano a Mosca, potesse essere un’occasione importante per aumentare il suo peso internazionale, il prolungarsi delle ostilità ha imposto a Erdogan una riflessione non solo sui suoi rapporti con il Cremlino, ma anche su una riorganizzazione delle sue relazioni internazionali. Mosca e Ankara sono presenti, seppure con interessi contrapposti, in diversi teatri internazionali. La Libia, l’Africa, il Caucaso e l’Asia Centrale, solo per citare i principali. La Russia ha sempre esercitato una posizione di forza, che la Mezzaluna ora sta cercando di scalare per trarne vantaggi dal punto di vista commerciale, energetico e di influenza politica.

NATO e UE conoscono Erdogan ormai da tempo e sanno che la rimozione del veto per l’ingresso della Svezia e della Finlandia avrà un costo. L’amministrazione Biden sembra aver già dato il via libera alla vendita di F-16 che la Turchia aspetta da tempo, ma potrebbe essere costretta a incrementare con investimenti nella Mezzaluna e a subire il pressing di Erdogan per essere riammessa nel programma F-35. Nell’Unione Europea, l’obiettivo principale del Reis è la liberalizzazione dei visti, che permetterebbe alla Turchia di ottenere uno status privilegiato e al Sultano di continuare a esercitare il suo strapotere dentro i confini nazionali e a perseguire una propria agenda in politica estera. Fino al prossimo giro di valzer.

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