La Russia e la «passaportizzazione» dei territori occupati

Vuoi diventare russo? Più che una domanda, nei territori ucraini occupati è un obbligo. Pena, possibili ritorsioni o addirittura la detenzione o la deportazione. Per i cittadini dei territori occupati, secondo un rapporto statunitense, la vita non è complicata: di più. I ricercatori dell'Università di Yale, al riguardo, hanno spiegato che i residenti delle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zhaporizhia sono costantemente l'oggetto degli sforzi, sistematici, della Federazione Russa. Sforzi mirati, appunto, a privare queste persone dell'identità ucraina.
Nel rapporto, ad esempio, si legge che i cittadini ucraini che non chiedono il passaporto russo «sono sottoposti a minacce, intimidazioni, restrizioni sugli aiuti umanitari e sui beni di prima necessità, nonché alla possibile detenzione o deportazione, il tutto per costringerli a diventare cittadini russi». Le azioni di Mosca, su questo fronte, rappresentano «classici crimini di guerra» ha dichiarato alla CNN Nathaniel Raymond, direttore esecutivo della Yale School of Public Health. Le autorità russe nelle regioni occupate «stanno restringendo o limitando, attraverso questo processo, la capacità delle persone di accedere a servizi e risorse critiche, come l'assistenza sanitaria e i sistemi umanitari». Risorse che la Russia è tenuta a condividere con tutte le persone.
Il Cremlino, dal canto suo, sostiene di aver conferito a oltre 3 milioni di ucraini la cittadinanza russa dal 2014 a oggi. Ovvero, dall'annessione illegale della Crimea fino all'occupazione dei territori in seguito all'invasione su larga scala avviata nel 2022. Nella città di Kherson, per spingere la gente a «convertirsi», un cartellone pubblicitario ha catturato l'attenzione del Guardian. Lo slogan? Eccolo: «Il passaporto della Federazione Russa significa stabilità sociale e sicurezza! La regione di Kherson è insieme alla Russia».
Il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, lo scorso maggio aveva dichiarato che, nelle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zhaporizhia, sono stati consegnati passaporti della Federazione a quasi 1,5 milioni di persone. Ma questo dato, secondo il rapporto, sarebbe cresciuto nel frattempo. Nel testo, infatti, si può leggere: «I leader della cosiddetta Repubblica Popolare di Luhansk (LPR) hanno affermato che tre quarti dei residenti della regione hanno ricevuto la cittadinanza russa». Per favorire questa pratica, violando le norme del diritto umanitario internazionale il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una serie di decreti legislativi per obbligare gli ucraini a ricevere il passaporto russo.
Nel rapporto è stata inclusa anche una cronologia delle misure, sempre più aggressive, applicate dalla Russia dall'annessione della Crimea in avanti. Misure volte a fare pressione o, addirittura, a costringere gli ucraini a diventare cittadini russi. Secondo le nuove leggi di Mosca, da luglio 2024 i cittadini privi di cittadinanza russa nei territori occupati saranno considerati stranieri o apolidi. E, soprattutto, potranno essere trattenuti in strutture di detenzione e/o deportati in Russia.
Il rapporto, pubblicato nell'ambito del programma Conflict Observatory, con il sostegno del Dipartimento di Stato americano e condotto dal partner di ricerca Humanitarian Research Lab della Yale School of Public Health, infine afferma: «Sebbene il diritto internazionale conceda agli Stati un'ampia discrezionalità per quanto riguarda il conferimento della cittadinanza, il diritto internazionale consuetudinario vieta chiaramente l'imposizione della cittadinanza senza consenso o sotto costrizione».