La Russia e la sfida del lungo raggio: il futuro è un Ilyushin «modernizzato»?
Anni fa, parliamo del 2018, il conglomerato Rostec inghiottì la United Aircraft Corporation. Ovvero, il raggruppamento di aziende aeronautiche e aerospaziali russe creato nel 2006 su iniziativa del governo. Raggruppamento dentro al quale si trovavano (e si trovano) marchi come Tupolev, Sukhoi e Ilyushin. L'obiettivo, allora come oggi, era e rimane produrre aeroplani. L'invasione su larga scala dell'Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali, che hanno toccato e non poco anche l'aviazione, hanno reso questo obiettivo una necessità: già, perché i vettori russi non hanno più accesso, se non per vie traverse, ai pezzi di ricambio e agli aggiornamenti del software per gli Airbus e i Boeing attualmente in flotta. E l'unica via, sul lungo periodo, è quella dell'autarchia.
Non a caso, l'amministratore delegato di Rostec, Sergei Chemezov, si è lanciato in dichiarazioni programmatiche importanti. Importanti e, come scrive fra gli altri il portale aeroTELEGRAPH, verosimilmente impossibili da trasformare in fatti concreti. Anche perché, come ha riportato l'agenzia di stampa russa TASS, Chemezov ha annunciato che la Russia costruirà aerei a lungo raggio entro due o tre anni. Un lasso di tempo entro il quale arriverà sul mercato anche l'atteso, se non attesissimo motore PD-35. «Spero che tra due o tre anni porteremo questo motore sul mercato e costruiremo già aerei a lungo raggio» le parole del dirigente in un incontro con il primo ministro russo Mikhail Mishustin.
Parole che, appunto, potrebbero scontrarsi presto, molto presto con la dura realtà. Di sicuro, Chemezov non parlava di nuovi aerei a lungo raggio. E questo perché sviluppare dei modelli in due o tre anni, semplicemente, è impossibile. Serve un decennio, a spanne. E allora, a che cosa si riferiva l'alto dirigente di Rostec? Secondo aeroTELEGRAPH a un Ilyushin Il-96 modernizzato. Un progetto, quest'ultimo, proposto già nel 2017 con la denominazione Il-96-400M ma accantonato poiché, di fatto, non c'era domanda sul mercato. La situazione, tuttavia, è cambiata. Proprio perché Mosca ha deciso di muovere guerra all'Ucraina e, di riflesso, si è ritrovata isolata. E sotto pesanti sanzioni. Tradotto: servono aerei e, per forza di cose, devono essere russi.
E così, beh, Rostec ha rispolverato l'Il-96-400 M. Con tanto di primo volo del prototipo, avvenuto lo scorso novembre fra strette di mano e pacche sulle spalle. «Il primo volo di successo dell'Ilyushin Il-96-400M modernizzato è una dimostrazione del più alto livello di competenza degli uffici di progettazione nazionali e delle fabbriche di aeromobili» aveva affermato Denis Manturov, ministro dell'Industria e del Commercio. Aviatorschina, canale Telegram specializzato in aviazione russa, aveva tuttavia riferito che quel volo era durato appena 26 minuti. Una durata decisamente inferiore rispetto al solito. Non solo, il quadrimotore non si era spinto oltre i 2 mila metri e non aveva superato i 390 chilometri orari. I media russi, per contro, avevano semplicemente riportato che gli ingegneri avevano verificato la stabilità e la controllabilità dell'aereo, la funzionalità dei sistemi e dei motori della cabina di pilotaggio e le capacità di atterraggio. Non finisce qui, poiché questo Il-96 modernizzato in realtà di moderno ha ben poco. Anche perché rimane (e rimarrà) un quadrimotore: un'eccezione in un mercato oramai dominato dai bimotori.
Sia quel che sia, il governo russo intende produrre dai due ai tre Il-96-400M all'anno. E qui, di nuovo, le domande si moltiplicano. Una su tutte: il motore PD-35 sarà davvero pronto fra due o tre anni, come promesso (più o meno) dall'amministratore delegato di Rostec? Snì. Nel 2021, prima dell'invasione su larga scala, l'inizio della produzione in serie dei PD-35 era previsto per il 2028. Oggi, si vocifera che sarà difficile produrre motori prima del 2028 o addirittura del 2030. L'obiettivo di Chemezov, in realtà, potrebbe rivelarsi più lontano del previsto. Lontano quanto una meta da raggiungere con un aereo a lungo raggio. Quello che la Russia vorrebbe costruire ma, allo stato attuale delle cose, rischia di non poterlo fare.