Guerra

La Russia e l'esplosione della spesa militare in Europa: chi spende di più?

L'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca ha fatto riemergere, con forza, la questione del riarmo e del famoso 2% del PIL da destinare alla difesa
© KLAUS-DIETMAR GABBERT
Red. Online
24.02.2024 13:30

Due anni. Sconvolgenti e terrificanti. Anche, se non soprattutto, perché la guerra in Ucraina riguarda l'intera Europa. Da vicino, anzi vicinissimo. Da quando Vladimir Putin ha ordinato la cosiddetta «operazione militare speciale», nel Vecchio Continente è riemersa, con forza, l'idea o meglio la questione del riarmo. Lo scorso gennaio, per dire, il presidente francese Emmanuel Macron ha esortato la sua industria della difesa a passare, citiamo, alla modalità «economia di guerra». Il capo di stato maggiore dell'esercito tedesco, Carsten Breuer, è stato ancora più diretto: la Germania, ai suoi occhi, avrebbe dovuto tenersi pronta «alla guerra».

Le discussioni attorno alla spesa militare, invero, sono precedenti al conflitto. Gli Stati Uniti, più di tutti, hanno esercitato pressione sugli altri Paesi NATO affinché investissero di più nella difesa. L'invasione su larga scala dell'Ucraina, per contro, ha aggiunto una certa urgenza al contesto generale, mentre Donald Trump – con la delicatezza di un elefante in una cristalleria – ha infiammato il discorso affermando, all'inizio di febbraio, che in caso di rielezione alla Casa Bianca si sarebbe rifiutato di difendere chi non avesse destinato il 2% del bilancio, appunto, alla difesa. Secondo l'Alleanza, per la cronaca, solo undici fra i trentuno membri della NATO hanno superato la soglia del 2% nel 2023.

Eppure, il riarmo – fra mille difficoltà – è realtà. Per molti, quasi tutti. Secondo i dati dell'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, il SIPRI, nel 2022 la spesa militare europea, nell'insieme, ha raggiunto i 314 miliardi di euro. Si è trattato del livello più alto da oltre tre decenni, per un aumento del 30% rispetto al 2012. Una cifra destinata a salire nel 2023 e, va da sé, nel 2024. Proprio in virtù degli annunci e delle decisioni di molti capi di Stato. Ma chi, dicevamo, sta spendendo di più? Proviamo a fare chiarezza.

La Germania

A guidare la classifica, e qui torniamo alle parole di Breuer, c'è la Germania. Preoccupata, se non di più, del comportamento e dell'aggressività di Mosca. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, i tedeschi hanno parlato di Zeitenwende – punto di svolta – e annunciato quasi immediatamente un rapido riarmo. Berlino, nello specifico, si è appoggiato su un fondo speciale di 100 miliardi di euro annunciato proprio il 24 febbraio del 2022, due anni fa. Questa somma dovrebbe gradualmente venire incorporata nei bilanci militari annuali fino al suo esaurimento, previsto nel 2027. «La Germania avrà presto il più grande esercito convenzionale d'Europa» aveva dichiarato a suo tempo il cancelliere Olaf Scholz. Aggiungendo, alcune settimane più tardi, che la Germania avrebbe raggiunto presto il 2% del PIL annuo per la difesa. Nel 2018, per la cronaca, i tedeschi erano fermi all'1,2%. Il 2% dovrebbe, infine, venire raggiunto quest'anno con una spesa di 84 miliardi di euro. Un aumento considerevole, visto che lo scorso anno i miliardi destinati all'esercito erano «solo» 50 (1,57% del PIL).

Abbiamo utilizzato il condizionale, tuttavia, perché non è chiaro se Berlino raggiungerà davvero l'agognata soglia nel 2024. Parte del fondo annunciato due anni fa, infatti, è stato utilizzato per rifornire le scorte dopo che, un anno fa, quattordici carri armati Leopard 2 A6 sono stati inviati in Ucraina. Stando a un rapporto del Ministero della Difesa tedesco, per raggiungere l'obiettivo servirebbero in tutto 300 miliardi di euro.

Il resto del podio

Anche Regno Unito e Francia, come la Germania, stanno investendo. Tanto, tantissimo. Il bilancio della difesa di Londra aveva superato i 45 miliardi di sterline nell'esercizio finanziario 2021-22, mentre in quello successivo ha superato i 50 miliardi «per la prima volta nella nostra storia», per dirla con l'allora ministro della Difesa Ben Wallace, intervenuto nell'estate del 2023 sull'argomento. Il governo britannico, in ogni caso, intende raddoppiare la spesa e raggiungere i 100 miliardi di sterline all'anno entro il 2030.

La Francia, vista la situazione, è rapidamente passata dai 39,2 miliardi di euro del 2021 per la spesa militare ai 43,9 miliardi del 2023, pari all'1,9% del PIL. Il governo punta ai 47 miliardi per il 2024 e intende, come i britannici, raddoppiare il budget entro il 2030 rispetto al 2019. Nel 2024, la crescita a livello di spesa dovrebbe essere del 46% se rapportata al 2017.

C'è chi spende poco...

E gli altri? Nel 2023, hanno speso meno di 30 miliardi di euro per la difesa. Alcuni Paesi, come l'Italia (1,46%), la Spagna (1,26%), il Belgio (1,13%) e il Lussemburgo (0,72%), oggettivamente sono molto lontani, in rapporto al loro peso economico, all'obiettivo del 2%.

A parte la Grecia (3% del PIL), la Slovacchia (2,03%) e il Regno Unito (2,07%), gli unici Paesi europei che spendono più del 2% del PIL per le loro forze armate sono quelli che, più di tutti, conoscono la Russia: per questioni storiche, politiche e geografiche. In questo senso, il Paese che spende di più – in proporzione alla sua capacità economica – è la Polonia, che fra le altre cose condivide pure un confine con l'Ucraina. Il budget di Varsavia per la difesa equivaleva al 3,90% del suo PIL nel 2023 (rispetto al 2,4% del 2022). A ruota Finlandia (2,45%) e Romania (2,44%), Paesi particolarmente esposti alle conseguenze del conflitto tra Kiev e Mosca.

Paesi baltici e Norvegia

Un capitolo a parte lo meritano i Paesi baltici. La Lettonia (2,27%), la Lituania (2,54%) e l'Estonia (2,73%) lo scorso gennaio hanno firmato un accordo per rafforzare le rispettive difese lungo i confini con la Russia. I tre Stati, nei prossimi anni, costruiranno «installazioni difensive» tra cui centinaia di bunker al confine fra Estonia e Russia. Un piano, di fatto, per creare una «linea di difesa baltica». Difesa, concludendo, è una parola molto in voga anche in Norvegia, nazione che condivide 198 chilometri di confine con Mosca, nell'Artico. E che, di riflesso, vede nella Russia una minaccia. Nel 2023, Oslo ha speso solo l'1,67% del PIL. Per quest'anno, tuttavia, è previsto un aumento del 20% con una spesa aggiuntiva di 1,32 miliardi di euro. 

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