L'analisi

La strana diplomazia del Qatar

L'Emirato sta cercando di mediare la liberazione delle donne israeliane e dei bambini ostaggio di Hamas – Non è la prima volta che Doha irrompe sulla scena internazionale: dall'accordo fra USA e talebani alle operazioni di «soft power», ecco come si muove il Paese del Golfo
© AP
Marcello Pelizzari
11.10.2023 10:45

C'è un nuovo attore sulla scena, si fa per dire. Il Qatar, proprio così. Il piccolo Emirato, riferiscono i lanci di agenzia, sta cercando di mediare la liberazione delle donne israeliane e dei bambini ostaggio di Hamas. In cambio delle detenute palestinesi nelle carceri dello Stato Ebraico. Qualcosa, invero, si starebbe muovendo. Nell'attesa di novità, tuttavia, è interessante notare come il Paese del Golfo – ancora una volta – si ritrovi sotto i riflettori. 

Certo, è bene sottolineare che le posizioni di Doha siano quantomeno ambigue. Quantomeno, rispetto a Israele. Da una parte, infatti, il Qatar ha aiutato economicamente Gaza. Dall'altra, i notiziari di Al Jazeera sono stati definiti faziosi e, ancora, filo-palestinesi. In realtà, è proprio su queste ambiguità che poggia la diplomazia qatariota. Vent'anni fa, circa, il Qatar fu il primo Paese arabo ad aprire una missione economica israeliana. Negli anni, ha ospitato gli uffici di al-Fatah, un'organizzazione politica e paramilitare palestinese, dei talebani ma anche dei ceceni quando erano ostili a Mosca. Ovvero, a livello politico e diplomatico Doha ha sempre dato rifugio e possibilità di parola a tutti, cattivi compresi. Lì, non a caso, si sarebbero rifugiati in queste settimane i dirigenti di Hamas e della Jihad islamica. Anni fa, invece, a Doha era stato trattato il ritiro americano dall'Afghanistan: l'amministrazione Trump e i talebani si erano seduti allo stesso tavolo.

La trasformazione del Qatar da Paese marginale a potenza energetica, e ora anche politica, globale cominciò negli anni Novanta, con Hamad al Thani. Il figlio Tamin, semplicemente, sta portando avanti la tradizione per così dire. Hamad, a suo tempo, aveva intuito che il gas avrebbe permesso all'Emirato di svoltare. Le esportazioni di petrolio cominciarono al termine della Seconda guerra mondiale, nel 1997 invece il Qatar iniziò a spedire gas naturale liquefatto (GNL) in tutto il mondo. Proprio il GNL qatariota ha assunto un ruolo centrale in questi mesi segnati dal conflitto in Ucraina, con diversi Stati dell’Unione Europea chiamati a diversificare le rispettive fonti energetiche per sganciarsi dalla Russia. Il denaro accumulato grazie alle energie fossili ha spinto il Qatar a essere vieppiù ambizioso, prima su un piano regionale e poi a livello globale. Detto di Al Jazeera, l’Emirato ha sostenuto e alimentato anche Qatar Airways, fra le principali compagnie aeree del pianeta.

Alcuni analisti, tuttavia, ritengono che lo status geopolitico assunto ultimamente dal Qatar sia sproporzionato rispetto alle sue dimensioni. Il Paese, infatti, è una penisola di 11.500 chilometri quadrati nella quale vivono 2,4 milioni di persone. Di cui appena 330 mila sono cittadini qatarioti.

Detto del gas e del petrolio, e senza tralasciare le operazioni finanziarie come l'ingresso in grandi banche o l'acquisto di immobili a Londra, il Qatar ha adoperato Al Jazeera come strumento di soft power. L'emittente all news, infatti, ha raccontato eventi storici come la guerra in Iraq nel 2003 o le primavere arabe con un taglio tipicamente americano, al netto delle posizioni. In generale, Doha finora ha sempre saputo, pur con qualche passaggio a vuoto, come l'accusa di aver finanziato gruppi terroristici mossa da altre monarchie sunnite, Arabia Saudita in testa, mantenersi in equilibrio. Per dire: l'Emirato ospita una base militare americana, ma parla con l'Iran. Oltreché, appunto, con Hamas e al-Fatah. Di più, il Qatar è perfino riuscito – nonostante il trattamento riservato alla comunità LGBTQ+, il mancato rispetto dei diritti umani e le condizioni disumane in cui hanno lavorato gli operai addetti alla costruzione degli stati – a ospitare un Mondiale di calcio. L'evento per eccellenza.

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