La strategia di Putin? «Dare a Trump Canada e Groenlandia in cambio dell'Ucraina e dell'Europa»

Sì, il Cremlino vuole forzare un cambio di leadership in Ucraina. È quanto hanno dichiarato cinque fonti al Moscow Times. Fonti che, in aggiunta, hanno spiegato che la Russia – con la sua strategia di trascinare i colloqui di pace – rischia di perdere il favore di Donald Trump. Un assaggio, d’altro canto, lo ha dato proprio il presidente degli Stati Uniti con l’oramai famosa intervista a NBC News. Durante la quale ha detto: «Se io e la Russia non dovessimo riuscire a raggiungere un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina e se dovessi pensare che è colpa della Russia allora applicherò tariffe secondarie su tutto il petrolio che esce dalla Russia».
Il Moscow Times, al riguardo, è categorico: nonostante i citati colloqui e l’obiettivo, dichiarato, di arrivare a una pace in Ucraina, Mosca continua a perseguire i suoi obiettivi «massimalisti» nel Paese invaso. Gli scenari previsti dal Cremlino, in particolare, sarebbero due. Il primo: la capitolazione di Kiev, con un «cambio di regime» – per dirla con Mosca – e la ristrutturazione dello Stato ucraino nuovamente sotto la sfera di influenza russa. Tradotto: l’Ucraina diventerebbe un Paese satellite, come la Bielorussia. Il secondo, decisamente meno ambizioso: il consolidamento del controllo sulle regioni occupate, unito a una limitazione dell’indipendenza politica e militare dell’Ucraina. Un obiettivo, questo, meno ambizioso rispetto al primo eppure altrettanto complicato da realizzare, hanno spiegato le fonti consultate dal Times, per due ragioni: le forze russe devono ancora assumere il pieno controllo sulle regioni occupate ed è improbabile che Zelensky accetti di cedere volontariamente territori.
La retorica ufficiale e propagandistica di Mosca, in ogni caso, rimane invariata. «Se si negozia con l’attuale leadership dell’Ucraina, non si può continuare a chiamarla regime nazista, perché vorrebbe dire impegnarsi con quel regime» ha detto un diplomatico russo. Secondo due diplomatici russi e una fonte vicina al Cremlino, Mosca si starebbe concentrando anche su una terza opzione: screditare Zelensky agli occhi di Trump, in modo che Washington faccia pressione su Kiev per organizzare le elezioni presidenziali. Putin, con la sua ultima uscita, non ci è riuscito. Suscitando, anzi, la rabbia del tycoon: «Sono incazzato».
Eppure, fino a poco tempo fa Trump sembrava aver sposato la narrazione russa a proposito di Zelensky, definito dal presidente statunitense «un dittatore senza elezioni». Zelensky che, lo scorso 28 febbraio, era stato tramortito dall’accoppiata Trump-Vance nello Studio Ovale. Parlando a bordo del sottomarino nucleare Arkhangelsk nella regione di Murmansk, alcuni giorni fa, Putin ha insistito sul fatto che le «elezioni democratiche» in Ucraina potrebbero aver luogo solo sotto un’amministrazione esterna temporanea guidata dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti.
Parentesi: la flotta di sottomarini nucleari della Russia è una componente chiave della cosiddetta triade nucleare, il sistema di deterrenza strategica ereditato dall’Unione Sovietica. La visita a Murmansk è stata la seconda apparizione militare di alto profilo di Putin in una settimana: un chiaro segnale a Kiev e alle capitali occidentali. «Stiamo inasprendo la nostra retorica in modo che le nostre richieste a Kiev siano ascoltate e accettate» ha dichiarato un diplomatico russo al Moscow Times. Il Cremlino, in particolare, ritiene che Zelensky abbia un’alta probabilità di perdere se gli ucraini andassero al voto ed è intenzionato a garantire questo risultato, con la speranza che il suo successore sia più disposto a scendere a compromessi con Mosca. «Zelensky non accetterà alcuna concessione territoriale» ha dichiarato una fonte vicina al Cremlino. «Dobbiamo affrontare il problema alla radice: rimuoverlo». Un alto funzionario russo che ha familiarità con le strategie di Mosca in materia di politica estera ha fatto eco a questa opinione, definendo la partenza del presidente ucraino un risultato «positivo e vantaggioso» per la Russia.
L’Ucraina, come noto, non ha tenuto elezioni a causa della legge marziale imposta dopo l’invasione su larga scala della Russia. Negli ultimi mesi, Putin ha ripetutamente affermato che la presidenza di Zelensky è illegittima, sostenendo che il suo mandato sarebbe dovuto terminare nel maggio 2024. E mentre prima si riferiva allo speaker del Parlamento ucraino come a una controparte legittima in contrasto con Zelensky, ora Putin definisce illegittimo l’intero governo di Kiev. Da parte sua, Zelensky ha dichiarato che si dimetterebbe se ciò significasse l’ammissione dell’Ucraina alla NATO. Mosse e contromosse, insomma. Così un diplomatico russo: «Nachalnik (Il capo, soprannome di Putin tra i funzionari, ndr) ha un’antipatia personale per Zelensky perché ha osato sfidarlo pubblicamente. Uno dei nostri obiettivi principali è che Zelensky non sia più al comando dell’Ucraina. Ecco perché stiamo sistematicamente spingendo la narrativa della sua illegittimità e della necessità di elezioni».
Mosca sta anche lavorando per giustificare la sua posizione agli Stati Uniti. Come già riportato dal Moscow Times, il Ministero degli Esteri russo ha cercato di incolpare Kiev di aver violato il cessate il fuoco parziale proposto. Così facendo, Mosca spera di convincere Washington che Zelensky ha perso il controllo dell’esercito. «L’amministrazione esterna è una buona iniziativa del presidente perché molte istituzioni non obbediscono più al governo centrale» ha dichiarato il senatore russo Vladimir Dzhabarov, ex ufficiale del KGB. «Basti vedere l'incapacità dell’Ucraina di rispettare il cessate il fuoco. Presto potrebbe scoppiare il caos totale, fino alla guerra civile».
In realtà, il cessate il fuoco non è ancora entrato in vigore e sia Kiev sia Mosca continuano a scambiarsi colpi. Dzhabarov ha pure suggerito che la proposta di Putin per una governance esterna in Ucraina potrebbe ottenere il sostegno di Stati Uniti, Cina e India. «Se l’UE si oppone, Bruxelles potrebbe finire per danneggiare seriamente le sue relazioni con Washington» ha avvertito.
Secondo un diplomatico russo, Putin si rifiuterà di fare concessioni nei negoziati di pace finché Zelensky resterà in carica. «I falchi stanno dominando» la cerchia ristretta del presidente, ha osservato. «Anche la più piccola concessione ora sarebbe vista come un regalo non a Trump, ma a Zelensky. Questo è inaccettabile per Putin».
Putin «agisce in piena sintonia con i consigli di Machiavelli: proteggi ciò che è tuo, regala generosamente ciò che non lo è». È pronto a offrire il Canada e la Groenlandia a Trump in cambio dell’Ucraina e dell’Europa» ha dichiarato al Moscow Times Boris Bondarev, un ex diplomatico russo che si è dimesso dalla missione ONU di Mosca a Ginevra per protestare contro l’invasione.
Il Cremlino è consapevole di dover offrire a Trump almeno un gesto simbolico per mantenere vivi i rapporti. Uno di questi tentativi è stato il rinnovo dell’accordo sui cereali del Mar Nero, che la parte americana ha annunciato con grande clamore mediatico. Tuttavia, tale sforzo è fallito, ha dichiarato un diplomatico russo: «Non è così importante per gli ucraini, che già esportano il loro grano in Occidente. E per renderlo vantaggioso per noi, Trump dovrebbe fare pressione sull’Europa per farle revocare le sanzioni, il che è molto difficile, se non impossibile».
Sebbene Mosca si consideri ancora la parte più forte, non è disposta ad accettare un cessate il fuoco, nemmeno in cambio di un potenziale accordo con Trump. Ciò ha messo il Cremlino in difficoltà: da un lato la Russia non è in grado di ottenere una vittoria militare, dall’altro non è disposta a scendere a compromessi con la leadership ucraina. Di conseguenza, Mosca rischia di far deragliare i negoziati e i rapporti con Washington, finendo per riunire inavvertitamente l’Occidente. «Se perdiamo questa finestra di opportunità, Trump non solo perderà interesse nell’accordo, ma potrebbe esplodere di rabbia» ha avvertito una fonte vicina al team di politica estera del Cremlino. «E allora Biden sembrerà un gentile Babbo Natale rispetto a un Trump infuriato. Spero che la nostra leadership lo tenga a mente». Speranze, forse, vanificate: parlando domenica alla NBC News, Trump ha minacciato di colpire Mosca con sanzioni secondarie se i colloqui di pace sull’Ucraina dovessero fallire.
Secondo l’analista politico Georgy Bovt, la proposta di Putin di una governance esterna in Ucraina indica che il Cremlino vuole ora considerare il Paese come uno Stato fallito: «Ma nessuna amministrazione esterna dell’ONU è mai stata attuata su uno Stato veramente fallito, nemmeno tentata. E se l’Ucraina lo è davvero, allora non ha nemmeno senso firmare un accordo di cessate il fuoco con lei».