L'aborto in Arizona e le dichiarazioni di Trump: che cosa sta succedendo negli USA?

L'aborto e gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti e l'aborto. Da quando nel giugno del 2022 è stata abolita la storica sentenza Roe v. Wade, che a partire dal 1973 aveva legalizzato l'interruzione di gravidanza nel Paese, il tema in questione è diventato di primaria importanza.
Da poco meno di due anni a questa parte, ogni Stato federato americano è chiamato a scegliere le regole da imporre. E, negli ultimi giorni, ha fatto molto discutere la decisione presa dalla Corte Suprema dell'Arizona, che martedì ha ripristinato una legge del 1864 che vieta quasi tutte le tipologie di aborto nello Stato. Si tratta di una «vecchia legge», risalente a 160 anni fa. Epoca in cui, a dirla tutta, l'Arizona non era ancora uno Stato americano (lo diventò nel 1912).
La legge, nello specifico, vieta l'aborto dal momento del concepimento, fatta eccezione se l'intervento si rende necessario per salvare la vita della madre. In caso di stupro o incesto, quindi, l'interruzione di gravidanza non è possibile. E, anzi, è punibile con due anni di carcere nella migliore delle ipotesi, fino a cinque nei casi peggiori.
Non solo. Secondo lo statuto, chiunque aiuti o assista nella fase di aborto può essere punito con multe o con una pena detentiva «non inferiore a due anni, né superiore a cinque anni».
Interviene Trump
La decisione della Corte Suprema dell'Arizona, va da sé, non è passata inosservata. E persino Donald Trump ha deciso di intervenire. Negli scorsi giorni, il tycoon ha pubblicato una dichiarazione video sulla sua piattaforma Truth, nella quale, in un primo momento, ha ribadito che le decisioni sul diritto all'aborto dovrebbero essere «lasciate agli Stati». «La mia opinione è che ora abbiamo l'aborto dove tutti lo volevano da un punto di vista legale: gli Stati lo determineranno tramite voto, legislazione o entrambi», ha aggiunto, dichiarandosi anche «orgogliosamente responsabile» dell'annullamento della sentenza Roe v. Wade nel 2022. Nel 2016, anno in cui era diventato presidente, Trump aveva infatti condotto una campagna per la nomina dei giudici che avrebbero dovuto ribaltare la storica sentenza. Durante la sua presidenza, poi, aveva nominato tre conservatori alla Corte, riuscendo a ottenere i risultati sperati quasi due anni dopo il termine del suo mandato alla Casa Bianca.
A distanza di pochi giorni, però, Trump è tornato sui suoi passi. Intervistato durante un viaggio ad Atlanta, il tycoon ha rivelato che qualora dovesse venire rieletto come presidente degli Stati Uniti a novembre, non approverebbe il divieto federale di aborto. Interpellato da un giornalista di ABC News, alla domanda «firmerebbe un divieto nazionale di aborto ricevuto dal Congresso?» Trump ha risposto con un secco «no», scuotendo la testa. Di più, il tycoon ha rivelato di essere «preoccupato» per il divieto dell'Arizona, e di aver intenzione di «riportare presto alla ragione» il governatore dello Stato.
Un intervento, questo, che sembra essere stato studiato ad hoc per la sua campagna elettorale, ma che ha lasciato perplessa parte dei sostenitori del repubblicano. In particolare alcuni attivisti anti-aborto che, secondo quanto rivela il Washington Post, hanno dichiarato di rimanere «fiduciosi» che il tycoon «porterà avanti la loro causa» qualora dovesse vincere alle presidenziali di novembre. Secondo il gruppo, è infatti improbabile che il Congresso approvi un divieto federale di aborto, ed è più verosimile pensare che Trump, se eletto presidente, decida di revocare le politiche di Biden. Come? Tagliando i finanziamenti ai fornitori di servizi di aborto e ponendo nuove restrizioni sulle pillole utilizzate in più della metà delle interruzioni di gravidanza a livello nazionale.
Tuttavia, secondo la BBC, l'Arizona, probabilmente, affronterà un'iniziativa elettorale sull'aborto a novembre. In quell'occasione, gli arizonesi potrebbero avere la possibilità di votare per proteggere l'accesso all'aborto fino a 24 settimane di gravidanza, superando la legge del 1864, che lo vieta dal concepimento.