Aviazione

L'aereo cinese che sfida l'Occidente, ora, preoccupa Airbus

È quanto traspare dalle parole dell'amministratore delegato del costruttore europeo Guillaume Faury: «Stiamo prendendo molto sul serio COMAC e il C919» – La produzione del velivolo, intanto, quest'anno dovrebbe raggiungere le 50 unità
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Marcello Pelizzari
21.02.2025 17:00

Sì, COMAC fa paura. O, meglio, è un costruttore che guadagnerà sempre più spazio. Così, almeno, ha lasciato intendere Guillaume Faury, amministratore delegato di Airbus, in occasione della presentazione dei dati annuali del colosso europeo. «Il duopolio – ha spiegato – potrebbe presto trasformarsi in un tripolio».

COMAC, costruttore cinese, da tempo oramai vuole proporsi come vera e propria alternativa ai marchi storici, anche se le difficoltà non mancano: a cominciare dalle mancate certificazioni in America e in Europa. Difficoltà che, tuttavia, secondo Faury sarebbero secondarie. «Altri concorrenti – ha ribadito, come si legge su aeroTELEGRAPH – hanno provato a entrare nel mercato, ma credo che COMAC abbia maggiori possibilità di successo».

Dicevamo delle difficoltà: COMAC, agli occhi di Faury, potrebbe non avere bisogno dell’America e dell’Europa, dal momento che ha un accesso privilegiato al mercato interno, quello cinese, che rappresenta addirittura un quinto della domanda a livello globale. Di più, l’eventuale successo in Cina potrebbe spingere i regolatori a spianare la strada a COMAC anche altrove.

Faury, venendo alla promozione, ha spiegato che anche COMAC, ora, dovrà gestire un forte incremento. Più facile a dirsi che a farsi, visto il contesto attuale e considerando una catena di approvvigionamento spesso interrotta. «Noi, in ogni caso, li stiamo prendendo molto sul serio».  

Airbus, a sua volta, ha uno stretto legame con la Cina. Sia pensando al citato mercato interno, sia in termini di produzione. Faury, al riguardo, ha detto di sperare che la seconda linea di assemblaggio finale degli A320, a Tianjin, possa entrare in funzione quest’anno.

COMAC, acronimo di Commercial Aircraft Corporation of China, è attiva dal 2008. Dopo aver prodotto un primo velivolo, l’ARJ21 poi ribattezzato C909, ha guadagnato i riflettori lanciando il C919 (non senza entusiasmo) per il medio raggio e impegnandosi anche sul lungo raggio (grazie al C929 distaccatosi dalla partnership con la Russia e, forse, al C939). L’obiettivo, dichiarato, per il C919 è arrivare a competere con l’Airbus A320 e il Boeing 737. Per farlo, come detto, serviranno le necessarie autorizzazioni dei regolatori europei e americani. COMAC, a tal proposito, confida che ciò accada ancora nel 2025.

Un po’ come avviene, da tempo, con le automobili, la Cina confida di poter ridefinire (e dominare) anche il settore dell’aviazione commerciale. E di farlo con capacità produttive fuori dal comune e, parallelamente, analogie con i costruttori occidentali. Per dire: da più parti è stato sottolineato come il cockpit del C919 si ispiri chiaramente all’A320. Una mossa, questa, che secondo il produttore cinese consente ai piloti Airbus di passare al C919 in pochi giorni.

Al momento, fra China Eastern Airlines, Air China e China Southern Airlines sono in servizio 16 C919, con il traguardo del milione di passeggeri trasportati ampiamente superato. Recentemente, il C919 ha iniziato a operare voli commerciali anche verso Hong Kong, ex colonia britannica ora repubblica amministrativa speciale cinese, mentre COMAC prevede di aumentare la capacità produttiva a 50 unità quest’anno, con l’obiettivo di raggiungere i 150 aeromobili prodotti entro il 2028. Di che, appunto, dominare il mercato.

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