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Ifat Reshef si è detta allarmata per l'aumento degli atti di antisemitismo e ha criticato alcune posizioni del governo elvetico – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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22:57
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Gli Houthi: «Attacchi americani nella provincia di Al-Baida inello Yemen»
Il canale yemenita al Masirah, affiliato agli Houthi, ha segnalato attacchi nella provincia di Al-Baida, nello Yemen sudoccidentale. Secondo il rapporto si tratterebbe di attacchi americani. Lo scrive Ynet.
22:24
22:24
L'IDF ai palestinesi: «Lasciate la zona centrale di Gaza a Nuseirat»
Il portavoce arabo dell'Idf, il tenente colonnello Avichai Adraee, ha diramato un avviso di evacuazione per i residenti della Striscia di Gaza centrale.
«A tutti i residenti del campo profughi di Nuseirat e dei quartieri di Al-Iman, Al-Taqwa, Al-Basateen, Al-Zahraa, Al-Bawadi e Al-Nuzha. Questo è un ultimo avvertimento prima di un attacco», ha scritto Edrei. «Attaccheremo con la massima forza qualsiasi area da cui vengano lanciati razzi». Lo riporta Ynet.
18:42
18:42
Hamas pubblica un video con l'ostaggio israelo-americano
Il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam, ha diffuso un video di tre minuti di un ostaggio israelo-americano a Gaza, Edan Alexander, che davanti alla telecamera accusa il governo di non fare nulla per il suo rilascio.
«Stiamo perdendo la speranza... veramente stiamo perdendo la speranza. Questo è il mio video, questa è la mia faccia. Ricordatela», dice Alexander nel breve video pubblicato proprio mentre inizia la sera di Pesach, la Pasqua ebraica. L'AFP non è stata al momento in grado di verificare la sua autenticità.
Edan, 20 anni, ha anche la cittadinanza americana e per questo è al centro degli sforzi di rilascio dell'amministrazione Trump nell'ambito di un accordo parziale. È cresciuto a Tenafly, nel New Jersey, e all'età di 18 anni è emigrato in Israele dove si è arruolato volontario per il servizio militare nella brigata Golani.
13:32
13:32
Katz: da asse Filadelfia a Morag è «zona di sicurezza»
«Questo è il momento finale per mandare via Hamas, liberare gli ostaggi e porre fine alla guerra», ha affermato il ministro della Difesa Israel Katz in una dichiarazione dopo che l'esercito ha reso noto di aver preso il controllo totale dell'asse Morag.
«L'Idf ha ormai completato la cattura del corridoio Morag che divide Gaza tra Rafah e Khan Younis, rendendo l'intera area tra il corridoio Filadelfia e Morag parte della zona di sicurezza israeliana», ha detto riferendosi alla zona cuscinetto dell'Idf al confine con Gaza.
Frattanto, la maggior parte dei siti militari di Hezbollah nel Libano meridionale è stata posta sotto il controllo dell'esercito libanese. Lo ha detto una fonte vicina al movimento filo-iraniano.
Un accordo di cessate il fuoco raggiunto a fine novembre ha posto fine a più di un anno di ostilità, tra cui due mesi di guerra aperta, tra Israele e il movimento libanese, che ha provocato lo sfollamento di più di un milione di persone e devastato vaste aree del Paese. L'accordo prevede che nel Libano meridionale saranno schierati solo i caschi blu delle Nazioni Unite e l'esercito libanese. Hezbollah, gravemente indebolito dalla guerra, deve ritirarsi a nord del fiume Litani, a circa 30 km dal confine israeliano, e smantellare le restanti infrastrutture militari a sud.
«Delle 265 postazioni militari di Hezbollah individuate a sud del fiume Litani, il movimento ne ha cedute circa 190 all'esercito», ha affermato la fonte.
12:57
12:57
Hamas rivendica il lancio di razzi dal sud di Gaza
Hamas ha rivendicato il lancio di razzi avvenuto poco fa dal sud della Striscia di Gaza, affermando di aver preso di mira la comunità di confine di Nir Yitzhak. Secondo l'Idf, tre razzi sono stati intercettati e non si registrano feriti.
Intanto, un soldato riservista israeliano è rimasto gravemente ferito durante un'operazione lungo il confine con il Libano, ha dichiarato il portavoce dell'Idf. Il militare è stato trasportato in ospedale e la sua famiglia è stata informata.
11:41
11:41
«Israele non commette un genocidio»
Chi in Svizzera sostiene che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza avanza un'accusa ignobile: lo afferma l'ambasciatrice dello stato ebraico a Berna, Ifat Reshef, che si dice anche allarmata per l'aumento degli atti di antisemitismo e che critica alcune posizioni del governo elvetico.
«A tutti coloro che lanciano questa accusa oltraggiosa dico che dovremmo essere gli ultimi a essere accusati di tali atrocità, di cui siamo stati le prime vittime», afferma la 57enne in un'intervista pubblicata oggi da Le Temps. «È stata l'inimmaginabile sofferenza degli ebrei durante l'Olocausto a dare origine alle convenzioni internazionali usate oggi per prevenire il genocidio e altri atti inumani. Quello che stiamo facendo oggi è combattere un'organizzazione feroce con un programma genocida contro di noi: Hamas. Quando questa organizzazione ha invaso Israele il 7 ottobre, massacrando uomini, donne, bambini e anziani, abbiamo preso le armi e combattuto. Era l'unica cosa da fare».
In un anno e mezzo però - osserva la giornalista del quotidiano romando - sono morti almeno 50.000 palestinesi, tra cui molti bambini, secondo un rapporto del ministero della sanità di Gaza accreditato dalle Nazioni Unite. «Dall'inizio di questa guerra, che non abbiamo scelto né voluto, da quando siamo stati attaccati, abbiamo assistito a manipolazioni assolutamente incredibili. Le stime dell'ONU si basano esclusivamente sui ministeri sotto il controllo di Hamas, un movimento capace di far credere alle famiglie degli ostaggi morti che sono vivi e alle famiglie degli ostaggi vivi che sono deceduti. Le cifre mescolano civili e combattenti, per non parlare delle morti naturali, e sono già state modificate più volte, senza adeguate spiegazioni. Purtroppo le vittime civili sono numerose. Questo è il risultato del fatto che Hamas usa la propria popolazione come scudo umano, mentre Israele fa del suo meglio per proteggerla».
Quindici soccorritori palestinesi chiaramente identificabili secondo un'inchiesta del New York Times - insiste la cronista - sono stati uccisi qualche giorno fa da Israele, non è questo un crimine? «La velocità con cui veniamo accusati mi stupisce», replica la diplomatica. «Coloro che accusano l'esercito israeliano di crimini si mettono per un attimo nei panni dei soldati che combattono contro un nemico che ricorre a ogni stratagemma, compreso quello di confondersi con la popolazione civile e di utilizzare le strutture e le ambulanze delle Nazioni Unite? Possono davvero stabilire se si sono sentiti minacciati o meno? Quindi no, non posso dire a questo punto cosa sia realmente accaduto».
«Non sto dicendo che Israele, che è uno Stato indipendente con un forte esercito, non sia in grado di commettere crimini come qualsiasi altro stato del mondo», puntualizza la giurista con laurea all'università di Tel Aviv. «Sì, in teoria può farlo. Ma Israele non commette e non commetterà genocidi. Il nostro esercito ha un'unità di avvocati militari interamente dedicata al rispetto del diritto internazionale. Avverte la popolazione prima dei bombardamenti e durante la tregua ha facilitato un afflusso senza precedenti di aiuti umanitari a Gaza, anche se i saccheggi da parte dei militanti di Hamas ci esentano da questo obbligo secondo il diritto internazionale. Vi chiedo: è questo il genocidio?»
Come descrivere quindi ciò che sta accadendo a Gaza? «È una guerra brutale», risponde la funzionaria con trascorsi in Egitto e negli Stati Uniti. «Perché Hamas sta usando civili e ostaggi palestinesi come scudi umani e non vuole rinunciare alle armi. Perché si svolge in un ambiente urbano, in uno dei luoghi più densamente popolati del mondo, con una vasta rete di tunnel in cui opera anche Hamas. E perché dobbiamo tornare più volte negli stessi luoghi: non appena ci ritiriamo, Hamas torna a creare centri di comando militari.»
Cosa pensa della posizione della Svizzera sul conflitto israelo-palestinese? «Abbiamo davvero relazioni amichevoli e ne sono orgogliosa e grata. Detto questo, non siamo d'accordo su tutto. All'epoca dell'attentato del 7 ottobre, la Confederazione era per la prima volta un membro non permanente del Consiglio di Sicurezza e non sempre sono stato contenta delle posizioni che ha assunto e continua ad assumere. Ad esempio, la scorsa settimana a Ginevra, in occasione del Consiglio dei diritti umani, la Svizzera ha nuovamente votato a favore di un testo che ci accusa, senza menzionare Hamas o il massacro. Israele non solo è soggetto a un doppio standard, ma è soggetto a richieste impossibili».
Che cosa dire degli atti e delle dichiarazioni antisemite nella Confederazione, che sono aumentati drasticamente? «È molto doloroso e allarmante vedere cittadini svizzeri che soffrono perché sono ebrei», si rammarica l'ambasciatrice in carica dal novembre 2021. «Il picco di atti antisemiti si è notato subito dopo il 7 ottobre, quando Israele non aveva ancora iniziato l'offensiva di terra a Gaza. Questo dà l'impressione che le persone stessero solo aspettando una scusa per gettare la maschera. Ma la Svizzera rimane in una posizione migliore rispetto ai suoi vicini. Ci sono state anche molte iniziative locali e cantonali per combattere l'antisemitismo. Mi ha colpito molto sentire la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter sollevare la questione dell'antisemitismo durante il suo ricevimento di Capodanno, quando aveva appena assunto la presidenza», conclude Reshef.
10:43
10:43
«Israele deve fermarsi»
«Gli israeliani devono fermare quello che stanno facendo, questo è giocare con il fuoco, contribuisce alla destabilizzazione della situazione». Lo ha affermato Geir Pedersen, l'inviato speciale dell'Onu in Siria, commentando la situazione nel Paese arabo, nel contesto dei recenti raid dello Stato ebraico.
«Abbiamo bisogno di un processo davvero inclusivo ma abbiamo anche bisogno della fine delle sanzioni», ha aggiunto Pedersen, in un'intervento durante il forum diplomatico di Antalya in Turchia, sottolineando come sia anche necessario avere inchieste indipendenti sui recenti scontri tra forze di Damasco e la minoranza alawita.
08:18
08:18
«La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica»
«La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica: tutto è stato distrutto, i combattimenti continuano, la zona è diventata una specie di zona di morte per la popolazione».
Lo ha dichiarato il Commissario generale dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, in un'intervista all'emittente tv Al Jazeera. «Stiamo sostanzialmente assistendo all'emergere di una sorta di interruzione post-apocalittica della guerra», ha aggiunto Lazzarini.
06:45
06:45
Il punto alle 6.30
Un funzionario coinvolto nei colloqui per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha dichiarato alla CNN che Ron Dermer, il nuovo negoziatore di punta israeliano, ha rallentato e «politicizzato» in modo significativo i colloqui.
Tre militanti gazani sono stati uccisi e un ufficiale dell'IDF è stato ferito nel sud di Gaza, ha dichiarato l'IDF. Un drone «proveniente da est» è stato intercettato prima di entrare nello spazio aereo israeliano, ha dichiarato sempre l'IDF.
L'UNWRA ha stimato che 400.000 persone sono state sfollate nella Striscia di Gaza dopo la ripresa dei combattimenti. Centinaia di riservisti di unità speciali hanno firmato una lettera di sostegno per quasi mille riservisti dell'aeronautica che stanno per essere licenziati dal servizio per essersi espressi contro la guerra a Gaza.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiarito la posizione del suo Paese sul riconoscimento di uno Stato palestinese, dicendo «sì a uno Stato palestinese senza Hamas».