L'anno dei jet privati: verso vendite record
Jet privati. Ancora loro. Se, da un lato, il loro uso non sembra conoscere crisi, dall’altro le emissioni generate preoccupano. Non solo gli ambientalisti, ma anche gli stessi attori del settore. Come l’aeroporto di Amsterdam, che ha annunciato l’introduzione di un divieto per questo tipo di velivoli entro il 2025-2026.
Un rapporto del think tank Institute for Policy Studies e del gruppo Patriotic Millionaires, composto da individui facoltosi che spingono per tasse sul patrimonio più elevate, getta ulteriori ombre: quest’anno, infatti, le vendite di jet privati dovrebbero raggiungere il loro livello più alto di sempre, mentre molti proprietari continuano a sfuggire alle tasse sull’aviazione. Per tacere delle limitazioni sui gas serra emessi: poche, troppo poche.
C'è chi ha (già) detto no
Negli ultimi due decenni, leggiamo, la flotta globale di jet privati è più che raddoppiata. Nel 2022, invece, sono stati effettuati più voli privati che mai. A livello di emissioni di gas serra, quelle dell’aviazione privata sono aumentate di quasi un quarto dalla pandemia. L’anno scorso ci sono stati 5,3 milioni di voli privati a livello globale. Di più, proprio nel 2022 l’aviazione privata ha superato il suo picco precedente, risalente al 2007, l’anno che precedette la crisi finanziaria dei mutui subprime.
Quanto alle vendite, quelle di velivoli nuovi e usati quest’anno dovrebbero raggiungere i 34,6 miliardi di dollari. Nel 2022 si fermarono a 34,1 miliardi. Sebbene i viaggi privati rappresentino appena il 4% del mercato, producono 10 volte più gas serra per passeggero al chilometro rispetto all’aviazione commerciale.
Una prima «vittima», il rapporto, comunque l’ha già fatta. Stephen Prince, vicepresidente di Patriotic Millionaires, ha dichiarato di voler rinunciare al suo aereo: «Volare su un jet privato è fantastico, è la migliore esperienza di viaggio di sempre» le sue parole. «Ma dopo aver letto questo rapporto, ho deciso di vendere il mio jet. È praticamente impossibile far quadrare qualsiasi briciolo di preoccupazione per l’ambiente e l’umanità con il supremo egoismo di saltare su un grande jet da solo. Semplicemente, non è giusto».
Il costo? Lo pagano i passeggeri normali
Già, non è giusto ha detto Prince. Al netto dei discorsi sulla libertà individuale e sulla libertà di scelta. Eppure, volare in panciolle evitando gli aerei commerciali rimane un’attività – come detto – molto battuta. E qui, come dire, si pongono pure problemi di parità di trattamento. Possibile, ad esempio, che negli Stati Uniti le tasse sull’aviazione privata abbiano rappresentato appena il 2% del totale? Tasse che, nell’insieme, finanziano l’operato della Federal Aviation Administration, l’ente che gestisce il controllo del traffico aereo in America. Un misero 2% nonostante i jet privati abbiano occupato il 17% dei voli gestiti dalla FAA.
Chuck Collins, coautore del rapporto, direttore del programma sulla disuguaglianza e il bene comune presso l’Institute for Policy Studies, l’ha messa in questi termini: «I viaggi in jet privati di miliardari e ultra ricchi impongono un costo enorme al resto di noi. Non solo i normali viaggiatori e i contribuenti sovvenzionano lo spazio aereo per i jet privati, ma anche i viaggiatori di alto livello contribuiscono a un inquinamento notevolmente maggiore rispetto agli altri passeggeri. Se non possiamo vietare i jet privati, dovremmo almeno tassarli e chiedere loro di pagare per compensare i loro danni ambientali e le sovvenzioni».
Patriotic Millionaires, al riguardo, raccomanda una tassa del 10% su tutti gli acquisti di jet privati di seconda mano e una tassa del 5% sui nuovi aerei. Entrambe le misure, lo scorso anno, avrebbero permesso di raccogliere 2,6 miliardi di dollari stando al rapporto. Il gruppo spinge, altresì, per raddoppiare le tasse sul carburante per i viaggi con jet privati rispetto all’aviazione commerciale.
Elon Musk, sempre lui
Ma chi sono, in dettaglio, questi ricconi che amano volare per conto proprio ignari, ma forse sarebbe meglio dire noncuranti, della questione climatica? A suo tempo ne avevamo parlato, mentre il rapporto indica in Elon Musk – discusso proprietario di Twitter nonché fondatore di Tesla e SpaceX – il «più attivo high flyer negli Stati Uniti». Quello che vola di più, insomma. Proprio Musk, mesi fa, si era arrabbiato e non poco per la pubblicazione, sui social, dei suoi voli. Nel 2022, ad ogni modo, Musk ha effettuato 171 tratte di cui una, incredibilmente, di appena sei minuti, contribuendo a bruciare 800 mila litri di cherosene e producendo oltre 2 mila tonnellate di CO2. Ah, se le proposte di tassare di più l’aviazione privata fossero state realtà Musk, lo scorso anno, avrebbe sborsato 4 milioni di dollari.