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Abu Mazen: «Non vogliamo un altro patto non ufficiale come quello del 2007: c'è una risoluzione ONU che prevede la liberazione degli ostaggi, il cessate il fuoco, il ritiro totale di Israele» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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22:41
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Israele, in piazza per chiedere un accordo sugli ostaggi
Migliaia di persone hanno manifestato questa sera in diverse città di Israele per mantenere la pressione sul governo affinché ottenga il rilascio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza.
Circa 2.000 persone si sono radunate fuori dal quartier generale dell'esercito a Tel Aviv per inveire contro il governo e chiedere un accordo sugli ostaggi, scrive il Times of Israel. Tra loro, Einav Zangauker, madre di uno degli ostaggi, Matan Zangauker, ancora in mano ad Hamas. La donna ha parlato in pubblico e ha accusto il primo ministro Benjamin Netanyahu di aver deliberatamente fatto deragliare i negoziati: sarò il tuo «peggior incubo» se non riuscirai a riportare indietro vivo mio figlio, ha detto la donna.
«Hai detto che sei impegnato a riportare tutti i prigionieri a casa, ma stai pianificando di riportarne solo pochi e uccidere il resto con la pressione militare», ha proseguito. «Non ti sto minacciando, ti sto solo dicendo che non avrai perdono, né clemenza».
21:40
21:40
Blinken: «Israele ha raggiunto gli obiettivi a Gaza, ora serve un accordo»
«Israele ha raggiunto i suoi obiettivi militari fondamentali necessari per aiutare a garantire che il 7 ottobre non accada mai più: smantellare l'organizzazione militare di Hamas e occuparsi dei leader che erano responsabili.
Quindi, questo è il momento di porre fine a tutto questo in un modo che riporti a casa gli ostaggi». Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ai giornalisti al termine dei colloqui sulla Siria ad Aqaba, ribadendo la necessità di un accordo sui prigionieri ancora in mano ad Hamas.
«Nel frattempo, continuiamo a raddoppiare e triplicare gli sforzi per fornire assistenza alle persone che ne hanno bisogno», ha proseguito Blinken, riferisce il dipartimento di Stato Usa. «Abbiamo una missione Onu nel nord di Gaza, il che è molto importante in modo da poter avere occhi per capire cosa sta succedendo.
Quindi, anche mentre stiamo cercando di portare a termine l'accordo di cessate il fuoco e quello per gli ostaggi, stiamo spingendo per portare assistenza alle persone che ne hanno bisogno», ha concluso.
21:25
21:25
Kiev: «Aiuti umanitari alla Siria per prevenire una crisi alimentare»
L'Ucraina si sta preparando a inviare aiuti umanitari in Siria per «aiutare a prevenire una crisi alimentare». Lo ha annunciato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky il quale ha affermato che Kiev contribuirà alla stabilizzazione della Siria dopo la caduta di Assad.
«Siamo pronti ad aiutare la Siria a prevenire una crisi alimentare», ha detto Zelensky, secondo quanto riferisce il Kyiv Independent.
«Anche attraverso il programma umanitario Grain from Ukraine. Ho dato istruzioni al governo di organizzare le consegne di cibo in collaborazione con le organizzazioni internazionali e i partner disposti ad aiutare».
Zelensky ha invitato i partner globali a contribuire a garantire una pace stabile in Siria, che ha sopportato anni di guerra civile «accesa con il coinvolgimento della Russia».
21:23
21:23
Al Jolani: «In Siria ci saranno elezioni»
Il nuovo governo della Siria dovrà prevedere nel suo programma lo svolgimento di elezioni. Questa la promessa formulata dal leader jihadista armato Ahmad Sharaa (noto come Abu Muhammad al-Jolani) che controlla buona parte del Paese.
Una promessa formulata ai microfoni di Al Jazeera e giunta, non a caso, proprio mentre dal vertice di Aqaba giungeva la richiesta di costituire in Siria un «governo inclusivo» in un Paese, almeno formalmente, «unito» e «stabile». Nella città giordana sul Mar Rosso si sono incontrati i ministri degli esteri di Turchia, principale sponsor di Sharaa, degli Stati Uniti, di altri paesi occidentali e arabi, molti dei quali vicini a Israele.
Nel giorno in cui l'Isis ha rialzato nuovamente la testa nella Siria centrale, uccidendo sei pastori, proprio Israele ha proseguito la sua campagna di raid aerei contro obiettivi militari nelle aree a siriane a ridosso del poroso confine col Libano, dove gli Hezbollah appaiono sempre più accerchiati e indeboliti.
Finora nessuna condanna netta alle azioni di Israele è arrivata da Sharaa e dai suoi colonnelli, che guidano fino a marzo «un governo di transizione» monocolore, formato nei giorni scorsi senza consultarsi le altre forze politiche siriane. Sharaa ha detto di non essere in conflitto con Israele e che le sue forze non sarebbero comunque in grado di condurre una campagna (militare) contro lo Stato ebraico. L'ex leader qaidista, che vuole apparire come moderato, ha aggiunto che in passato Israele ha operato in Siria con il pretesto della presenza dell'Iran, ma che ora, dopo la partenza degli iraniani, «non ci sono più scuse per un intervento straniero».
Anche la Russia riduce la sua decennale presenza militare diretta in Siria. Mosca ha annunciato il ritiro dal nord del paese, al confine con la Turchia, e dalle regioni montagnose della costa, mantenendo per ora le due basi sul Mediterraneo, quella navale di Tartus e quella aerea di Hmeimim (Latakia).
In un contesto di veloce stravolgimento degli equilibri regionali preesistenti al 7 ottobre 2023, il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha ammesso che con la dissoluzione del potere siriano, incarnato da più di mezzo secolo dalla famiglia Assad, il fronte filo-iraniano in Siria è stato fortemente indebolito. «Hezbollah ha perso la via di rifornimento (militare) attraverso la Siria», ha detto Qassem. «Ma questo è un piccolo dettaglio che potrebbe cambiare nel tempo. Questa rotta può essere ripristinata con il nuovo potere, così come possiamo trovare nuovi mezzi», ha aggiunto il leader sciita.
Sulle ceneri della presenza iraniana e russa in Siria, Stati Uniti, Israele e i loro alleati sembrano voler costruire un patto politico con gli attuali signori di Damasco, dove oggi la Turchia ha intanto riaperto la sua ambasciata.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken, presente ad Aqaba dopo esser stato anche nel vicino Iraq, ha ammesso che Washington ha avuto «contatti diretti» con Hayat Tahrir ash Sham (Hts), principale forza armata dell'offensiva filo-turca scattata il 27 novembre scorso contro le forze governative, iraniane e russe.
Hts è però da anni inserita nella lista Usa, Ue e Onu delle «formazioni terroristiche». Anche i russi, che affermano di voler rimanere in Siria per «combattere il terrorismo», stanno negoziando con Hts la loro permanenza a Tartus e Latakia.
21:22
21:22
Unicef: «Stop allo spargimento di sangue dei bimbi a Gaza»
Un'azione globale urgente per porre fine alle sofferenze quotidiane dei bambini di Gaza, che continuano ad affrontare spargimenti di sangue, fame, malattie e freddo. E' l'appello lanciato dalla direttrice dell'Unicef, Catherine Russell.
Giovedì «in un altro devastante attacco al campo di Nuseirat, nel centro di Gaza, 33 persone sarebbero state uccise - tra cui almeno 8 bambini - e 50 ferite dagli attacchi aerei. L'ultima violenza si aggiunge alla sconcertante cifra di oltre 160 bambini uccisi a Gaza in poco più di un mese. Si tratta di una media di 4 bambini al giorno dall'inizio di novembre», afferma Russell.
«Il mondo non può distogliere lo sguardo quando così tanti bambini sono esposti quotidianamente a spargimenti di sangue, fame, malattie e freddo. Chiediamo con urgenza a tutte le parti in conflitto, e a coloro che hanno influenza su di esse, di intraprendere un'azione decisiva per porre fine alle sofferenze dei bambini, di rilasciare tutti gli ostaggi, di garantire il rispetto dei diritti dei bambini e di aderire agli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario», ha aggiunto.
La Russell ha quindi sottolineato che «i bambini non hanno iniziato questo conflitto e non hanno il potere di fermarlo, eppure stanno pagando il prezzo più alto con le loro vite e il loro futuro».
21:21
21:21
Hezbollah: «Perse le forniture militari attraverso la Siria»
Il capo degli Hezbollah libanesi ha ammesso che il suo gruppo non può più ricevere rifornimenti militari attraverso la Siria, in seguito alla caduta del suo alleato Bashar al-Assad, rovesciato dai ribelli.
«Hezbollah sta perdendo una linea di rifornimento militare attraverso la Siria, ma questa perdita rimane un dettaglio nel contesto dell'azione della resistenza» contro Israele, ha dichiarato Naïm Qassem in un discorso televisivo, aggiungendo che 'la resistenza deve adattarsi alle circostanze'. Il gruppo filo-iraniano ha sostenuto militarmente Bashar al-Assad durante più di un decennio di conflitto in Siria.
21:18
21:18
Segnali di un ponte aereo russo verso la Libia
«Stiamo assistendo alla creazione di un vero e proprio ponte aereo tra Russia e Libia. Due aerei Ilyushin-76TD (...) appartenenti al Ministero delle Situazioni di Emergenza (che svolgono frequentemente missioni anche per conto del Ministero della Difesa) stanno effettuando voli alternati tra la Russia e la Libia orientale (in particolare la base aerea di Al Khadim, situata a est di Bengasi)». Lo segnala da ieri Itamilradar, un sito di monitoraggio specializzato nel tracciamento dei voli militari e di pattugliamento nel Mediterraneo.
«È noto che risorse e personale militare russi, precedentemente associati al Gruppo Wagner e ora parte del cosiddetto 'Corpo Africano Russo'» (Russian Afrika Korps), «sono presenti in Libia. Inoltre, l'attenzione di Mosca si è spostata verso la Cirenaica, soprattutto dopo la situazione creatasi in Siria, a causa della possibilità di installare sia una base aerea che una navale nella regione», aggiunge Itamilradar. «Questi voli sono possibili solo perché la Turchia rimane l'unico membro della Nato che non ha chiuso il proprio spazio aereo agli aerei russi», ricorda il sito.
20:59
20:59
Israele cerca la salma della leggendaria spia Eli Cohen
Le informazioni che riuscì a passare al suo Paese diedero un contributo talmente prezioso da consentire la vittoria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Ora Israele, con la caduta di Assad e la Siria nel caos, sta cercando di recuperare le spoglie della leggendaria spia del Mossad, Eli Cohen, scoperto, e impiccato in pubblico nella piazza centrale di Damasco nel maggio del 1965. Secondo il quotidiano libanese al Akhbar, Gerusalemme sta negoziando con i siriani e altri Paesi per scoprire dove fu sepolto Cohen, approfittando della caduta del regime di Assad.
La vita e l'attività di spionaggio di Cohen in Siria, Paese acerrimo nemico di Israele, che gli valsero il titolo di eroe nazionale, oltre ad essere raccontata dai libri di storia, è stata adattata recentemente nella famosa serie Netflix 'The Spy'. Cohen non era solo una spia, era una figura conosciuta e rispettata nell'élite siriana: partecipava a eventi sociali, coltivava legami di alto livello e manteneva contatti anche con Amin al-Hafez, l'allora presidente della Siria.
La sua vicinanza ai vertici gli consentiva di accedere a informazioni riservate inaccessibili a chiunque altro. Uno dei successi di intelligence più significativi fu la raccolta di informazioni sul dispiegamento delle forze siriane sulle alture del Golan. L'agente del Mossad sotto copertura riuscì a visitare i posti di blocco militari, fingendo di interessarsi alle condizioni di vita dei soldati e suggerendo, amichevolmente, di piantare alcuni alberi vicino alle postazioni per offrirgli ombra: proprio quegli alberi, tre anni dopo, furono utilizzati dall'Idf come punti di riferimento per gli attacchi durante la Guerra dei Sei Giorni.
Cohen riuscì a scoprire e rivelare al suo Paese anche dettagli sugli armamenti inviati in Siria dall'Unione Sovietica, e su come si coordinava Damasco con gli altri Paesi arabi. Non solo: ottenne informazioni di valore sui piani siriani per deviare le sorgenti del fiume Giordano, in modo da compromettere l'approvvigionamento idrico di Israele.
Eli Cohen, nato nel 1924 ad Alessandria d'Egitto, in una famiglia ebraica tradizionale, emigrò in Israele all'inizio degli anni '50 e si stabilì a Bat Yam. Con la sua personalità carismatica, fu selezionato per lavorare come agente del Mossad all'inizio degli anni '60. Con il nome falso di Kamel Amin Thaabet, finse di essere un ricco uomo d'affari di origine siriana, tornato dall'Argentina per integrarsi nell'élite economica e sociale della Siria.
Le sue abilità sociali e l'alto quoziente intellettivo gli permisero di infiltrarsi in profondità nella buona società, diventando amico intimo di alti ufficiali militari e governativi. Fu scoperto nel 1965, quando l'intelligence di Hafez riuscì a localizzare le sue comunicazioni radio con Israele, messe in atto con attrezzature avanzate fornite dall'Unione Sovietica. Fu arrestato, interrogato e torturato, ma rimase in silenzio, rifiutandosi di rivelare qualsivoglia dettaglio. Fu impiccato pubblicamente. L'esecuzione scioccò Israele e lo trasformò in un eroe nazionale. Da allora la famiglia lotta per riportare i suoi resti in Israele.
20:58
20:58
Hezbollah al nuovo governo siriano: «Israele resti un nemico»
Il leader di Hezbollah in Libano, Naim Qassem, ha auspicato oggi che le nuove autorità siriane, che hanno spodestato il suo alleato Bashar al-Assad, «non normalizzino» le relazioni con Israele.
«Speriamo che il nuovo partito al potere veda Israele come un nemico e non normalizzi le relazioni con esso», ha detto Qassem in un discorso televisivo, il suo primo intervento pubblico da quando i ribelli islamisti hanno rovesciato Assad, che aveva il sostegno militare di Hezbollah durante la guerra civile iniziata dopo una repressione delle proteste antigovernative nel 2011.
Nel suo discorso, Qassem ha sostenuto che l'accordo di cessate il fuoco non significa che Hezbollah debba deporre le armi. L'accordo prevede che, nell'arco di 60 giorni, l'esercito libanese e le forze di pace delle Nazioni Unite si dispieghino nel Libano meridionale, mentre le forze militari israeliane e i militanti di Hezbollah si ritirino dalla zona di confine: Hezbollah a nord e le truppe israeliane nel loro Paese.
20:55
20:55
«Almeno 17 i morti nei raid israeliani a Gaza»
Almeno 17 persone sono morte in seguito a due attacchi israeliani su Gaza: lo riferisce la Protezione Civile. Il primo raid ha colpito la scuola Al-Majida Wasila, a ovest di Gaza City, che ospita gli sfollati: 7 le vittime, tra cui donne e bambini, e 10 i feriti.
Lo ha detto il portavoce della Protezione Civile, Mahmud Bassal. L'istituto è gestito dall'Onu. Un altro attacco, riferisce ancora il portavoce, ha preso di mira il municipio di Deir el-Balah, nel centro di Gaza: 10 i morti tra cui il sindaco.
Quest'ultimo - Diab Emad Ali Abd al-Rahman al-Jaro - era accusato di essere membro dell'ala militare di Hamas: è stato ucciso dall'esercito israeliano nella zona umanitaria della Striscia di Gaza centrale.
Secondo l'esercito, al-Jaro «ha partecipato attivamente alle operazioni del governo di Hamas nell'area di Deir al Balah, ha mantenuto contatti continui con i funzionari dell'ala militare e ha fornito assistenza in combattimento contro le truppe dell'Idf».
E' stato preso di mira mentre si trovava nell'edificio del comune che veniva utilizzato dagli miliziani di Hamas per pianificare e portare a termine attacchi contro le truppe a Gaza e contro Israele. Al-Jaro era sindaco di Deir al Balah, capo del Comitato di emergenza gestito da Hamas e responsabile dell'attività politica del gruppo nella zona, nonché di diversi uffici governativi.
20:54
20:54
L'Idf pubblica video di torture recuperati in una prigione di Hamas
«Hamas non è meno crudele di Assad», ha dichiarato il portavoce dell'Idf in lingua araba pubblicando video recuperati in una prigione di Hamas nel quartiere di lusso di Rimal a Gaza City, dove si possono vedere membri delle forze di sicurezza del gruppo terroristico mentre abusano dei prigionieri.
Nelle immagini si vedono miliziani di Hamas mentre scortano un prigioniero bendato e in ginocchio prima di gettarlo giù per le scale e picchiarlo violentemente. Un'altra clip mostra un prigioniero steso a terra in una cella claustrofobica larga quanto il suo corpo.
19:13
19:13
Ankara riapre l'ambasciata di Damasco dopo la caduta di Assad
La Turchia ha riaperto oggi la sua ambasciata a Damasco dopo 12 anni di chiusura, una settimana dopo che i ribelli hanno rovesciato il presidente Bashar al-Assad.
La bandiera turca è stata issata sulla missione diplomatica alla presenza del nuovo incaricato d'affari Burhan Koroglu. Rappresentanti del governo di transizione dei ribelli erano presenti alla cerimonia presso l'ambasciata nel quartiere Rawda della capitale, che ospita anche altre missioni diplomatiche. La Turchia sostiene da tempo i gruppi ribelli in Siria.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan aveva annunciato ieri che Koroglu e il personale erano partiti per Damasco e che l'ambasciata sarebbe stata «operativa» il giorno successivo. L'ambasciata di Damasco è stata chiusa il 26 marzo 2012, un anno dopo l'inizio della guerra civile siriana, a causa del deterioramento della situazione della sicurezza.
17:20
17:20
«Contatti diretti tra Usa e i siriani di Hts»
Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, afferma che gli Stati Uniti hanno avuto "contatti diretti" con la principale fazione dei ribelli Hts che ha spodestato il regime di Assad in Siria.
Blinken ha inoltre dichiarato che, durante i colloqui tenutisi oggi in Giordania, i diplomatici arabi, occidentali e turchi hanno concordato sulla necessità di un governo "inclusivo" in Siria dopo il rovesciamento di Bashar al-Assad.
Il segretario di Stato Usa ha detto ai giornalisti che ai colloqui seguirà una dichiarazione congiunta in cui si afferma che "abbiamo concordato che il processo di transizione dovrebbe essere guidato dai siriani e di proprietà dei siriani e produrre un governo inclusivo e rappresentativo".
13:41
13:41
Attacco con un drone uccide un uomo nel sud del Libano
Secondo il media libanese al Mayadeen, vicino a Hezbollah, una persona è morta in seguito a un attacco con un drone israeliano a un veicolo nella zona di Al-Khardali, nel sud del Libano, vicino al confine.
13:40
13:40
«Colpiti terroristi vicino ai magazzini umanitari a Gaza»
Durante la notte scorsa, l'aviazione israeliana ha colpito «magazzini di armi e terroristi che lanciavano razzi verso Israele a 50 metri dai depositi di organizzazioni umanitarie internazionali nella Striscia di Gaza».
L'esercito ha sottolineato che prima dell'attacco sono stati presi numerosi provvedimenti per ridurre al minimo il rischio di danni sia ai magazzini di aiuti che ai civili.
13:21
13:21
«Un accordo per la tregua a Gaza forse prima di fine anno»
Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano saudita Al-Sharq che «c'è un'eccellente opportunità» per annunciare un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza.
La fonte ha affermato che «se Donald Trump riesce a impedire che Benjamin Netanyahu blocchi l'accordo, allora ci troveremo di fronte a un accordo di scambio in 3 fasi e ad un graduale accordo di cessate il fuoco, forse prima della fine dell'anno».
Fonti vicine ai negoziati hanno riferito al media che «ci sono progressi tangibili nei colloqui per il cessate il fuoco» e che «i negoziati vengono condotti in modo molto discreto».
12:17
12:17
«40 raid aerei israeliani durante la notte in Siria»
I caccia israeliani hanno condotto circa 40 attacchi aerei durante la notte, prendendo di mira ex postazioni militari siriane nella campagna di Damasco. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo di monitoraggio indipendente con sede nel Regno Unito.
L'Aeronautica (Iaf), secondo il rapporto, ha distrutto diversi obiettivi, tra cui un centro di ricerca a nord della capitale siriana. Tra gli obiettivi, nella regione orientale di Qalamoun, circa 90 chilometri a nord di Damasco, un deposito di armi, un aeroporto militare e tunnel sotterranei.
Intanto,oggi e domani l'Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas sarà in Giordania per partecipare a un incontro internazionale sulla Siria ospitato dal Regno di Giordania. Ad Aqaba l'Alta rappresentante discuterà degli sviluppi in corso in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, insieme ai ministri degli Esteri di Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Libano, Egitto, Lega degli Stati Arabi, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, oltre a Turchia Stati Uniti e all'inviato delle Nazioni Unite per la Siria.
I colloqui mireranno a sostenere un processo politico inclusivo, guidato dalla Siria e coerente con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A margine dell'incontro, Kallas terrà diversi incontri bilaterali.
Dal canto loro, le forze di sicurezza dell'Autorità nazionale palestinese hanno ucciso questa mattina un comandante della Brigata Jenin del gruppo terroristico della Jihad islamica. Lo riferiscono i media palestinesi. In seguito all'operazione ci sono stati scontri nella città della Cisgiordania. Il comandante Yazid Jaysa era ricercato sia dall'Anp che da Israele.
09:02
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Il punto alle 9.00
«Le bombe dell'esercito israeliano hanno fatto 150 mila vittime tra morti e feriti e distrutto l'80% di Gaza: siamo qui per essere ascoltati. Chiediamo di lavorare con noi per la creazione dei due Stati. Vogliamo vivere in sicurezza e prosperità in Palestina, con la sua capitale Gerusalemme Est. In pace, accanto allo Stato di Israele, che riconosciamo da 30 anni». In un'intervista al Corriere della Sera il leader dell'Anp Abu Mazen parla dei possibili sviluppi a Gaza. «Con Trump ho avuto una lunga telefonata e abbiamo discusso di una pace duratura con il coinvolgimento dell'Arabia Saudita - aggiunge - Ma i sauditi non vogliono la normalizzazione con Israele se prima Netanyahu non riconosce la Palestina». «C'è una risoluzione dell'Onu che prevede la liberazione degli ostaggi, il cessate il fuoco, il ritiro totale di Israele dalla Striscia. Non vogliamo un altro patto non ufficiale come quello stipulato tra Hamas e Israele nel 2007. È stato il tentativo di separare Gaza dallo Stato di Palestina. Siamo pronti a prendere il controllo della Striscia. Con Hamas? No, la Striscia deve essere guidata dall'Anp. Hamas fa parte del nostro popolo, non li escludiamo, ma non sono al governo». Il mandato d'arresto per Netanyahu? «Non vogliamo vendicarci per il genocidio a Gaza. Vogliamo usare solo vie politiche, diplomatiche e legali. Ci fidiamo delle corti e rispettiamo le loro decisioni». In Siria «spero che tutto finisca nel migliore dei modi per il popolo siriano a cui auguriamo unità sotto un'unica bandiera». Rispetto al 7 ottobre «ho condannato l'uccisione dei civili israeliani e poi quella dei palestinesi. La reazione israeliana è stata spropositata. Rischio radicalizzazione? Aiutateci perché non accada. Il nostro popolo ha visto cose indicibili. Contro la rabbia, usiamo l'istruzione: il tasso di analfabetismo in Palestina è uno dei più bassi al mondo, un record nella regione».