L'ascesa e la caduta di René Benko, il miliardario arrestato in Austria
Il fallimento del Gruppo Signa, avvenuto fra il 2023 e il 2024, è passato alla storia come il più grande nella storia economica europea. Il suo fondatore, l'austriaco René Benko, come riporta la Kronen Zeitung è ora finito in manette. Il motivo? Più di uno, secondo gli inquirenti austriaci. La Procura della Repubblica per gli Affari economici e la Corruzione (WKStA) al riguardo ha spiegato che Benko, fra le altre cose, avrebbe aggirato la massa fallimentare o, peggio, occultato una parte dei beni. Benko, ricordiamo, ha accumulato debiti per un totale di circa 30 miliardi di euro con circa 150 aziende. In Austria e all'estero, Svizzera compresa: la Banca Cantonale Grigione e Julius Bär, ad esempio, hanno perso rispettivamente decine e centinaia di milioni di franchi a causa di prestiti concessi al Gruppo e mai rimborsati. Anche Credit Suisse, nel frattempo acquistata da UBS, aveva concesso un prestito al Gruppo.
Nell'aprile del 2024, Julius Bär si è scusata con i suoi azionisti: nel 2023, infatti, la banca zurighese ha dovuto procedere a una rettifica di valore di 606 milioni di franchi concernente i crediti concessi a entità legate al Gruppo Signa, un intervento che ha portato a un dimezzamento dell'utile. La vicenda è costata il posto all'amministratore delegato Philipp Rickenbacher. Il Gruppo austriaco è rimasto schiacciato tra il rialzo dei tassi – che aveva fatto schizzare il costo del debito – e la crisi del mercato immobiliare commerciale innescata dalla pandemia. La fetta più consistente della sua esposizione? Nei confronti delle banche, che ne hanno finanziato le acquisizioni e i progetti di sviluppo immobiliare con crediti garantiti da pegni immobiliari.
Norbert Wess, l'avvocato difensore di Benko, ha confermato l'arresto al quotidiano Kurier. Senza tuttavia fornire ulteriori dettagli. I dirigenti di Signa, con il tirolese Benko in testa, sono indagati, penalmente, in quattro Paesi: detto dell'Austria, anche Germania, Liechtenstein e Italia hanno aperto dei fascicoli. Nello specifico, le procure di Vienna, Berlino, Monaco di Baviera, Vaduz e Trento stanno indagando su presunti reati commessi dai dirigenti e gravi frodi. È già stata effettuata una serie di perquisizioni domiciliari per raccogliere prove.
In Austria, la WKStA sta indagando sulla legalità della proroga di un prestito bancario poco prima dell'apertura della procedura di insolvenza per sospetto di frode. Secondo l'accusa, Benko avrebbe partecipato alle trattative nell'estate del 2023 e avrebbe falsificato la capacità economica e la disponibilità a pagare del Gruppo Signa. Ufficialmente, non ricopriva alcuna posizione all'interno di Signa. Sono state effettuate perquisizioni a Vienna e in Tirolo, anche nella villa di Benko a Innsbruck-Igls. Villa dove Benko è stato arrestato.
Allo stesso tempo, la WKStA sta indagando su Benko per sospetto crimine fraudolento. Il miliardario avrebbe venduto diversi beni, tra cui un'auto sportiva e armi da caccia, senza un adeguato corrispettivo, danneggiando così i creditori. Le autorità hanno anche iniziato a controllare l'hotel di lusso Chalet N a Lech am Arlberg.
Benko ha ricevuto crediti COVID in Austria per un totale di 1,2 milioni di euro durante la pandemia. Tuttavia, gli inquirenti sospettano che il denaro sia stato ricevuto impropriamente e utilizzato per spese di vita private, dato che lo chalet è stato spesso utilizzato dallo stesso Benko, dalla sua famiglia e dai suoi soci d'affari.