L'avvertimento della Polonia: «I gasdotti russi verso l'Europa vanno smantellati»

La guerra in Ucraina, è risaputo, ha portato a interruzioni di gas russo verso l'Europa. Interruzioni che, come avverte il presidente polacco, dovrebbero rimanere tali, anche qualora Kiev e Mosca dovessero raggiungere un accordo di pace. Andrzej Duda è stato chiaro, per non dire chiarissimo. Interpellato dalla BBC, il leader della Polonia ha dichiarato che i flussi di gas dalla Russia all'Europa occidentale «non dovrebbero mai essere ripristinati». A prescindere da quello che potrebbe succedere alla fine del conflitto.
Addirittura, secondo Duda, questi collegamenti – in particolare quelli del Nord Stream costruiti dal colosso russo Gazprom, inutilizzati dal 2022 – «dovrebbero essere smantellati». Il motivo? Se ciò succedesse, Paesi come la Germania «non sarebbero tentati di ripristinare le forniture russe per risollevare la propria economia in difficoltà», secondo il presidente polacco. «Posso solo sperare che i leader europei imparino la lezione dall'aggressione della Russia contro l'Ucraina e che facciano passare la decisione di non ripristinare mai più il pompaggio del gas attraverso questo gasdotti».
Facendo un passo indietro nel tempo, il Nord Stream 1 è stato chiuso nel 2022, mentre il Nord Stream 2 non è stato mai utilizzato a causa dell'invasione dell'Ucraina. Entrambi i cavi sono stati danneggiati, in seguito, nelle esplosioni avvenute nel settembre del 2022, di cui ancora ora non sono stati chiariti tutti i contorni.
Dopo la chiusura dei gasdotti, tuttavia, i prezzi del gas, in Europa, erano lievitati vertiginosamente. Motivo per cui, negli ultimi tempi, a ormai tre anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, alcuni politici del partito di estrema destra tedesco AfD hanno suggerito che i gasdotti Nord Stream dovrebbero «riprendere a funzionare». Una posizione, tuttavia, che il presidente polacco non solo non condivide, ma trova anche pericolosa.
«Credo che i gasdotti Nord Stream debbano essere smantellati», ha ribadito Duda. «Questo gasdotto rappresenta una minaccia molto grande per l'Ucraina, la Polonia e la Slovacchia, ma anche per altri Paesi dell'Europa centrale». Per il leader polacco, si tratta di «una minaccia dal punto di vista energetico e dal punto di vista militare, ma è anche un'enorme minaccia economica, perché mette in luce il dominio della Russia sull'Europa in senso economico».
Una situazione, insomma, che non migliorerebbe neanche in seguito a un accordo tra Mosca e Kiev. Accordo su cui, tra l'altro, Duda sembra essere ancora scettico. Nonostante il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia avanzato l'ipotesi di riuscire a portare a colloquio Ucraina e Russia, secondo il presidente polacco non si raggiungerà alcun accordo di pace senza la partecipazione di Kiev. «Lo dico nella mia veste di presidente e della Repubblica di Polonia, di Paese vicino all'Ucraina, e anche di presidente di un Paese che ha vissuto esperienze storiche molto dure. Parlo qui e mi riferisco alla Seconda Guerra Mondiale e a Yalta, dove non siamo stati inclusi in quei colloqui, dove sono stati presi certi accordi al di là delle nostre possibilità e poi ci siamo ritrovati dietro la cortina di ferro, dove, per quasi 50 anni, abbiamo fatto parte della sfera di influenza sovietica».
Detto in altre parole, per Duda, consentire alla Russia di mantenere il territorio occupato in Ucraina costituirebbe «una violazione del diritto internazionale». «La comunità internazionale non può accettare, ed è inaccettabile che Mosca prenda certi territori dell'Ucraina e li tenga con la forza. Non dobbiamo permettere alla Russia di vincere questa guerra».