Il rapporto

Le accuse di Human Rights Watch all'IDF

L'ong, attiva in tutto il mondo in difesa dei diritti umani, ha pubblicato i risultati di quattro indagini riguardanti l'uccisione di otto palestinesi in Cisgiordania da parte delle Forze israeliane – «Non rappresentavano alcun pericolo immediato: uso illegale e discriminatorio della forza»
©ATEF SAFADI
Red. Online
09.05.2024 09:30

Fra il 6 luglio 2022 e il 19 ottobre 2023 le Forze israeliane di difesa (IDF) attive in Cisgiordania, «hanno ingiustamente ucciso o deliberatamente giustiziato palestinesi che non rappresentavano un'apparente minaccia per la sicurezza». Lo afferma, sulla base di informazioni raccolte su quattro casi specifici, Human Rights Watch. Negli ultimi mesi l'ong, attiva in tutto il mondo in difesa dei diritti umani, ha analizzato otto decessi avvenuti, appunto, in quattro eventi: in tutti i casi «è stato riscontrato un utilizzo illegale della forza letale da parte dell'IDF».

Da tempo, si legge nell'indagine, «Human Rights Watch e altri gruppi per i diritti umani documentano l'uso illegale ed eccessivo della forza letale da parte delle forze israeliane in Cisgiordania e l'incapacità del governo israeliano di chiedere conto ai responsabili. Secondo le Nazioni Unite, nel 2023 le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso in Cisgiordania un numero di palestinesi più che doppio rispetto a qualsiasi altro anno dall'inizio della raccolta sistematica dei dati nel 2005, e il tasso di uccisioni è stato ancora più alto nel primo trimestre del 2024».

La documentazione

Le indagini condotte da Human Rights Watch si sono protratte fra maggio e novembre 2023, e hanno visto l'ong intervistare 14 testimoni e 6 familiari di vittime di sparatorie mortali da parte delle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania. Ma non solo. Human Rights Watch ha potuto anche visionare le cartelle cliniche delle vittime, verificando poi i video raccolti sui luoghi delle sparatorie e le notizie pubblicate su differenti canali social. In alcuni casi, l'ong è stata in grado di recarsi sul posto per analizzare la scena. I dati raccolti, anche grazie alle autopsie, hanno permesso di ricostruire in dettaglio gli ultimi istanti degli otto palestinesi uccisi dall'IDF. Qui il rapporto completo.

A Tulkarem, ad esempio, racconta HRW, durante un'operazione di ricerca e arresto avvenuta il 19 ottobre, le forze israeliane hanno colpito e ucciso il quindicenne Taha Mahamid e, pochi minuti dopo, hanno ferito mortalmente suo padre, Ibrahim, andato a recuperare il corpo del figlio. Video mostrano che nessuno dei due portava con sé un'arma: gli spari, inoltre, sono avvenuti in un momento in cui non c'erano scontri attivi nell'area. Escludendo, dunque, la possibilità che a colpire i due siano stati proiettili vaganti. 

Taha Mahamid, ucciso dalle IDF il 19 ottobre 2023. © Human Rights Watch
Taha Mahamid, ucciso dalle IDF il 19 ottobre 2023. © Human Rights Watch

In un altro caso su cui Human Rights Watch ha indagato, le forze israeliane a Jenin hanno «sparato ripetutamente contro Sidqi Zakarneh, 29 anni», freddandolo «mentre strisciava a terra ferito». I video hanno mostrato che non stava partecipando agli episodi di violenza in corso nella zona e non sembrava avere con sé armi.

Dopo il 7 ottobre, ma anche prima

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel 2023 le forze israeliane hanno ucciso 492 palestinesi, tra cui 120 bambini, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Questa cifra, evidenzia l'indagine di Human Rights Watch, è più del doppio rispetto a qualsiasi altro anno da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a documentare sistematicamente le vittime. Circa 300 palestinesi sono stati uccisi nei tre mesi successivi agli attacchi del 7 ottobre contro Israele guidati da Hamas, anche se l'aumento delle uccisioni risale al 2022. Il 2024, sottolinea l'ong, sta vedendo un ulteriore incremento, con 131 palestinesi uccisi in Cisgiordania tra il 1. gennaio e il 31 marzo 2024. Tra il 7 ottobre 2023 e il 18 marzo 2024, le forze israeliane hanno condotto una media mensile di 640 perquisizioni e arresti e altre operazioni in Cisgiordania, quasi il doppio rispetto alle 340 operazioni di questo tipo dei primi nove mesi del 2023, secondo i dati OCHA. Queste operazioni hanno portato all'uccisione di 304 palestinesi, su un totale di 409 uccisi dalle forze israeliane durante questo periodo. Nel 2023 sono aumentate anche le uccisioni di civili israeliani in Cisgiordania, saliti a 25: la cifra più alta in almeno 15 anni.

Un uso discriminatorio della forza

«Nonostante decenni di frequenti uccisioni illegali di palestinesi in situazioni di polizia, le autorità israeliane continuano a usare tattiche che violano le norme internazionali sui diritti umani», si legge nel rapporto di Human Rights Watch. A partire dal dicembre 2021, secondo una pubblicazione di Haaretz, i soldati israeliani sono autorizzati a sparare ai palestinesi in fuga se questi hanno precedentemente lanciato pietre o bombe molotov e questo anche se non rappresentano più una minaccia. Eppure, evidenzia l'ong, «le forze di sicurezza israeliane non usano un modello simile di forza letale illegale contro gli ebrei israeliani, nemmeno durante le manifestazioni violente, comprese quelle dei coloni della Cisgiordania, che comportano il lancio di pietre e il blocco delle strade. Ciò indica che l'uso illegale ed eccessivo della forza da parte delle autorità israeliane è discriminatorio e viene utilizzato per promuovere la loro politica di mantenimento del dominio degli ebrei israeliani sui palestinesi».

Anche quando denunciato, l'uso illegale della forza raramente comporta conseguenze per gli autori. E mai serie. Il gruppo israeliano per i diritti Yesh Din ha scoperto che tra il 2017 e il 2021, «meno dell'uno per cento delle denunce di violenze commesse da parte dell'IDF ai danni di palestinesi sono sfociate in incriminazioni penali. Solo tre soldati sono stati condannati per aver ucciso dei palestinesi, e tutti hanno ricevuto brevi sentenze di servizio civile».

«Sostegno è complicità»

Human Rights Watch ha scritto in due occasioni, l'8 agosto 2023 e il 23 aprile 2024, alle Forze di difesa israeliane, ponendo domande sugli otto morti dei quattro casi menzionati e sulle regole militari relative all'uso della forza, ma non ha ricevuto risposta a nessuna delle due richieste. 

Il ricercatore senior su crisi e conflitti di Human Rights Watch, Richard Weir, ha commentato: «Le forze di sicurezza israeliane non solo uccidono illegalmente i palestinesi a Gaza, ma anche in Cisgiordania, anche giustiziando deliberatamente palestinesi che non rappresentavano una minaccia apparente. Queste uccisioni stanno avvenendo a un livello senza precedenti, in un ambiente in cui le forze israeliane non temono che il loro governo le ritenga responsabili». Nell'indagine, l'ong lancia un appello: «I governi dovrebbero sospendere l'invio di armi e altri supporti militari a Israele a causa del rischio di complicità in gravi abusi in Palestina, intraprendere azioni per garantire l'assunzione di responsabilità, compreso il sostegno all'indagine della Corte penale internazionale sui gravi crimini commessi in Palestina e imporre sanzioni mirate contro i responsabili di gravi abusi. Le pratiche permissive e discriminatorie del governo israeliano sull'uso della forza e l'impunità endemica sono un aspetto dell'apartheid e della violenza strutturale che i palestinesi affrontano ogni giorno».

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