L'analisi

Le elezioni in Ucraina e il possibile successore di Zelensky

Donald Trump, sposando la narrazione russa, ha affermato che il leader ucraino è un «dittatore» che ha impedito le votazioni: ma oggi in Ucraina chi è più popolare di Zelensky? E soprattutto, quando si potranno tenere le elezioni?
©SERGEY DOLZHENKO
Michele Montanari
25.02.2025 12:30

La questione delle elezioni in Ucraina è tornata prepotentemente sotto ai riflettori in seguito al duro attacco di Donald Trump a Volodymyr Zelensky. Il presidente USA, lo scorso 19 febbraio, ha accusato il suo omologo ucraino di essere un «dittatore» che ha impedito le elezioni nel suo Paese. E non solo, Trump ha pure affermato che l’indice di gradimento del leader di Kiev è sceso al 4%, mentre un recente sondaggio del Kyiv Institute of Sociology assegna a Zelensky un 57%. Ovviamente, l’uscita vicina alla propaganda russa del tycoon ha suscitato aspre polemiche, con gran parte dei media internazionali corsi a riversare fiumi di inchiostro per spiegare il motivo delle mancate votazioni, le quali avrebbero dovuto tenersi il 31 marzo del 2024.

Riassumendo molto sinteticamente (qui un approfondimento), in Ucraina è stata dichiarata la legge marziale in seguito all’invasione ordinata dal presidente russo Vladimir Putin e, come prevede la Legislazione, le elezioni sono state sospese fino a nuovo ordine. Non solo quelle presidenziali, ma pure quelle per il rinnovo della Verkhovna Rada (il parlamento ucraino), che avrebbero dovuto tenersi nel 2023.

Nonostante la popolarità del leader di Kiev sembri ancora solida, lo stesso Zelensky si è detto pronto a dimettersi in cambio dell’adesione del suo Paese alla NATO: «Se serve che lasci questa sedia, sono pronto a farlo e posso anche scambiare la mia posizione con l'adesione dell'Ucraina alla NATO. Sarei felice di rinunciare alla presidenza se fosse per la pace dell'Ucraina».

Il capo di Stato è stato però bruscamente riportato alla realtà da Michael Waltz, il consigliere alla sicurezza nazionale di Donald Trump, che ieri, citato da Bloomberg, ha fatto sapere che l'adesione dell'Ucraina all’alleanza atlantica «non è sul tavolo» dei negoziati di pace. Anche perché è praticamente impossibile pensare che la Russia possa iniziare le trattative di fronte a una proposta del genere.

Nonostante l’ipotesi di elezioni in Ucraina sembri appartenere alla fantascienza, certo è che Zelensky non è particolarmente apprezzato (eufemismo) da Donald Trump e soci, i quali, proprio come i russi, hanno fatto intendere di volere nuove votazioni. In questo senso, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, a margine dei colloqui tra Washington e Mosca tenutisi la scorsa settimana in Arabia Saudita, ha affermato che il presidente Vladimir Putin è pronto a sedersi a un tavolo, ma prima devono essere presi in considerazione «gli aspetti legali relativi alla legittimità» di Zelensky, gettando ombre sul suo ruolo di capo di Stato. Di più, ieri lo stesso Putin ha sottolineato che il «capo del regime di Kiev» «ha dei problemi, visto che il consenso per lui è la metà di quello per Zaluzhny», riferendosi all'ex capo delle forze armate ucraine.

Qualora l'Ucraina dovesse tenere votazioni presidenziali, dovrà prima di tutto affrontare numerose sfide relative alla sicurezza e alla logistica di un Paese devastato dalla guerra, il che potrebbe richiedere anche un anno, nella migliore delle ipotesi, dalla fine delle ostilità.

I continui attacchi russi contro i centri abitati ucraini, con bombe, missili e droni, rendono impossibile garantire la protezione dei civili, per non parlare dell'impresa di organizzare strutture per le votazioni destinate ai soldati impegnati in prima linea. Una tregua sembra il requisito minimo per poter indire le elezioni, dopo aver revocato la legge marziale. Secondo la legislazione ucraina, a partire dalla revoca, dovranno trascorrere 90 giorni prima che si tengano le elezioni presidenziali, dai 54 a 60 giorni prima delle elezioni parlamentari e 50 giorni prima delle elezioni locali.

Tuttavia, sottolinea il Kyiv Independent, si prevede che i preparativi per le votazioni possano richiedere molto più tempo: stando ai dati dell'ONU, infatti, oltre 6 milioni di ucraini hanno lasciato il Paese a causa della guerra e sono attualmente rifugiati all'estero. Altri 3,6 milioni, invece, sono sfollati all'interno del Paese. Per non parlare, poi, dei territori ucraini occupati illegalmente dalle forze russe, dove vivono milioni di cittadini ucraini. E ancora, molte infrastrutture elettorali, come le scuole, sono state distrutte in numerose aree del territorio controllato dall'Ucraina a causa degli attacchi russi.

Ma, una volta risolti tutti i problemi, chi potrebbero essere i possibili candidati alla successione di Zelensky? Impossibile prevedere quando finirà la guerra e chi si presenterà alle elezioni, ma ci sono almeno due personaggi che oggi sembrano godere di grande popolarità: il già citato ex capo delle forze armate, oggi ambasciatore nel Regno Unito, Valeri Zaluzhny, e il capo dei servizi segreti militari Kyrylo Budanov.

Zaluzhny non ha mai annunciato l'inizio di una carriera politica e ha eluso le domande su una possibile corsa alla presidenza. Eppure, secondo il Kyiv Independent, alcuni esperti lo vedono come un potenziale successore di Zelensky. Lo scorso febbraio, l’ambasciatore era in cima a un sondaggio ucraino con un indice di gradimento del 94%, molto più alto rispetto all’attuale presidente. Lo stesso Putin lo ha indicato come più apprezzato di Zelensky. Nominato comandante delle forze armate nel 2021, Zaluzhny ha guadagnato il favore dei militari e della popolazione civile grazie al suo ruolo nella guida della resistenza militare contro la Russia. È stato destituito nel febbraio 2024 dopo una rottura con Zelensky, in quanto cercava di aprire una strada per negoziare la fine di una guerra da lui ritenuta insostenibile militarmente, mentre il leader di Kiev cercava di ottenere gli aiuti americani per portare avanti la controffensiva. Dopo l’allontanamento dalle forze armate, Zelensky lo ha nominato ambasciatore ucraino nel Regno Unito.

Budanov, classe 1986, è invece stato nominato capo dell'intelligence militare (GUR) nell'agosto 2020, diventando il più giovane capo dei servizi segreti del Ministero della Difesa della storia ucraina. Il 39enne è diventato molto noto durante la guerra contro le truppe di Putin, mentre la sua agenzia è considerata una delle istituzioni più competenti del Paese, con la conduzione di molteplici operazioni in Russia e nei territori ucraini. Tale sostegno all'intelligence militare e al suo capo ha portato a speculazioni sul suo possibile licenziamento. Sia Budanov che Zelensky hanno sempre smentito queste voci. Il capo dell’intelligence ha comunque sempre evitato di rispondere a qualsiasi domanda su una possibile carriera politica.

Queste sono solamente due possibilità, ad oggi, molto gettonate tra gli ucraini, ma c’è pure chi teme la formazione di un governo filo-russo. Zelensky dopo i colloqui tra USA e Russia a Riad ha affermato di aver rivisto lo stesso tentativo che Mosca cercò di mettere in atto per rimuoverlo dal potere e piazzare al suo posto un fantoccio del Cremlino. Esiste davvero questo rischio? Per gli osservatori ucraini l’ipotesi è irrealistica. In una intervista a Repubblica, l’ex ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba ha spiegato che «i candidati filo-russi non hanno alcuna possibilità di vincere le elezioni ucraine e quindi la Russia sarà a disagio in ogni caso. A Putin non piace Zelensky, ma se Trump crede che il rieletto Zelensky o un altro presidente dell'Ucraina rinunceranno facilmente ai territori ucraini o ad altre aspirazioni sta commettendo un errore. La leadership ucraina cercherà sempre di essere ragionevole ma senza oltrepassare le linee rosse». 

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