Le Faroe nuovamente sotto i riflettori per la caccia alle balene

Natura incontaminata, cascate che si tuffano nel mare, pittoreschi villaggi. Questa la bellezza che, tendenzialmente, accoglie i turisti che visitano le isole Faroe, nell'oceano atlantico del nord. Recentemente, però, qualche visitatore nel prezzo del biglietto ha trovato anche un altro spettacolo, decisamente più macabro. Domenica, i passeggeri a bordo di una nave da crociera britannica, mentre attraccavano al porto della capitale delle isole, Torshavn, si sono imbattuti in quello che, ormai da diverso tempo, viene considerato «il lato oscuro» delle Faroe. Nella loro lingua, si chiama «Grindadráp». Ed è la caccia a balene e delfini che avviene da tradizione sulle isole. Quasi 80 balene sono state massacrate nel porto della capitale, sotto gli occhi dei turisti che si apprestavano ad approdare sull'arcipelago. Lasciando l'acqua tinta di un colore rosso, inequivocabile. E l'episodio, ancora una volta, ha acceso i riflettori sulla «tradizionale caccia» a balene e delfini che avviene ogni anno, per diversi mesi, alle Faroe.
La tradizione controversa
Come dicevamo, non è la prima vola che si punta il dito contro l'arcipelago. Il «Grindadráp» è stato più volte etichettato come pratica controversa e non sostenibile, benché i funzionari governativi delle Faroe abbiamo più volte rimarcato di aver migliorato, nel corso degli anni, le tecniche di caccia. Caccia che, come dicevamo, per le isole corrisponde a una vera e propria tradizione. La vita sulle Faroe, così selvagge, non è mai stata semplice. E per secoli, infatti, gli isolani hanno potuto far affidamento quasi unicamente sul mare, per il loro sostentamento.
Oggi, il massacro di questi cetacei avviene nell'arco di diversi mesi, da aprile a ottobre, a seconda del tempo, spesso avverso. La situazione, però, rispetto al passato, è cambiata. Il mare, chiaramente, non è più l'unica risorsa. Sulle isole, ormai da tempo, si contano diversi supermercati moderni e ristoranti. Eppure, la caccia alle balene, ancora, non si è fermata. La loro carne il loro grasso vengono ancora distribuiti ai residenti, con l'idea che contengano sostanze nutritive. Anche se, a dirla tutta, gli esperti non sono dello stesso avviso. Anzi. Molti dei cetacei, al giorno d'oggi, contengono livelli di mercurio considerati pericolosi, così come metalli pesanti e sostanze inquinanti. Il che, va da sé, potrebbe causare svariati problemi alla salute umana. Inoltre, come riporta il Washington Post, secondo la sezione britannica della Whale and Dolphin Conservation, esisterebbe un legame diretto tra consumo di carne di balene pilota e malattie come Parkinson, ipertensione e arteriosclerosi. E a rischiare maggiormente sarebbero bambini e donne in gravidanza.
Sul suo sito, Visit Faroe Islands afferma che ogni anno vengono uccise circa 800 balene pilota, delle 100.000 che risiedono nelle acque delle isole. Finora, quest'anno, il governo faroese ha indicato di aver praticato l'uccisione di 646 esemplari di balene pilota. Tra cui vengono contate anche le 78 di domenica, e le 445 massacrate nella sola giornata del 14 giugno.
Non solo le balene
Ma ritorniamo all'episodio di domenica. «Siamo rimasti incredibilmente delusi dal fatto che questo massacro si sia verificato, in particolare in un momento in cui la nostra nave era nel porto. Abbiamo offerto le nostre sincere scuse a tutti coloro che si trovavano a bordo e che potrebbero aver assistito a questo spiacevole evento». Questo il messaggio scritto dalla compagnia britannica in un comunicato, che non ha mancato di prendere posizione. «Nonostante questa caccia tradizionale abbia avuto luogo per molti anni nelle Faroe per sostenere le comunità locali, ci opponiamo fermamente a questa pratica obsoleta, che riteniamo stia diventando commerciale, con carni vendute nei supermercati locali». Pur sostenendo, però, le ragioni per cui la compagnia continua a inserire le Faroe tra le destinazioni delle crociere. «Non sosteniamo la caccia venendo qui. Ne approfitteremo sempre per ricordare alle autorità che i turisti vogliono ammirare la fauna selvatica e non assistere alla sua uccisione».
Secondo alcuni, come John Hourston, il fondatore della Blue Planet Society, un gruppo che si occupa di porre fine alla mattanza di cetacei, la compagnia «avrebbe dovuto sapere» a cosa stava andando incontro. «Se vai alle Isole Faroe a luglio, cosa ti aspetti?», ha aggiunto Hourston, ricordando che oltre alle balene, i cacciatori prendono di mira anche delfini e orche. Ma sebbene dopo il massacro avvenuto nel settembre del 2021, dove gli isolani hanno ucciso più di 1.400 delfini bianchi, sia stato posto un tetto massimo di 500 esemplari all'anno, per le balene pilota sembra ancora impossibile prevedere un numero fisso di uccisioni all'anno. «È una barbarie, una tortura. Quei turisti avranno bisogno di un consulto psicologico dopo aver visto quel massacro», ha infine dichiarato Hourston.