Collezionismo

Le figurine Panini non sono mai state così care

L'inflazione continua a incidere nelle nostre vite e anche gli hobby ne risentono: in Inghilterra un singolo pacchetto di «figu» è aumentato del 12,5% – La parola a Gianni Bellini
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Matteo Generali
01.09.2022 15:00

Figurine, ma quanto costate? Per colpa dell’inflazione, un fenomeno oramai globale, i costi necessari per il completamento di un album formato da 670 ritratti possono superare i mille dollari, con il rischio di spingersi anche più su in base al totale di «pezzi» comprati. Lo riporta Bloomberg, che ha ricostruito l’impatto dell’incremento dei prezzi anche sull’hobby più amato dagli appassionati di calcio di tutto il mondo.

Un rincaro del costo dell’iconico pacchetto Panini, va detto non a causa dell’inflazione, vi fu anche tra i Mondiali del 2014 e quelli del 2018: in Inghilterra del 60 % mentre in Brasile, addirittura, del 100 %.

Con l’album di figure Panini dell’ultimo Mondiale, Russia 2018, l’azienda aveva centrato l’equivalente di 1 miliardo di dollari a livello di vendite: secondo un calcolo dell’università di Cardiff, in quel periodo servivano 4.832 figurine per completare l’album, un investimento pari già allora a circa 900 dollari. Quattro anni dopo, un appassionato potrebbe trovarsi a spendere 1.160 dollari per terminare la collezione, per un rialzo di oltre 250 dollari da un’edizione all’altra.

L’uomo della figurina

Bene, anzi male. Nella vicina Penisola, da dove proviene l’azienda Panini, e in Svizzera qual è la situazione?

Per capirne di più ci siamo rivolti a Gianni Bellini, consacrato dal Times come uno dei più grandi collezionisti di figurine al mondo.

Il nostro interlocutore esordisce dicendo che, tante volte, questi dati sono falsati in quanto si specula sul fatto che il singolo appassionato, o semplice compratore, non faccia scambi e debba dunque comperare molti pacchetti: «Alla base di questa passione – chiarisce Bellini – non vi sono i soldi, bensì la volontà di intrecciare rapporti, talvolta con persone d’oltre oceano, al fine di scambiare quante più figurine possibili». 

Da noi, in Italia, l’album non è ancora stato messo in vendita, c’è poco interesse e penso verrà pubblicato solamente a ridosso dell’inizio del torneo
Gianni Bellini, collezionista di figurine

Il secondo Mondiale di fila senza cugini

Bellini, italiano, intanto vivrà un altro Mondiale senza la propria nazionale? Fare l’album sarà diverso? «Sicuramente – ribadisce – sapere di non trovare figurine della propria nazionale è una delusione. Aprire un pacchetto e trovare un Azzurro è un’emozione ancora maggiore rispetto a quella di un giocatore, diciamo così, normale. Da noi, in Italia, l’album non è ancora stato messo in vendita, c’è poco interesse e penso verrà pubblicato solamente a ridosso dell’inizio del torneo».

Ma ad oggi Gianni Bellini è più appassionato di figurine o di calcio? Il collezionista risponde senza esitare: «Le figurine! Il calcio non è più quello di una volta. Un tempo era un rito quasi obbligato: accomodarsi sul divano la domenica alle 15. Oggi, per contro, a causa delle partite a spezzatino, ovvero il venerdì, sabato e domenica, addirittura il lunedì, al pomeriggio come la sera, la situazione è diventata insostenibile. Qualora uno si abbonasse a una pay-TV che trasmette le partite, beh, sarebbe obbligato a passare il fine settimana in poltrona. Sono fiero di non essere tra queste persone». 

Lo strano accostamento Perù-Huggel

Ma una curiosità riguardo alla nostra nazionale, la Svizzera, il re delle figurine può svelarcela? «In effetti sì» conclude Bellini. «Per il mondiale in Russia del 2018, in una raccolta edita in Perù, nella sezione dedicata alla nazionale rossocrociata c’era l’immagine di un calciatore che si era ritirato da 5 anni. Il nome? Benjamin Huggel. A rendere il tutto più esilarante è che il giocatore lo conobbi per davvero, a Zurigo, quando fui invitato per il lancio dell’album di Russia 2018, proprio l’edizione in cui appare Benjamin, sebbene soltanto sull’edizione peruviana».

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