Le inquietanti voci su una guerra tra Stati Uniti e Corea del Nord

«Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone si stanno preparando alla guerra con la Corea del Nord». Sono le accuse lanciate ieri dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che, in una conferenza stampa delle Nazioni Unite, ha affermato come questo «nuovo blocco militare riunito dagli Stati Uniti» stia sviluppando l’attività militare e conducendo esercitazioni su larga scala. USA, Corea del Sud e Giappone hanno però già spiegato che le loro esercitazioni militari combinate hanno natura «difensiva» e sono necessarie per far fronte alle crescenti minacce nucleari nordcoreane.
Secondo il diplomatico russo, tuttavia, la retorica della Corea del Sud «è diventata ancora più ostile nei confronti di Pyongyang. Anche in Giappone sentiamo una retorica aggressiva». Per Lavrov l'obiettivo del blocco militare è chiaro: «Si stanno preparando per la guerra con la Corea del Nord».
La settimana scorsa, ricorda la Associated Press, i tre Paesi hanno condotto esercitazioni navali combinate che hanno coinvolto una portaerei statunitense, dopo che il leader nordcoreano Kim Jong-un ha avviato una serie di test missilistici e da mesi lancia minacce dai toni bellicosi verso Seul, evocando ripetutamente lo spettro nucleare. Gli alti diplomatici di USA, Corea del Sud e Giappone si sarebbero incontrati a Seul per discutere del peggioramento dei rapporti con Pyongyang e delle crescenti tensioni nella regione asiatica. Nel frattempo, la cooperazione tra Putin e Kim Jong-un sembra sempre più solida: stando a diversi rapporti, l’ultimo dei quali a firma britannica, la Russia si starebbe rifornendo di armamenti nei porti nordcoreani. Lo stesso Lavrov ha affermato che le relazioni tra i due Paesi «procedono bene e si stanno sviluppando in modo piuttosto attivo».
Kim è uno dei pochi leader mondiali che sostengono apertamente la guerra innescata dal Cremlino in Ucraina e l’allineamento tra Mosca e Pyongyang sta sollevando preoccupazioni a livello internazionale. La Corea del Nord è stata accusata da più parti di fornire missili balistici alla Russia, probabilmente in cambio di assistenza economica e tecnologia militare. Tuttavia, entrambi i Paesi hanno negato le accuse sulle spedizioni di armamenti per la guerra in Ucraina.
Lavrov ha inoltre fatto un ardito paragone tra le affermazioni di Kim, secondo cui la Corea del Nord non cercherà un'unificazione pacifica con il Sud, alla dichiarazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per il quale non ci sarà mai uno Stato palestinese dopo la guerra tra Israele e Hamas.
«È terribile quando, invece di unirci, abbiamo tendenze che ci dividono. Eppure, questo è un processo sistematico in molte regioni e il principale responsabile di questa tendenza è chi crede di essere il padrone dell’universo», ha affermato il politico russo, riferendosi chiaramente a Washington e alle ex potenze coloniali, ossia i Paesi che «per mezzo millennio hanno insegnato agli altri come vivere».
Le accuse di Lavrov vanno in direzione opposta alle recenti analisi di due esperti americani: Robert Carlin e Siegfried Hecker. Il primo è l’ex capo della Divisione Asia nord-orientale presso il Bureau of Intelligence and Research del Dipartimento di Stato americano, mentre il secondo è un noto studioso di sviluppo nucleare. Stando a un loro articolo pubblicato lo scorso 11 gennaio sul sito 38th North, sarebbe proprio Kim Jong-un a voler innescare una guerra: «La situazione nella Penisola coreana è più pericolosa di quanto non sia mai stata dall'inizio del giugno 1950. Può sembrare eccessivamente drammatico, ma crediamo che, come suo nonno, Kim Jong-un abbia preso la decisione strategica di entrare in guerra. Non sappiamo quando e come Kim intenda premere il grilletto, ma il pericolo è già ben oltre gli avvertimenti di routine», hanno scritto i due analisti.
Gli esperti hanno pure fatto il punto sugli armamenti di Pyongyang: «La Corea del Nord dispone di un grande arsenale nucleare, 50 o 60 testate, che possono essere trasportate da missili in grado di raggiungere tutta la Corea del Sud, praticamente tutto il Giappone (compresa Okinawa) e Guam. Se, come sospettiamo, Kim si è convinto che, dopo decenni di tentativi, non c’è modo di coinvolgere gli Stati Uniti, le sue recenti parole e azioni puntano verso la prospettiva di una soluzione militare che utilizzi quell’arsenale». Proprio la scorsa notte la Corea del Nord ha condotto gli ennesimi test balistici, questa volta con il missile strategico Pulhwasal-3-31, ancora in fase di sviluppo e dotato di «capacità nucleari».
Come se non bastasse, il leader Kim Jong-un avrebbe gettato ulteriore benzina sul fuoco facendo demolire l’Arco della riunificazione, il monumento costruito nel 2001 a Pyongyang su ordine di Kim Jong-il, per celebrare il progetto di unificazione pacifica della Penisola coreana. Il monumento, stando al sito NK News non è più visibile nelle recenti immagini satellitari. L’attuale leader nordcoreano nelle scorse settimane si era riferito alla costruzione parlando di un «pugno nell’occhio» e di un’opera «obbrobriosa».