Il caso

Le notti maledette di Milano fra rap e calcio

L’inchiesta della magistratura sugli ultras di Inter e Milan ha ufficializzato una realtà evidente già da inizio millennio: in città il giorno e soprattutto la notte sono dominati da un mondo di mezzo in cui ogni barriera sociale, culturale e ideologica è stata abbattuta nel nome del denaro e di una fascinazione per la violenza
Un'inchiesta della Procura di Milano ha fatto emergere violenze ed estorsioni nell'ambito del tifo organizzato. © ALESSANDRO GAROFALO
Stefano Olivari
03.10.2024 11:15

L’inchiesta della magistratura sugli ultras di Inter e Milan al di là degli aspetti penali e di giustizia sportiva, comunque pesanti, ha ufficializzato una situazione che a Milano è realtà evidente già da inizio millennio: il giorno e soprattutto la notte di quella che in Italia è la città trainante sono dominati da un mondo di mezzo in cui ogni barriera sociale, culturale e ideologica è stata abbattuta nel nome non soltanto del denaro, ma anche di una sorta di fascinazione per la violenza. E la colonna sonora di tutto questo è il rap, unica situazione in cui quello italiano è competitivo con l’originale.

La Milano bene

I vari Fedez, Lazza, Emis Killa, Guè Pequeno, Jake La Furia, Dargen D’Amico, Sfera Ebbasta, Rkomi, Marracash, eccetera, tutti amici e frequentatori di ultras al di là dei propri gusti calcistici (addirittura Fedez il calcio nemmeno lo segue) e alcuni anche più volte citati nell’inchiesta, dimostrano che il peccato originale del rap italiano non è musicale, perché in fondo quasi tutti i generi sono scopiazzature da America e Inghilterra, ma la credibilità. Troppi che si inventano adolescenze disperate trascorse in immaginari ghetti, quando invece hanno avuto una normale infanzia piccolo borghese, più o meno in periferia, e in certi casi vengono anche dalla Milano bene. Restringendo il discorso a chi è cresciuto a Milano e dintorni e a chi ha avuto il successo vero, l’unico credibile dal punto di vista della strada è Ghali. Si arriva così al paradosso che chi da giovane non è stato un delinquente ha raggiunto il successo atteggiandosi a ragazzo o ex ragazzo di strada, e ha cercato una patente di credibilità frequentando personaggi discutibili, quando non direttamente delinquenti veri. Dotandosi anche dell’attrezzatura giusta: nella recente perquiszione in casa di Emis Killa sono stati trovati coltelli, tirapugni, manganelli, addirittura anche un taser.

Fedez

Il caso più clamoroso di questo atteggiamento da finti duri, che poi si traduce in frequentazione dei duri veri, è quello dell’ormai ex marito di Chiara Ferragni. Nato a Milano e cresciuto a Rozzano, che a dispetto del nome è un paese normalissimo e non la Compton italiana. I suoi genitori, Annamaria e Franco, non gli hanno fatto mai mancare niente e lo hanno sempre seguito, fra l’altro la mamma è da sempre la sua manager ed è presente in ogni piega della vita del rapper. La sua adolescenza ‘di strada’ è nella realtà consistita nella frequentazione di un liceo artistico, sia pure con scarso profitto. Fedez non è un ultras calcistico e nemmeno un tifoso tiepido, ma la sua frequentazione con la parte più violenta del tifo del Milan è quasi sbandierata: il principale dei suoi bodyguard è Christian Rosiello, noto ultras rossonero, fra i convolti nel pestaggio di Cristiano Iovino lo scorso 22 aprile, un vero intrigo dove si fondono rap e gossip, calcio e discoteca. Con altri capitoli ancora da scrivere.

Il dissing

Il romano Iovino, già comprimario della telenovela Totti-Blasi (è lui l’uomo del famoso ‘caffè’ milanese di Ilary, consegnato ai posteri dal film di Netflix), dopo la lite in discoteca, il The Club frequentatissimo anche da Fabrizio Corona, con Fedez e il successivo pestaggio non lontano dall’attico di Citylife dove adesso vive soltanto la Ferragni con i figli, avrebbe infatti chiesto aiuto agli ultras della Lazio. Mossa fatta dietro consiglio di un pugile albanese, Orial Kolaj, amico del leader della curva laziale Fabrizio Piscitelli, famoso come Diabolik, ucciso nel 2019. Questa almeno è la ricostruzione degli investigatori della Digos, con tanto di collegamento con l’Inter. Ultras nerazzurri e laziali sono infatti gemellati, e la richiesta di protezione è quindi arrivata da Roma a Milano in tempo quasi reale, con il pugile che ha contattato Andrea Beretta, uno dei capi della Curva Nord dell’Inter. Beretta ancora non aveva ammazzato Antonio Bellocco, l’esponente della ‘Ndrangheta che voleva conquistare la curva dopo avere infilato Beretta nella calce viva (l’aveva già acquistata), all’interno della classica, per i canoni di una certa delinquenza milanese, auto a noleggio targata Ticino, una Smart. Intanto a Roma sono comparsi striscioni del genere ‘Fedez infame’… Per finire con gli intrecci: Iovino è molto amico di Tony Effe, recente protagonista del dissing con Fedez centrato sulla Ferragni. Il rapper romano è a sua volta amico del milanese Lazza, che ha buoni rapporti però anche con Fedez.

Disco

Non c’è bisogno di indagini, di morti o di faide fra rapper o presunti tali per sapere che la notte di Milano, con le sue discoteche più alla moda, è da più di vent’anni nelle mani degli ultras di Inter e Milan, che dal 1983 hanno stretto un patto affaristico e di non belligeranza che è sopravvissuto ai vari cambi di leadership e di sigle, fino ad arrivare all’attuale situazione in cui le due curve di San Siro sono fortemente gerarchizzate, due gruppi unici tenuti insieme con le buone e soprattutto con le cattive. Al di là di ciò che avviene allo stadio, con i dirigenti Inter e Milan che girano la testa (ma da questo giro sono usciti nettamente peggio quelli nerazzurri), gli ultras di Inter e Milan sono ben presenti nelle discoteche come buttafuori (del resto non è che si possano selezionare neolaureati di Harvard), organizzatori e spesso anche imprenditori. Fedez insieme a Luca Lucci, leader della curva del Milan e anche lui fra i recenti arresti, voleva rilevare la gestione dello storico Old Fashion, in zona Castello Sforzesco, chiuso da qualche mese in attesa di riaprire. Nino Ciccarelli, protagonista nella curva dell’Inter fin dai primi anni Ottanta, è stato per decenni un personaggio chiave delle notti milanesi e adesso è tornato nel direttivo della Nord. Ma in generale non c’è evento o festa privata di certe dimensioni che non abbia bisogno degli ultras, non fosse altro che per evitare l’arrivo di altri ultras. E così in tanti ambienti si crea una commistione assoluta fra politici, professionisti, personaggi dello spettacolo, calciatori, delinquenti comuni o più o meno affiliati a qualche cosca, con modalità simili a quelle romane narrate in Suburra. La frequentazione dell’ultras è quasi diventata uno status symbol.