Le richieste di Putin per concludere la guerra in poche settimane: «Voleva neutralizzare l'Ucraina»
Cosa avrebbe chiesto la Russia all’Ucraina se la guerra fosse finita dopo poche settimane, come del resto si aspettava il presidente Vladimir Putin? La risposta è contenuta in un documento inedito ottenuto dall’unità investigativa Systema di RadioFreeEurope/RadioLiberty (RFE/RL). Si tratta di una iniziale proposta di Mosca per un «accordo di pace» con Kiev, che il Cremlino ha redatto poco dopo aver lanciato la sua invasione su vasta scala nel febbraio 2022. La Russia avrebbe presentato il documento, che contiene un elenco di condizioni per il cessate il fuoco e un accordo di pace, alla delegazione ucraina durante il terzo round di colloqui tra i due Paesi in Bielorussia, il 7 marzo 2022.
Il documento è composto da sei pagine con il testo principale della bozza di accordo di pace e quattro pagine di allegati. I 18 articoli della proposta toccano diversi temi, tra cui i requisiti per la neutralità dell'Ucraina, il posizionamento del confine e questioni legate alla lingua, alla religione e alla storia del Paese invaso.
La proposta è stata redatta dal Cremlino prima dell'annessione di quattro regioni ucraine nel settembre 2022 e non include quelle di Kherson e Zaporizhzhia. Tuttavia, viene chiesto all'Ucraina di rinunciare completamente a qualsiasi rivendicazione sulla Crimea e Sebastopoli, nonché sulle regioni di Donetsk e Lugansk.
La Russia insiste pure sul disarmo quasi totale di Kiev sotto la supervisione di Mosca, sul'isolamento del Paese dall'assistenza occidentale e sullo stazionamento a lungo termine delle truppe russe nei territori conquistati nelle prime settimane di guerra.
Nello specifico, Mosca avrebbe voluto che l'esercito ucraino venisse ridotto a soli 50 mila effettivi, di cui 1.500 ufficiali. Si tratta di un numero cinque volte inferiore rispetto a quello dell’esercito ucraino nel 2022. Kiev non avrebbe dovuto «sviluppare, produrre, inventare o schierare sul suo territorio alcun tipo di arma missilistica con una gittata superiore a 250 chilometri». La Russia inoltre avrebbe avuto il diritto di vietare all'Ucraina di utilizzare qualsiasi tipo di arma che potesse essere «sviluppato come risultato della ricerca scientifica» in futuro.
Per il Cremlino, inoltre, l'Ucraina avrebbe dovuto «riconoscere l'indipendenza» delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, compreso tutto il territorio entro i confini delle due regioni (Mosca in quel periodo controllava solo una minima parte di questi territori). Kiev avrebbe dovuto poi farsi carico dei costi di riparazione di tutte le infrastrutture del Donbass distrutte dal 2014, e insieme a tutti i suoi partner occidentali avrebbe dovuto revocare tutte le sanzioni, ritirando tutte le cause legali intentate contro il Paese di Putin dal 2014 in poi.
E non solo. L'Ucraina avrebbe dovuto rendere il russo lingua ufficiale dello Stato e vietare in modo permanente qualsiasi divieto di simboli associati alla vittoria sul nazismo, ri-legalizzando i simboli sovietici e comunisti.
In sostanza, le uniche concessioni russe nella proposta di pace iniziale sarebbero state il cessate il fuoco e «misure per fermare le operazioni di combattimento», senza alcun accenno a un ritiro delle truppe di Putin dal Paese invaso. Mosca si era unicamente impegnata a non occupare ulteriori porzioni di territorio oltre a quelle già controllate. Allo stesso tempo, Mosca avrebbe voluto che l'Ucraina ritirasse tutte le sue forze armate nelle basi permanenti e che i partner stranieri interrompessero immediatamente ogni assistenza a Kiev e ritirassero tutto il personale coinvolto nel conflitto, compresi gli istruttori e i consiglieri militari. Una «neutralizzazione totale» dell’Ucraina, che Putin nelle dichiarazioni pubbliche definiva «denazificazione».
Eric Ciaramella, esperto di Ucraina e Russia presso il Carnegie Endowment for International Peace, ha spiegato a Systema: «Alcune persone che sentono la parola "neutralità" potrebbero pensare: "Cosa c'è di sbagliato in questo? Putin semplicemente non vuole vedere l'Ucraina nella NATO". Ma dal mio punto di vista, stava in realtà parlando di qualcosa di più radicale, non di "neutralità", ma della "neutralizzazione" dell'Ucraina come Stato indipendente. L'obiettivo della Russia fin dall'inizio era quello di distruggere la capacità di autodifesa dell'Ucraina».
Ma oggi Putin cosa vuole per porre fine alle ostilità? Secondo una fonte a conoscenza delle posizioni del presidente russo citata da Meduza, non esistono «obiettivi dell'operazione militare speciale». Questi «obiettivi» sarebbero semplicemente «ciò che Putin ritiene necessario per dichiarare vittoria quando deciderà di porre fine alla guerra»: «Se vuole, dirà di aver creato un corridoio terrestre verso la Crimea e di aver rivendicato la "Novorossiya" (Nuova Russia, il nome dato alla federazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk). Se preferisce, invece, dirà di aver distrutto tutte le infrastrutture energetiche dell'Ucraina. Può dichiarare qualsiasi risultato abbia scelto come vittoria e il raggiungimento dei suoi obiettivi, in qualsiasi momento», ha dichiarato la fonte a Meduza.