Le ultime ore di Bashar al-Assad in Siria
Ha tenuto tutti, o quasi, all’oscuro. Non solo, quando il regime era oramai prossimo alla caduta, Bashar al-Assad ha convocato una riunione al Ministero della Difesa per ribadire a una trentina tra ufficiali e responsabili della sicurezza che l’aiuto della Russia sarebbe arrivato presto. Come nel 2015. In realtà, il dittatore stava già organizzando nei minimi dettagli – e in gran segreto – la sua fuga all’estero.
Reuters, forte di una dozzina e oltre di fonti dirette, ha ricostruito le ultime ore dell’oramai ex presidente in Siria. Ore concitate, durante le quali tanto i militari quanto i collaboratori politici e amministrativi del regime erano all’oscuro dei veri piani di Bashar al-Assad. Il dittatore, sabato, ha spiegato al suo ufficio presidenziale che sarebbe andato a casa. Invece, era diretto all’aeroporto. Ha pure chiamato la sua portavoce, Buthaina Shaaban, per dirle di scrivergli un discorso da pronunciare alla nazione. Ma quando l’assistente è arrivata a casa di al-Assad non c’era nessuno. Tradotto: il dittatore ha abbandonato tutti, in silenzio, senza curarsi delle possibili conseguenze. Lasciando infine la Siria domenica 8 dicembre.
Assad, addirittura, non ha informato della sua imminente fuga neppure suo fratello più giovane, Maher, comandante di una divisione d’élite dell’esercito, a sua volta fuggito in Russia tramite l’Iraq. I cugini di Assad, Ehab ed Eyad Makhlouf, sono stati letteralmente abbandonati durante la caduta di Damasco. Il primo sarebbe morto mentre il secondo sarebbe rimasto ferito durante un tentativo di fuga, in autonomia e a bordo di una macchina, verso il Libano.
Bashar al-Assad invece è fuggito in aereo, ponendo fine a ventiquattro anni di sanguinario regno e a mezzo secolo di controllo della Siria da parte della sua famiglia. Secondo Reuters, dopo che lo Spiegel aveva cercato di ricostruire gli spostamenti del dittatore, Assad è volato da Damasco verso la base russa di Hmeimim da cui, poi, ha raggiunto Mosca. Parentesi: la moglie Asma e i tre figli di Assad si trovavano già in Russia. I video circolati online e girati nel complesso residenziale di Assad dopo la sua fuga dimostrano che il dittatore è partito in fretta e furia. Basti pensare al cibo ancora caldo sui fornelli.
Bashar al-Assad, d’altro canto, sapeva che non sarebbe giunto alcun aiuto esterno. Né dalla Russia né tantomeno dall’Iran. Una consapevolezza, questa, maturata nei giorni precedenti la conquista di Damasco da parte dei ribelli. Assad, leggiamo, è stato a Mosca alla fine di novembre. I suoi appelli affinché il Cremlino intervenisse in difesa del regime, tuttavia, sono rimasti inascoltati. Priorità all’Ucraina, già. Eppure, secondo le fonti intervistate da Reuters, una volta tornato in Siria Assad ha ribadito più volte che la Russia avrebbe fornito supporto militare. Lo ha detto anche sabato, in occasione dell’ultimo incontro con i militari. E ancora: lo scorso 2 dicembre, Assad si è incontrato con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi a Damasco. Durante il meeting il presidente siriano ha riconosciuto che il suo esercito, indebolito, non avrebbe retto. Nonostante ciò, Assad avrebbe desistito dal chiedere aiuto a Teheran consapevole che ciò avrebbe scatenato una risposta, forte, di Israele.
Esaurite le opzioni, Bashar al-Assad ha quindi deciso di lasciare il Paese. Per andare dove, però? Inizialmente, l’idea era di fuggire negli Emirati Arabi Uniti – con cui la Siria di fatto era in buoni rapporti – e chiedere asilo lì. Ma Abu Dhabi avrebbe posto il veto: ospitare un dittatore sotto sanzioni americane ed europee, Assad è accusato fra le altre cose di aver usato armi chimiche contro i civili, avrebbe creato non poche tensioni. Interne ed esterne. Mosca, al contrario, detto del mancato aiuto militare si è detta disponibile a concedere asilo ad Assad e alla sua famiglia. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, al forum di Doha in Qatar, di riflesso si è arrivato diplomaticamente. Chiedendo a Qatar e Turchia di aprire i propri canali con i ribelli siriani di HTS affinché il gruppo islamista non interferisse con la fuga del dittatore.
Quanto alla fuga in sé, molto resta da chiarire. Mosca, stando a Reuters, si sarebbe mossa con i Paesi vicini chiedendo di non interferire con un aereo russo in uscita dallo spazio aereo siriano. Un funzionario turco, per contro, ha detto che la Russia non ha mai chiesto di poter usare lo spazio aereo di Ankara per far transitare l’aereo con a bordo Assad. L’ultima comunicazione nota di Assad è quella con l’ultimo primo ministro alle sue dipendenze, Mohammed Jalali, sabato sera alle dieci e mezza locali. Jalali ha spiegato ad Assad che la situazione era sempre più disperata. Il dittatore, dal canto suo, gli ha semplicemente detto che ne avrebbero riparlato all’indomani. Jalali ha provato a chiamare Assad all’alba, domenica. Senza ottenere risposta.