L'eccentrico miliardario che sta facendo scivolare la Georgia verso la Russia
Che cosa succede in Georgia? Soprattutto, perché il Paese dall'abbracciare l'Occidente – al punto da valutare di aprire un secondo fronte per indebolire la Russia nell'ambito del conflitto in Ucraina – sta pericolosamente virando verso il Cremlino? Al centro di tutto, in particolare delle proteste di piazza che, nella notte fra il 28 e il 29 aprile, hanno portato migliaia e migliaia di manifestanti in viale Rustaveli, a Tbilisi, davanti alla sede del Parlamento, c'è la paventata introduzione della cosiddetta legge «sugli agenti stranieri». Voluta dal partito di maggioranza, Sogno Georgiano, nonostante i pareri discordanti delle altre forze politiche e, dicevamo, del popolo. Che, di suo, è filo-europeista. Molto filo-europeista. La risposta, o meglio una possibile risposta, si cela nel nome del miliardario nonché fondatore di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili. Proviamo a fare chiarezza.
Un tempo filo-occidentale, poi...
A suo tempo, per poco meno di un anno, Ivanishvili era stato primo ministro del Paese. Dall'ottobre del 2012 al novembre del 2013. Le cronache dell'epoca riferiscono che, dopo aver annunciato le dimissioni, l'oramai ex premier aveva convocato alcuni fra gli uomini più potenti del Paese a casa sua. Per parlare, fra le altre cose, del futuro del Paese. Nello specifico, l'oligarca salito alla ribalta grazie ai suoi investimenti nel settore bancario e in quello siderurgico aveva avvertito i presenti: è importante, molto importante, le sue parole, tenersi stretto e vicino l'Occidente. Perché altrimenti gli impegni verso la Georgia dello stesso Occidente verranno meno e la Russia si (ri)farà sotto.
Curiosamente, ma nemmeno troppo, un decennio più tardi l'uomo che aveva contribuito, e non poco, al processo di integrazione della Georgia nell'Unione Europea è passato dalla parte opposta. Ovvero, sta abbracciando e baciando la Russia. Della serie: prego, accomodatevi. Ivanishvili, alla fine del 2023, è tornato in sella, a livello di partito, a mo' di leader-ombra. Secondo alcuni analisti, ci sarebbe la sua mano dietro i piani per questa legge, che punta chiaramente a silenziare il dissenso e che, dicevamo, ha provocato proteste di massa. Secondo il testo, le organizzazioni che ricevono oltre il 20% dei loro finanziamenti dall'estero sarebbero costrette a registrarsi come «agenti stranieri». Spie, riassumendo al massimo. Soprannominata «legge russa» per le somiglianze con la legislazione introdotta da Vladimir Putin per imbavagliare l'opposizione, questa mossa ha stravolto anni di attenta e mirata politica di avvicinamento all'Occidente.
Chi c'è dietro alla legge sugli agenti stranieri?
Al momento, il disegno di legge è stato approvato in prima lettura il 17 aprile. Serviranno altri due passaggi affinché il testo possa essere implementato. L'élite georgiana non ha dubbi circa la paternità: è tutta farina di Ivanishvili, 68 anni, tornato in qualità di presidente onorario nei ranghi di Sogno Georgiano. «Tutti sanno che è Ivanashvili a tirare le fila» ha dichiarato al riguardo Tina Bokuchava, presidente del partito di opposizione UNM. Partito impegnato su due fronti: la contestazione alla citata legge e le elezioni di ottobre.
Il paradosso, se vogliamo, è che lo stesso Ivanishvili nel 2012 aveva spodestato Mikheil Saakashvili. Un avvocato di formazione statunitense e parecchio filo-occidentale che, tuttavia, si era messo a perseguitare (e perfino rinchiudere in carcere) i suoi oppositori. La storia, adesso, sembrerebbe ripetersi. Ma a parti invertite, con Ivanishvili nei panni del padre-padrone. A maggior ragione se pensiamo che, si mormora, tutti i primi ministri georgiani degli ultimi dodici anni hanno prima ricevuto l'imprimatur del leader di Sogno Georgiano. Non finisce qui: il procuratore capo del Paese è il suo ex avvocato, il responsabile dell'apparato di sicurezza era la sua guardia del corpo mentre il ministro della Sanità, fino al giugno scorso, era il suo medico personale. Conflitto di interessi? Può darsi...
La passione per gli animali e le piante
Il minimo che si possa dire, in ogni caso, è che Ivanishvili ha gusti e vezzi particolari. Pacchiani, verrebbe da dire, a immagine della sua villa-fortezza. Simbolo, dicono i più, della corruzione e del clientelismo dilaganti in tutta la Georgia e a Tbilisi in particolare, scrive fra gli altri il Telegraph. Le pareti di casa sono decorate con repliche di dipinti provenienti dalla sua collezione d'arte da 750 milioni di sterline. Gli originali? Sono conservati in un caveau di Londra. Fin qui, verrebbe da dire, nulla di strano o particolarmente rilevante. Ma all'interno della proprietà si trovano anche una vasca per gli squali e uno zoo con canguri, lemuri e pinguini.
Una passione, quella per gli animali, seconda solo a quella per gli alberi. Dal 2016, infatti, Ivanishvili ha avviato la costruzione del parco dendrologico di Shekvetili, sul Mar Nero. Ospita, tornando agli animali, fenicotteri e un branco di zebre, ma anche una foresta di 60 ettari fatta di alberi antichi trapiantati da tutta la Georgia e da ogni angolo del pianeta. «Gli piacciono le piante perché, a differenza degli esseri viventi, non danno fastidio» ha dichiarato con una certa ironia Gia Khukhashvili, un tempo fra i più stretti consiglieri dell'ex primo ministro ma, ora, fra i suoi critici più audaci.
E poi, beh, c'è la generosità. Tipica dei potenti. Nella sua città natale, Chorvila, ad esempio ha fornito gratuitamente scuole, ospedali e riscaldamento a 60 mila persone. Nel 2012, dopo aver finanziato artisti e musei, ma anche dopo aver pagato 600 milioni di dollari per progetti governativi, era stato salutato come un Messia.
Una vita semplice (e sfarzosa)
Ivanisvhili è nato nel 1956 da una famiglia di minatori, in assoluta (o quasi) povertà. È stato cresciuto dalla madre in un villaggio di montagna dell'allora Unione Sovietica. Da ragazzo, per mantenersi agli studi, ha lavorato come addetto alle pulizie. Le fortune, o meglio le sue fortune, come tanti sono legate alla dissoluzione dell'impero sovietico. È grazie al caos generatosi, infatti, che Ivanishvili – fresco di dottorato a Mosca – è diventato ricco. Prima grazie ai computer, poi al settore bancario e infine investendo nella siderurgia.
Chi lo conosce bene, per contro, afferma che i soldi non hanno cambiato il carattere dell'uomo. Ivanishvili non beve, non fuma e, addirittura, dormirebbe in una piccola capanna nella natura, all'interno della sua tenuta. Sposato dal 1991 con Eva Khvedelidze, all'epoca la figlia appena diciottenne di un medico, è padre di quattro figli. «Tralasciando lo sfarzo di quella tenuta, uno penserebbe di trovarsi in una tipica e comune famiglia georgiana» aveva spiegato a tal proposito David Usupashvili, ex presidente del Parlamento georgiano.
Sincero o manipolatore?
Resta da capire, ora, quanto fosse sincero Ivanishvili durante il suo regno, breve, come premier. Se le riforme su carceri e diritti umani fossero figlie dell'opportunismo di allora o, invece, progetti in cui il primo ministro credeva fermamente. Usupashvili era fra i tre invitati a casa di Ivanishvili dopo le dimissioni: «Eravamo solo in quattro e non c'erano né media né altri. Credo che quello fosse il periodo in cui avevamo un Bidzina ambizioso e idealista».
Il dubbio, beh, è che Ivanishvili abbia manipolato tutti. Spacciandosi per la persona e il politico che non è. I suoi ex collaboratori, oggi, affermano che in realtà l'uomo e il politico da sempre siano mossi da una spietata determinazione a distruggere ogni rivale. E da un dogmatismo tipicamente sovietico. «È un uomo sovietico» ha spiegato a tal proposito Alex Petriashvili, ministro per l'Integrazione europea sotto Ivanishvili. «Nei colloqui privati non ha mai avuto timore di dire che la corruzione è ovunque e che va bene quando è controllata».
A livello internazionale, per dire, Ivanishvili si prendeva spesso gioco di Vladimir Putin durante le visite di dignitari occidentali. Imitava, scrive ancora il Telegraph, anche il mal di schiena di cui soffrirebbe il presidente russo, proprio per dimostrare di essere distante rispetto al Cremlino.
Qualcosa, evidentemente, nel frattempo è cambiato. Ma che cosa, di preciso? Alcuni analisti, forse banalizzando, ritengono che la discesa in campo di Ivanishvili e questa sua insistenza rispetto alla legge «sugli agenti stranieri» sia un semplice esercizio elettorale. Tradotto: l'ex primo ministro vuole vincere le elezioni. E questa legge gli darebbe modo di avvicinarsi all'obiettivo, proprio perché reprime il dissenso. Smorzando, parallelamente, l'affluenza alle urne.
Si parla perfino di fuga in Brasile
Ultimo punto: il ruolo del Cremlino in tutto questo. Gli addetti ai lavori, al riguardo, parlano di istruzioni dirette impartite da Putin ma anche di semplice condivisione di valori dell'era sovietica. C'è chi teme che Ivanishvili stia agendo in questa maniera, al di là di mere speculazioni elettorali, per evitare spiacevoli conseguenze da parte di Mosca. Petriashvili ci ha scherzato sopra, ma nemmeno troppo, spiegando che l'ex primo ministro «non vuole diventare la vittima di un attacco cardiaco accidentale».
I rapporti fra Georgia e Russia, d'altro canto, sono tutto fuorché semplici. Il Paese era stato invaso dalle truppe di Mosca, nel 2008, con il 20% di territorio georgiano fra Abkhazia e Ossezia del Sud finito de facto alla Federazione Russa. Se fino all'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia Ivanishvili poteva continuare a giocare in questa, chiamiamola così, zona grigia, dopo il 24 febbraio 2022 l'orizzonte è cambiato. Il popolo georgiano, in primis, chiede che la sua classe politica si schieri apertamente con l'Occidente.
Di sicuro, il sogno georgiano – non il partito, ma le ambizioni dell'intero Paese – di entrare nell'Unione Europea è più che mai in discussione. Ivanishvili, un domani, potrebbe perfino essere oggetto di sanzioni vista la sua vicinanza con Mosca. Non a caso, si dice che la visita in Brasile di suo figlio Bera, un rapper e culturista molto noto, sia legata all'eventualità di una fuga del padre in Sudamerica. Una sorta di salvacondotto nel caso in cui le sanzioni e il popolo schiacciassero il suo, di sogno. Quello di continuare a dominare la Georgia.