L'esilio dorato di Assad in Russia: quei 250 milioni di dollari nelle valigie
«In nessun momento ho preso in considerazione l'idea di dimettersi o di cercare rifugio. Era mia intenzione continuare a combattere contro l'assalto terroristico. Al contrario, sono rimasto a Damasco, svolgendo i miei compiti, fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024, mentre le forze terroristiche entravano a Damasco. Mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con i nostri alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento». Sono queste le prime parole di Bashar al-Assad dopo il defenestramento del suo regime, affidate a un messaggio pubblico. «La mia partenza dalla Siria non era pianificata né è avvenuta durante le ultime ore delle battaglie, come alcuni hanno sostenuto. (...) Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un'evacuazione immediata in Russia la sera di domenica 8 dicembre. Questo è avvenuto un giorno dopo la caduta di Damasco, in seguito al crollo delle ultime posizioni militari e alla conseguente paralisi di tutte le rimanenti istituzioni statali. In nessun momento durante questi eventi ho preso in considerazione l'idea di dimettermi o di cercare rifugio, né una proposta del genere è stata fatta da alcun individuo o parte. L'unica linea d'azione era continuare a combattere contro l'assalto terroristico».
L'ex Leone di Damasco, sostanzialmente, getta la spugna perché, dice, la Siria è ormai «in mano ai terroristi»: «Quando lo Stato cade nelle mani del terrorismo e si perde la capacità di dare un contributo significativo, qualsiasi posizione diventa priva di scopo».
La Siria, intanto, appare più che mai lontana da Mosca, dove Assad si è rifugiato e dove, secondo diverse fonti, può contate su un tesoro di 250 milioni di dollari. Il Financial Times riferisce che l'ex leader siriano, tra il 2018 e il 2019, avrebbe spedito in Russia quasi due tonnellate di banconote. Bashar al-Assad avrebbe trasportato segretamente a Mosca all'interno di valigie i contanti, presi dalla Banca centrale della Siria per uso personale. Una montagna di soldi che è servita in parte a ripagare tramite valuta estera la Russia (già nel mirino di sanzioni) per l’assistenza militare fornita durante la guerra civile e in parte a nascondere un tesoro nel Paese amico, per i momenti di difficoltà. Che sembrano ora essere arrivati.
Secondo fonti governative USA, la famiglia Assad – oltre a depredare i forzieri della Banca centrale siriana – si sarebbe arricchita attraverso traffici illegali di droga e contrabbando di carburante. Inoltre, a partire dal 2019 la famiglia ha acquistato almeno 18 appartamenti di lusso nei grattacieli del nuovo distretto finanziario di Mosca. Due anni fa Iyad Makkhlouf, cugino di Assad, ha fondato nella capitale russa la compagnia immobiliare Zevelis City, insieme al fratello Rami, considerato il più ricco uomo d’affari di Damasco.
Insomma, a Mosca Bashar al-Assad è al sicuro. Almeno finché ci sarà Putin al potere.