Guerra

L'Europa acquista il gas russo e finanzia la guerra di Putin: l'Italia oggi è il maggior importatore

Stando ai dati diffusi dal think tank Ember, nel 2024 le importazioni di GNL russo in Europa sono cresciute e stanno aumentando pure nel 2025: gli USA sono un'alternativa, ma i membri UE temono le politiche di Trump
© ALEXEI DANICHEV/SPUTNIK/KREMLIN
Michele Montanari
14.04.2025 16:31

L’Unione europea non sta facendo abbastanza per frenare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) russo e, di fatto, pur sostenendo l’Ucraina, sta ancora finanziando la guerra di Vladimir Putin.

È quanto emerge da una recente analisi del think tank Ember, il quale sottolinea come nonostante la Commissione europea stia cercando di porre fine alla dipendenza dal gas russo, i Paesi membri fanno ancora molto affidamento sul GNL proveniente da Mosca.

Mentre l'UE lavora a misure per uscire definitivamente dai combustibili fossili del Paese invasore entro il 2027, l'analisi di Ember rileva come le importazioni russe nell'UE siano in realtà aumentate nel 2024, finanziando la guerra in Ucraina. Questo nonostante vi siano diverse opzioni di approvvigionamento alternative anche per quei Paesi, come Ungheria e Slovacchia, che si oppongono all'eliminazione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia: lo scorso anno le importazioni di GNL sono aumentate del 18%. Stando a Ember, la domanda totale di gas dell'UE è rimasta invariata nel 2024, ma le importazioni di GNL russo sono aumentate del 18% nello stesso anno (da 38 a 45 miliardi di metri cubi), principalmente a causa dell'aumento delle importazioni da parte di Italia (+4 miliardi di metri cubi), Repubblica Ceca (+2 miliardi di metri cubi) e Francia (+1,7 miliardi di metri cubi). E in questi primi mesi del 2025 le importazioni dalla Russia hanno continuato a crescere.

L'UE ha introdotto diverse misure nell'ambito del piano REPowerEU, avviato a maggio del 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina, per ridurre progressivamente il consumo di gas, con l'obiettivo principale di cessare le importazioni di gas russo entro il 2027. L'eliminazione graduale dell'energia del Paese di Putin è stata una priorità sia per la nuova Commissione europea che per la presidenza polacca del Consiglio dell'UE. Eppure, nel 2024, il GNL rappresentava ancora il 14% del consumo totale di gas dell'UE.

Secondo Ember, anche l'uso di navi della cosiddetta «flotta ombra» è diventato sempre più diffuso e ha consentito alle fonti energetiche del Cremlino di entrare nei mercati europei aggirando le sanzioni internazionali. Ad esempio, nonostante il divieto imposto dalla Germania di importare direttamente GNL russo, Berlino ha continuato ad acquistarlo attraverso altri porti europei, sfruttando la mancanza di trasparenza nel mercato interno del gas.

Pure le importazioni tramite gasdotto dalla Russia non si sono fermate in questi primi mesi dell'anno, nonostante lo stop dei flussi attraverso l'Ucraina scattato il primo gennaio del 2025. A febbraio, ad esempio, l'UE ha ricevuto 56 milioni di metri cubi al giorno di gas russo tramite il gasdotto TurkStream, con un aumento mensile dell'11%. In totale, le importazioni di combustibili fossili russi da parte dell'UE hanno raggiunto 21,9 miliardi di euro nel 2024, superando i 18,7 miliardi di euro di aiuti finanziari forniti all'Ucraina.

Non tutti i Paesi dell'UE hanno le stesse opportunità di diversificare il proprio approvvigionamento di gas. Tuttavia, anche quelli che oggi dipendono maggiormente dal gas russo, in particolare Austria, Ungheria e Slovacchia, dispongono già di adeguate opzioni di approvvigionamento alternative, grazie agli ammodernamenti della rete finanziati dall'UE. Di fatto, la capacità tecnica delle infrastrutture di importazione di gas non russe in questi tre Paesi supera già la loro domanda di gas. Per questo motivo, la cessazione del transito ucraino a gennaio non ha causato problemi di approvvigionamento ai consumatori di gas dell'Europa centrale. Ember prevede che una completa eliminazione del gas russo causerebbe solo un lieve aumento (circa il 10%) dei prezzi del gas in questi Paesi senza sbocco sul mare, che verrebbe mitigato entro il 2030. Inoltre, per Ungheria e Slovacchia esistono evidenti motivazioni per continuare a importare gas russo, grazie ai prezzi scontati e alle entrate derivanti dal transito. Di fatto, continuando ad arricchire le casse del Cremlino, gli importatori di gas russo stanno compromettendo la loro sicurezza energetica nazionale e quella dell'UE, fornendo, allo stesso tempo, a Mosca i fondi per continuare a devastare l'Ucraina.

Nell'ultimo anno l'Italia ha fatto la parte del leone per quanto riguarda le importazioni. Le quantità di gas acquistato, rileva Today.it, non sono paragonabili agli anni precedenti al conflitto, ma di fatto, la Penisola, insieme ad altri Stati europei, ha finanziato la guerra di Vladimir Putin con decine di miliardi di euro in combustibili fossili. L'Italia, inoltre, sta passando da una dipendenza all'altra: dalla Russia agli USA. Per anni Mosca è stata la prima fornitrice di gas di Roma, ma da quando è scoppiata la guerra, è arrivato sempre meno GNL, con le importazioni che hanno virato sul altri mercati, come l’Algeria e, appunto, gli Stati Uniti. 

Secondo Ember,  trattare con gli USA e, in particolare, con il presidente Donald Trump, potrebbe non essere la soluzione migliore, in quanto «affidarsi agli Stati Uniti come principale fornitore di gas presenta rischi importanti per la sicurezza energetica e la stabilità dei prezzi».

Ora che Trump ha scosso i rapporti con l'Europa, utilizzando le fonti energetiche come merce di scambio nei negoziati commerciali, molte aziende del Vecchio continente temono che la dipendenza dagli USA possa trasformarsi in un ulteriore motivo di vulnerabilità. Secondo la Reuters, i maggiori importatori di GNL starebbero pensando di tornare ad acquistare maggiori quantità di gas russo, persino dal gigante statale Gazprom.

Lo scorso anno il gas statunitense ha coperto il 16,7% delle importazioni dell'UE, dietro solo alla Norvegia con il 33,6% e alla Russia con il 18%. La guerra dei dazi avviata dal tycoon ha intensificato la preoccupazione dell'Europa riguardo alla dipendenza dal gas statunitense.Tatiana Mitrova, ricercatrice presso il Centre on Global Energy Policy della Columbia University, citata dalla Reuters, ha evidenziato che «sta diventando sempre più difficile considerare il GNL statunitense una merce neutrale», in quanto potrebbe trasformarsi in uno «strumento geopolitico». 

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