L'Europa ha seri problemi con la polvere da sparo e gli esplosivi

L’Europa, dopo tre anni di guerra in Ucraina, ha un problema con la polvere da sparo. E non solo, nel Vecchio continente sarebbero state messe a dura prova pure le scorte di TNT, nonché di altri esplosivi e propellenti per produrre munizioni.
Lo scrive Bloomberg, spiegando che la Nitrochemie Aschau, sussidiaria del gigante tedesco della difesa Rheinmetall, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ha aumentato la sua capacità produttiva del 60% e oggi è impegnata a costruire nuove strutture per aggiungerne un altro 40% entro la metà del 2025. Di più, l’azienda ha assunto circa 300 persone, prendendo lavoratori dal settore automobilistico e chimico in difficoltà per rafforzare la sua forza lavoro in modo da poter mantenere la produzione in funzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e aiutare a soddisfare la crescente domanda di munizioni.
I Paesi europei hanno attinto alle loro riserve di proiettili per armare l'Ucraina, e questo non ha fatto altro che acuire un problema già esistente: la scarsità di riserve di munizioni. Gli alleati di Kiev hanno quindi cercato di aumentare la produzione di proiettili di artiglieria, missili e proiettili e questo ha messo a dura prova le scorte di componenti per le munizioni, come la polvere da sparo e altre sostanze chimiche.
Mentre l'Europa si prepara a un massiccio aumento della spesa per la difesa, il piccolo numero di produttori di questi materiali volatili sta correndo per aumentare la propria capacità. La sola Rheinmetall punta ad aumentare la sua produzione di polvere da sparo di oltre il 50% entro il 2028, ma anche questo, secondo Bloomberg, non sarà sufficiente. D’altronde, la filiera su cui fanno affidamento i produttori di esplosivi è complessa e piena di colli di bottiglia. I governi e i produttori dovrebbero inoltre incentivare le industrie chimiche civili a passare alla produzione militare, nonché semplificare le normative per consentire la costruzione di nuove fabbriche e lo spostamento di carichi pericolosi nel continente. E persino garantire le forniture dei materiali più basilari che attualmente vengono spediti dalla Cina. Il costo del passaggio dalla produzione civile a quella militare è molto elevato. La logistica alla base del trasporto di carichi volatili è complessa e altamente regolamentata.
Anche prima dell'insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, i membri dell'Unione europea avevano fissato l'obiettivo di produrre 2 milioni di proiettili di artiglieria nel 2025, rispetto agli 1,4 milioni realizzati lo scorso anno. Nella primavera del 2023, la Commissione europea ha stanziato 500 milioni di euro - come previsto dalla legge a sostegno della produzione di munizioni (nota come ASAP) - per aiutare i Paesi membri ad ampliare la propria capacità di produrre munizioni.
I proiettili hanno bisogno di due componenti volatili, propellenti ed esplosivi, e oggi l'Europa non è in grado di produrne abbastanza per soddisfare la domanda. Ad esempio, l’ingrediente più importante nei propellenti per le moderne munizioni è la nitrocellulosa, o fulmicotone, in quanto realizzato con cotone di alta qualità, che viene poi immerso in una miscela di acido nitrico e solforico. Con i finanziamenti dell’ASAP, L’Europa intende aumentare la produzione di propellenti di oltre il 50%, il che richiederebbe la creazione di quasi sei nuovi impianti delle dimensioni di quello di Nitrochemie Aschau. E la situazione per gli esplosivi non è certo migliore, visto che oggi viene sfruttata solo una grande fabbrica di TNT gestita dalla società Nitro-Chem, in Polonia, mentre un'altra verrà costruita in Finlandia. I produttori di diversi agenti utilizzati negli esplosivi plastici stanno lavorando senza sosta da quando è scoppiata la guerra. Tra questi vi è l’azienda norvegese Chemring Nobel, la quale ha fatto sapere a Bloomberg di avere richieste «senza precedenti».
Determinate sostanze per le munizioni, inoltre, sono più difficili da reperire in Europa, per via degli elevati costi energetici di produzione e delle normative ambientali più stringenti. In questo senso, risulta più economico far rifornimento in Cina, con tutti i problemi logistici del caso. La maggior parte del cotone utilizzato nella nitrocellulosa viene importato dal Paese del Dragone, che ne è il più grande produttore al mondo, ma è pure in ottimi rapporti commerciali con la Russia, la quale non è appesantita da tutti i vincoli europei per quanto riguarda i materiali bellici.