L'Europa sta seriamente pensando di sanzionare il gas russo

L'Europa, è vero, si è (quasi) sganciata dalla Russia in termini energetici. Quasi, proprio così, perché di gas – nonostante la guerra in Ucraina – ne arriva ancora. Le cose, presto, potrebbero tuttavia cambiare. E questo perché, per la prima volta, l'Unione Europea sta valutando di sanzionare proprio il settore del gas. È quanto emerge dai primi colloqui sulla prossima serie di misure nei confronti di Mosca. Una mossa, se concretizzata, a suo modo storica.
Vladimir Putin, il presidente russo, ha celebrato lo sviluppo del settore energetico della Federazione durante un incontro con alcuni funzionari governativi. Di più, leader del Cremlino ha dichiarato che l'energia russa è «in costante sviluppo» nonostante le sanzioni e, di riflesso, la volatilità dei mercati energetici. «L'economia russa è in crescita, i bisogni aumentano e sono soddisfatti dal complesso dei combustibili e dell'energia» ha spiegato Putin ai ministri, aggiungendo che il volume della produzione di gas è cresciuto dell'8% nei primi quattro mesi dell'anno rispetto al 2023, mentre gli indicatori dell'industria petrolifera sono considerati «stabili».
Osservazioni, queste, che si accompagnano alle istruzioni date dal governo alla società statale Gazprom, invitata (gentilmente) a non versare i dividendi agli azionisti per l'anno scorso. Il motivo? L'azienda ha registrato la sua prima perdita annuale dal 1999. Chiamatelo pure profondo rosso. O russo: il colosso del gas, infatti, ha riportato perdite per circa 7 miliardi di dollari nel 2023. Perdite, va da sé, legate al calo delle vendite di gas all'Europa.
Detto del gas, le sanzioni sul petrolio hanno avuto effetti nefasti per la Russia. Quantomeno in termini di esportazioni verso l'Europa. Le importazioni di oro nero dalla Russia all'interno dell'UE, dati alla mano, sono crollate addirittura dell'82%. Passando da una media mensile di 8,7 milioni di tonnellate nel secondo trimestre del 2022 ad appena 1,6 milioni di tonnellate nello stesso periodo del 2023. L'UE, giova ricordarlo, aveva imposto sanzioni alle aziende russe attive nel petrolio e nel carbone in risposta all'invasione dell'Ucraina. Un tentativo, questo, di frenare entrate essenziali per sostenere gli sforzi bellici di Mosca. Da allora, il blocco sta esplorando modi per diversificare le sue forniture energetiche e ridurre la sua dipendenza dall'energia russa. Ciò include la stipula di nuovi accordi con Paesi come la Norvegia, il Kazakistan e l'Arabia Saudita, ma anche l'Azerbaigian.
All'inizio di maggio, dicevamo, l'Unione Europea ha avviato i colloqui in vista del prossimo giro di sanzioni. Sanzioni che, appunto, ora prenderanno o dovrebbero prendere di mira anche il gas. Un vero e proprio cambiamento di orizzonte, se consideriamo che finora il gas non è mai stato toccato da misure e restrizioni nonostante gli appelli, anche ripetuti, di Polonia, Paesi baltici e scandinavi nonché, soprattutto, Ucraina. La Commissione Europea, per contro, non intende attuare un divieto assoluto di importazione, come per il carbone o il petrolio via mare per intenderci. L'obiettivo, semmai, è quello di vietare i trasbordi di gas naturale liquefatto russo o GNL, ovvero la pratica di riesportare il GNL che transita nei porti dell'UE verso altri Paesi. Belgio, Francia e Spagna sono i Paesi attraverso cui questo gas liquefatto è transitato. Generando profitti per alcuni Stati membri e aziende dell'UE, visto che la destinazione finale erano i Paesi asiatici.