Il punto

L'Europarlamento, quindi, si sposterà a destra?

La risposta è sì, anche se gli esperti ribadiscono: il Partito Popolare Europeo non stringerà alleanze con gruppi parlamentari come ID ma cercherà di ricostituire la cosiddetta maggioranza Ursula
© ANDRE PAIN
Red. Online
10.06.2024 09:00

Il Parlamento europeo penderà (un po' più) a destra. Non abbastanza, tuttavia, da consentire alle destre di formare una vera e propria maggioranza per governare da sole. Questo, in estrema sintesi, il dato emerso dalle elezioni europee svoltesi nel fine settimana. Il coup de tonnerre, lo stravolgimento degli stravolgimenti, si è verificato in Francia, dove il Rassemblement National – formazione di estrema destra – ha stravinto con il 32,4% dei voti. Il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella ha staccato di quasi 18 punti la lista promossa dal partito del presidente Emmanuel Macron, fermatasi al 14,5%. Il capo di Stato, preso atto della débâcleha deciso di sciogliere l'Assemblea Nazionale, il Parlamento, e indire nuove elezioni per il 30 giugno e il 7 luglio. Un'arma costituzionale, come è stata definita, usata più volte in passato e che, nelle intenzioni di Macron, dovrebbe ricompattare il fronte anti-Rassemblement. E altrove, come sono andate le cose? Proviamo a fare chiarezza.

In Italia, sono circa 60 mila le sezioni in cui è stato completato lo scrutinio dei voti delle elezioni europee. I risultati, come scrive il Post, sono ormai consolidati. Hanno fatto bene Fratelli d’Italia, l'attuale primo partito del Paese, quello della premier Giorgia Meloni, e il Partito Democratico della luganese Elly Schlein: «Siamo il perno dell’alternativa» ha detto Schlein. «Abbiamo fatto delle liste competitive e questo è il risultato». Sono andati bene anche Forza Italia e Alleanza Verdi e Sinistra, risultati deludenti invece per Movimento 5 Stelle e Lega.  

In Germania, un po' come in Francia, si è verificato un piccolo, grande terremoto. Se è vero che l'Unione Cristiano-Democratica (CDU), partito di centrodestra, ha confermato il suo ruolo di primo partito del Paese con il 30% delle preferenze, la formazione di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha conquistato il secondo posto con il 15,9%. Male, se non malissimo, il Partito Socialdemocratico (SPD) dell'attuale cancelliere Olaf Scholz, fermatosi al 13,9%.

Protagonista di una campagna elettorale piuttosto accesa, la Spagna ha resistito all'avanzata del centrodestra. Il Partito Popolare, certo, è arrivato primo con il 34,2% dei voti e (quasi) il doppio dei seggi in Europarlamento rispetto al 2019 (22 contro 12). Tuttavia, il Partito Socialista del primo ministro Pedro Sánchez ha chiuso al 30,18%, non lontanissimo dal Partito Popolare, guadagnando 20 seggi al Parlamento europeo.

Capitolo Nord Europa: alcuni risultati, come scrive sempre il Post, sono stati sorprendenti. Non abbastanza, per contro, da mettere in crisi gli attuali governi di centrodestra di Finlandia e Svezia, oltre a quello di coalizione in Danimarca. In Danimarca e in Finlandia la principale formazione di sinistra ha preso più voti rispetto a quella di centrosinistra. Un risultato considerato raro. Raro, pensando quantomeno a ciò che è successo in altri Paesi europei, è anche il successo dell'alleanza fra Laburisti e Verdi nei Paesi Bassi. Un'alleanza a guida Frans Timmermans che ha saputo prevalere sull'estrema destra di Geert Wilders

Nell'Europa dell'Est, ancora, ci sarebbe tanto di cui parlare. In Slovacchia, ad esempio, il partito Slovacchia Progressista ha vinto le Europee con il 27,8% ai danni di Smer, la formazione del primo ministro Robert Fico. Ha vinto, ma ha deluso, Viktor Orbán in Ungheria. Fidesz ha registrato, infatti, il peggior risultato da molti anni a questa parte, mentre il partito dell'ex alleato Péter Magyar è andato oltre il 30%. 

Fatte le dovute premesse, veniamo al dunque: come sarà, allora, il nuovo emiciclo. Riassumendo al massimo, i gruppi parlamentari di estrema destra (come ECR e ID) hanno conosciuto una crescita importante rispetto al 2019. Nonostante ciò, sottolineano analisti ed esperti, anche qualora riuscissero a trovare un'intesa con il Partito Popolare Europeo (PPE) – la famiglia politica europeista di centrodestra che raccoglie le forze generalmente classificabili come moderate, cristiano-democratiche e conservatrici, per dirla con Wikipedia – le destre non arriverebbero alla maggioranza. Di più, lo stesso PPE, a livello di leadership, ha espresso più volte la propria riluttanza a stringere alleanze con ID. 

Verosimilmente, servirà costruire – anzi, ricostruire – la cosiddetta maggioranza Ursula (dal nome dell'attuale leader presidente della Commissione Europea, von der Leyen) dell'Europarlamento uscente. Come? Trovando un'intesa con il Partito Socialista (PSE) e i liberali di Renew Europe. I negoziati, immaginiamo, inizieranno presto.