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A Baghdad atteso l'incontro dei ministri degli esteri di Iran, Iraq e Siria – Attacco israeliano a Gaza su Beit Lahiya, «diversi morti» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:33
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Siria, ribelli prendono il controllo della città di Daraa
I gruppi di opposizione siriani hanno preso il controllo di Daraa, città vicina al confine con la Giordania, nel sud della Siria. Lo rende noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, e la notizia è riportata anche dall'agenzia turca Anadolu.
La conquista ha un forte valore simbolico: Daraa è considerata il luogo di nascita dell'insurrezione anti-regime in Siria, poiché fu proprio in questa città che si accese la prima scintilla della rivolta del 2011 contro il regime di Bashar al-Assad. Le proteste, inizialmente indirizzate a chiedere libertà e riforme, furono brutalmente represse, segnando l'inizio della guerra civile.
Il governo di Damasco ha perso il controllo anche della maggior parte della provincia omonima, secondo l'Osservatorio: «Le fazioni locali hanno preso il controllo di ulteriori aree nella provincia di Daraa, inclusa la città di Daraa. Ora controllano più del 90% della provincia, mentre le forze del regime si sono ritirate».
22:22
22:22
«20 civili uccisi in raid russi e siriani vicino Homs»
Gli attacchi russi e siriani vicino Homs hanno ucciso 20 civili, tra cui cinque bambini. Lo riporta l'Osservatorio siriano per i diritti umani. «Gli attacchi aerei russi e i bombardamenti siriani hanno ucciso 20 persone vicino alla città di Homs, tra cui cinque persone della stessa famiglia», ha detto Rami Abdel Rahman, dell'osservatorio.
21:43
21:43
«L'Idf ha recentemente colpito un deposito di armi chimiche in Siria»
L'esercito israeliano (Idf) ha recentemente colpito un nascondiglio di armi chimiche siriane. Lo sostiene Channel 12 citando 'segnalazioni straniere', secondo quanto riportato a sua volta dal Times of Israel, secondo cui tali segnalazioni potrebbero essere una tattica per aggirare la censura militare di Israele.
All'inizio di questa settimana, Haaretz ha riferito che l'esercito israeliano teme che durante l'assalto dei ribelli siriani le armi chimiche possano cadere nelle mani sbagliate.
Se tali armi cadono nelle mani dei ribelli o delle milizie iraniane, Israele dovrebbe agire in un modo che «potrebbe influenzare la Siria e l'intero Medio Oriente», secondo Haaretz.
Il rapporto aggiunge che Israele ha recentemente trasmesso messaggi al presidente siriano Bashar al-Assad, tramite la Russia, chiedendogli di «sostenere la sua sovranità e non consentire all'Iran di operare nel suo territorio.
21:15
21:15
La parabola del raìs siriano a un passo dalla fine
Ci sono decenni in cui nulla accade e ci sono settimane in cui accade tutto: questa frase, attribuita a Lenin, deve essere risuonata molto spesso in questi ultimi convulsi giorni nella testa di Bashar al Assad, presidente della Siria da un quarto di secolo, ma che ora, sotto i colpi della sorprendente offensiva anti-governativa, appare solo, senza il sostegno né dell'Iran né della Russia, a fare i conti con la storia.
La sua storia comincia a metà degli anni '60, come secondogenito dell'allora astro nascente della politica mediorientale: suo padre Hafez, esponente dell'emergente classe militare alawita - branca dello sciismo - prenderà il potere poco dopo, nel novembre del 1970, dando il via a una vera e propria epoca che in queste ore sembra però avviarsi ai titoli di coda.
Esattamente trent'anni fa, nel 1994, l'allora 28enne Bashar fu costretto, suo malgrado, a entrare in politica: la scomparsa improvvisa del fratello maggiore Bassel, morto in un oscuro incidente stradale, costrinse il padre Hafez a cambiare i piani di successione.
Assad jr dovette così abbandonare gli studi e la bella vita che conduceva a Londra per cominciare in patria la scalata ai vertici militari, precondizione per salire rapidamente i gradini del potere assoluto nella Siria dominata dal partito unico Baath. Con la morte, nel giugno 2000, del 'raìs eterno' Hafez al Assad, era così già tutto pronto per l'ascesa al potere dell'appena 34enne Bashar: la costituzione, che prevedeva l'età minima di 40 anni per il capo di Stato, fu emendata in pochi minuti con un voto parlamentare scontato, per consentire ad Assad jr di giurare fedeltà alla stessa costituzione.
Il neopresidente fu subito chiamato a una serie di sfide impegnative. Alle sempre più insistenti richieste di attivisti e oppositori di riforme politiche, Bashar rispose prima con timide aperture, poi con una dilagante campagna di arresti. Il ritiro israeliano dal sud del Libano (maggio 2000) e l'invasione anglo-americana dell'Iraq (2003) furono altri due banchi di prova per un raìs che volle giocare da protagonista senza avere però - secondo molti osservatori - il grado di esperienza politica del padre.
La rivolta dei curdi nel nord-est nel marzo del 2004 e la rottura con Francia e Stati Uniti sulla gestione del vicino Libano nell'autunno dello stesso anno spinsero Bashar sempre più nelle braccia dell'Iran. Il ritiro delle truppe siriane dal Libano nel 2005 e la successiva guerra tra Hezbollah e Israele nel 2006 approfondirono le trincee tra il fronte filo-occidentale e quello filo-iraniano, del quale il raìs di Damasco era ormai un perno imprescindibile.
Le proteste scoppiate in tutto il mondo arabo, dal Marocco all'Oman, tra il 2010 e il 2011 raggiunsero anche la Siria. Le forze governative non esitarono a rispondere con violenza, innescando la reazione armata delle comunità sempre più in rivolta. Nel contesto di una devastante guerra civile ancora in corso, il sostegno decisivo dell'Iran, del suo alleato Hezbollah e della Russia, intervenuta militarmente in Siria nel 2015, è riuscito a puntellare il potere di Assad, colpito da sanzioni occidentali ed europee, ma che negli ultimi anni stava gradualmente uscendo dall'isolamento internazionale.
L'offensiva degli insorti filo-turchi scattata il 27 novembre, associata all'indebolimento senza precedenti di russi e iraniani in Siria, ha accelerato le lancette del tempo. Che appare ora improvvisamente scaduto per il raìs di Damasco.
19:09
19:09
«370mila sfollati per i combattimenti in Siria»
L'Onu afferma che i combattimenti in corso in Siria hanno provocato almeno 370.000 sfollati.
«Dall'escalation delle ostilità, almeno 370.000 uomini, donne e bambini, ragazzi e ragazze sono stati sfollati, di cui 100.000 hanno lasciato le loro case più di una volta», ha affermato Stéphane Dujarric. Il precedente dato delle Nazioni Unite indicava 280.000 sfollati.
18:51
18:51
Siria, insorti arrivati a 40 km dal confine col Libano
L'offensiva sunnita anti-governativa in Siria è arrivata a circa 40 chilometri dal poroso confine col Libano dove sono presenti gli Hezbollah libanesi, sciiti e sostenitori del governo di Damasco.
L'avanguardia degli insorti siriani appoggiati dalla Turchia si trova a Talbise, alla periferia nord di Homs, distante 40 chilometri da Qusayr, cittadina frontaliera siriana controllata dai combattenti sciiti.
18:45
18:45
«Insorti in Siria conquistano una base russa con missili»
Gli insorti sostenuti dalla Turchia hanno preso il controllo oggi di una base di difesa aerea russa con il sistema missilistico S-75 Dvina. Lo riferiscono media siriani e media turchi.
La base di trova nelle vicinanze di Hama, terza città siriana, ed è ospitata nei pressi della caserma della 66ma divisione delle forze governative siriane.
18:44
18:44
Siria, insorti liberano i dissidenti da anni in carcere nel sud
Un numero imprecisato di detenuti del carcere di Suwayda, nel sud della Siria, sono stati messi in libertà dagli insorti drusi locali. Lo si apprende da fonti locali e da diversi video provenienti dal capoluogo meridionale siriano. Tra loro ci sono diversi dissidenti e oppositori del governo centrale di Damasco e per questo finiti per anni dietro le sbarre.
Nel corso della loro offensiva dal nord-ovest del Paese, gli insorti hanno preso già d'assalto le prigioni di Aleppo, Hama e di altre città conquistate nell'arco di pochi giorni. In tutti i casi sono stati liberati anche delinquenti comuni e criminali e ci sono stati casi di saccheggi nelle case lasciate incustodite da civili in fuga a causa delle violenze armate.
17:54
17:54
Iran: «Sosterremo la Siria con tutto ciò che è necessario»
Teheran continuerà a sostenere la Siria «con tutto ciò che è necessario». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano.
«La Repubblica islamica dell'Iran ha sempre sostenuto la Siria e continuerà a farlo con tutte le sue forze e con tutto ciò che sarà necessario e richiesto dal governo siriano», ha affermato il ministro iraniano Abbas Araghchi durante una visita a Baghdad.
17:09
17:09
«Herzog ha chiamato Musk per i colloqui sugli ostaggi»
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha chiamato Elon Musk «negli ultimi giorni» per discutere di una ripresa dei colloqui per garantire il rilascio degli ostaggi ancora detenuti a Gaza. Lo riporta la Cnn citando una fonte vicina alla presidenza israeliana.
Secondo quanto riferito, Herzog ha effettuato la chiamata su richiesta dei familiari degli ostaggi, i quali sperano che Musk riesca a fare pressione su tutte le parti per raggiungere un accordo.
17:08
17:08
L'Idf nega di aver colpito l'ospedale nel nord di Gaza
L'esercito israeliano ha negato di aver colpito l'ospedale Kamal Adwan nel nord di Gaza, obiettivo di un attacco che secondo la protezione civile palestinese ha provocato almeno 29 morti.
17:05
17:05
Curdi: «Abbiamo occupato le parti della Siria orientale lasciate dall'esercito»
I combattenti curdi hanno dichiarato di aver occupato le parti della Siria orientale dalle quali l'esercito si è ritirato.
16:20
16:20
«Siria: gli insorti prendono il controllo dei due capoluoghi nel sud»
Daraa e Suwayda, i due principali capoluoghi della Siria meridionale sono ora sotto il controllo delle rispettive forze locali anti-governative. Lo riferiscono media siriani e panarabi, secondo cui gli insorti sunniti a Daraa hanno preso il controllo delle postazioni governative dopo il ritiro dei soldati di Damasco.
A Suwayda, a maggioranza drusa, le élite locali hanno dal canto loro assicurato il passaggio di consegne tra le forze governative in ritirata e le autorità locali druse.
16:18
16:18
«Raid aerei russi sugli insorti vicino a Homs»
L'aviazione russa è entrata in azione poco fa con raid aerei a nord di Homs sulle colonne degli insorti anti-governativi che tentano di arrivare in città provenienti da Hama.
Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui, i jet di Mosca sono decollati dalla base aerea russa di Hmeimim, sulla costa mediterranea, dopo che nelle ultime ore le forze russe hanno perso il controllo dell'aeroporto di Hama, nella Siria centrale.
16:18
16:18
Siria: ribelli prendono controllo del valico con Giordania
Insorti siriani di Daraa, al confine con la Giordania, hanno conquistato il valico frontaliero di Nassib tra i due paesi. Lo riferiscono media panarabi e siriani mostrando immagini dei combattenti anti-governativi sul posto e senza la presenza delle guardie di frontiera di Damasco.
15:56
15:56
Anche la Giordania chiude i confini con la Siria
Dopo il Libano, anche la Giordania ha chiuso le frontiere con la Siria: lo annuncia il ministero degli Interni di Amman.
14:37
14:37
29 morti dopo i raid vicino all'ospedale di Beit Lahia nel nord di Gaza
La protezione civile di Gaza afferma che ci sono 29 morti dopo i raid israeliani vicino all'ospedale di Beit Lahia nel nord di Gaza. L'ospedale Kamal Adwan ha denunciato di essere stato bersaglio da diversi attacchi israeliani in mattinata.
14:21
14:21
L'IDF rafforza le truppe sulle alture del Golan
Le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno dispiegando maggiori truppe sulle alture del Golan in seguito all'avanzata verso sud dei ribelli antigovernativi in Siria. Lo riporta Haaretz.
Le forze presenti saranno adattate per affrontare la situazione e un nuovo battaglione in addestramento verrà trasferito lì.
Haaretz ha riferito che Israele si sta preparando alla possibilità di un raid a sorpresa dal confine siriano, alla luce degli sviluppi nel paese. Il Northern Command ha designato una nuova unità di riserva nelle alture del Golan per fornire una risposta rapida se necessario.
14:10
14:10
Siria, le forze curdo-siriane entrano a Deir az Zor
Le forze curdo-siriane, espressione dell'ala siriana del Pkk, sono entrate nella città orientale di Deir az Zor e hanno preso il controllo dell'aeroporto dopo che le forze governative si sono ritirate. Lo riferiscono le stesse forze curdo-siriane, appoggiate da clan tribali arabi, nella regione di Deir az Zor.
Il capo delle forze curde in Siria, vicine agli Stati Uniti e che in passato hanno combattuto contro i jihadisti dell'Isis, si dice aperto ai colloqui con i ribelli islamici filo-turchi e ha affermato che le conquiste dei ribelli annunciano una «nuova» realtà politica.
Al contempo, sempre in Siria, cellule dello «Stato islamico» (Isis) si sono mobilitate lungo la bassa valle dell'Eufrate occupando le posizioni lasciate sguarnite dalle forze governative in ritirata. Lo riferiscono fonti locali sul terreno, secondo cui cellule dell'Isis si sono attivate anche nella Badiya, la zona stepposa nel centro della Siria lungo la strada Homs-Palmira.
14:09
14:09
Il portavoce della CPI: «Netanyahu e Putin non hanno l'immunità»
«L'articolo 27 dello Statuto di Roma dice chiaramente che non c'è immunità dall'azione penale per nessuno e questo non vale solo per la Corte Penale Internazionale (CPI) ma è un principio stabilito anche dalla Corte Internazionale di Giustizia». Lo ha detto Fadi Abdallah, portavoce della CPI, in un incontro con i giornalisti a Bruxelles a proposito della posizione di alcuni Paesi europei, come la Francia, sul mandato di arresto ai danni di Benjamin Netanyahu.
Per quanto riguarda «l'esecuzione dell'arresto» la situazione potrebbe essere diversa «ma la decisione spetta ai giudici della CPI stessa».
«Se uno Stato ritiene che vi sia una sorta di conflitto tra l'obbligo di rispettare, ad esempio, l'immunità diplomatica di un accusato, o se vi sono altre circostanze che gli impediscono di onorare l'obbligo di cooperare con la Corte anche per quanto riguarda i mandati d'arresto, l'articolo 9 dello Statuto di Roma consente di sottoporre la questione ai giudici della CPI, che decideranno e daranno indicazioni sull'attuazione o meno di una determinata decisione», spiega il portavoce.
Il nodo, a quanto pare, sta nel fatto che verso Netanyahu e Putin, in quanto capi di Stato e di Governo di Paesi non firmatari dello Statuto di Roma, le nazioni partner potrebbero violare le loro responsabilità di garantirne l'immunità dall'arresto, cosa che non accadrebbe invece con Paesi firmatari dello Statuto. Il punto però è che la deroga, per così dire, va chiesta dagli Stati stessi ai giudici della Corte, costruendo un caso legale: senza autorizzazione da parte della CPI, i Paesi sarebbero in violazione dei loro obblighi, anche nell'esecuzione dell'arresto. Che è quanto capitato alla Mongolia, il cui caso è in via di esame alla Corte.
Ebbene. Per quanto riguarda il caso di Netanyahu e Yoav Gallant, ci sono Paesi che hanno iniziato già tali procedimenti legali? «Non ho visto nulla del genere nei documenti pubblici ma io, in ogni caso, ho accesso solo ai documenti pubblici», spiega il portavoce. Gli Stati hanno infatti la possibilità di chiedere alla Corte la confidenzialità delle procedure.
13:13
13:13
Erdogan: «Damasco sarà il prossimo obiettivo dei ribelli»
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che le forze filo-turche che si oppongono al presidente siriano Bashar Al Assad stanno puntando a raggiungere Damasco.
«Dopo Idlib, Hama e Homs ovviamente l'obiettivo sarà Damasco. La marcia delle forze di opposizione continua. Ci auguriamo che questa avanzata in Siria continui senza incidenti o problemi», ha affermato Erdogan, parlando con i giornalisti dopo avere partecipato alla preghiera del venerdì in una moschea di Istanbul, come riferisce Anadolu.
«Abbiamo lanciato un appello a Bashar Al Assad, abbiamo detto 'forza, determiniamo assieme il futuro della Siria'. Purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta positiva riguardo a questo», ha affermato il presidente turco. Dopo avere interrotto le relazioni con Assad nel 2011, avendo sostenuto le proteste dell'opposizione, negli ultimi anni Erdogan ha chiesto più volte un incontro al presidente siriano per tentare di ristabilire le relazioni.
13:06
13:06
L'Iran ha chiesto all'Ucraina di «interrompere immediatamente» il suo sostegno a «gruppi terroristi in Siria»
L'Iran ha chiesto all'Ucraina di «interrompere immediatamente» il suo sostegno a «gruppi terroristi in Siria», nel contesto dell'avanzata delle forze filo-turche che si oppongono al governo di Damasco, sostenuto da Teheran. Lo ha affermato Mojtaba Damirchiloo, direttore generale del dipartimento per l'Eurasia presso il ministero degli Esteri iraniano.
Facendo riferimento a rapporti riguardo a «un commercio illegale di armi ricevute dagli Usa da parte di alcuni funzionari ucraini e il sostegno dell'Ucraina di gruppi classificati come terroristi in Siria», il funzionario ha affermato che il comportamento di Kiev è «una palese violazione degli impegni internazionali in materia di prevenzione e lotta al terrorismo e ne ha chiesto l'immediata cessazione», riferisce Mehr.
13:06
13:06
Le milizie irachene filo-iraniane: «Non interveniamo in Siria»
Faleh al-Fayyad, capo delle Forze di Mobilitazione Popolare irachene, la coalizione di milizie sciite irachene filo-iraniane, ha dichiarato oggi che quanto sta accadendo in Siria «è una questione interna», affermando che le sue forze sono comunque pronte per «qualsiasi emergenza».
Finora rispetto all'offensiva militare degli insorti siriani appoggiati dalla Turchia, le milizie irachene filo-iraniane hanno inviato un manipolo di soli 200 uomini sbaragliato nei giorni scorsi e in poche ore dai loro rivali sunniti lungo la strada tra Aleppo e Hama.
Parlando a Baghdad e ripreso dai media iracheni, Fayyad ha affermato che «le gravi ripercussioni nella regione sono iniziate circa un anno fa dalla Palestina, portando la regione a una nuova fase».
«La crisi siriana è un evento interno e non abbiamo alcun coinvolgimento, ma siamo preparati per qualsiasi emergenza», ha detto Fayyad.
12:56
12:56
Il Libano ha chiuso i confini con la Siria
Le autorità libanesi hanno annunciato la chiusura fino a nuovo ordine di tutti i valichi frontalieri con la Siria.
09:49
09:49
«L'obiettivo dei ribelli filoturchi è di rovesciare il regime di Bashar al-Assad»
Abu Mohammad al-Jolani, leader della milizia Hts che guida l'opposizione armata in Siria, ha affermato, nella prima intervista da anni alla Cnn, che l'obiettivo dei ribelli filoturchi è di rovesciare il regime di Bashar al-Assad.
L'intervista è stata fatta, fa sapere la Cnn in una località segreta della Siria, proprio mentre Hts conquistava Hama. «L'obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo», ha affermato Jolani.
«La Siria merita un sistema di governo istituzionale, non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie».
Nell'intervista, svoltasi in pieno giorno mentre i ribelli jihadisti conquistavano Hama, Jolani afferma che «i semi della sconfitta del regime sono sempre stati al suo interno...gli iraniani hanno tentato di far rivivere il regime, prendendo tempo, e in seguito anche i russi hanno cercato di sostenerlo. Ma la verità rimane: questo regime è morto.»
Se Hts riuscisse a rovesciare il regime di Assad, si giungerebbe a una transizione verso «uno stato di governo, istituzioni e così via», ha assicurato Jolani. Il leader dei ribelli jihadisti ammette che nell'avanzata «ci sono state alcune violazioni contro le minoranze durante i periodi di caos, ma abbiamo affrontato questi problemi».
«Nessuno ha il diritto di cancellare un altro gruppo. Queste sette hanno coesistito in questa regione per centinaia di anni e nessuno ha il diritto di eliminarle», ha affermato.
08:47
08:47
«Raid aerei Israele al confine fra Siria e Libano»
Le forze armate israeliane (Idf) durante la notte hanno compiuto attacchi aerei al confine fra Siria e Libano, nel tentativo di interrompere il contrabbando di armi per Hezbollah: lo scrivono diversi media israeliani, citando l'Idf.
Secondo Times of Israel, i raid sono parte della campagna dell'Idf contro la Compagnia 4400 di Hezbollah, il cui compito principale è di trasferirte armi ed equipaggiamento dall'Iran e i suoi alleati verso la milizia sciita libanese.
06:27
06:27
Il punto alle 06.00
Decine di migliaia di siriani sono fuggiti da Homs, la terza città della Siria, temendo l'avanzata delle forze ribelli che hanno preso le città di Hama e Aleppo più a nord. Lo afferma l'Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH). Homs si trova a soli 40 chilometri a sud di Hama, che i ribelli hanno catturato. Secondo gli analisti, i combattenti guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) potrebbero spingersi verso la città, un collegamento chiave tra Damasco e Hama. Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osdh, ha denunciato un «esodo di massa di siriani alawiti dai quartieri di Homs, decine di migliaia diretti verso la costa siriana». Secondo l'Ong, dal loro inizio il 27 novembre con l'offensiva partita da Idlib (nord-ovest) e la conquista di decine di località, le ostilità hanno provocato più di 800 morti. «Quello che è successo oggi» ad Hama «è una misura tattica temporanea, le nostre forze sono ancora vicino alla città», ha detto il ministro della Difesa siriano Ali Abbas, riferendosi ad una «ridistribuzione» delle truppe governative. Ma gli abitanti di Homs, la terza città della Siria, dicono di temere l'avanzata dei ribelli.
L'OSDH ha riferito venerdì di attacchi aerei su un ponte autostradale strategico che collega la città di Hama, in mano ai ribelli, a Homs. «Gli aerei da combattimento hanno effettuato diversi attacchi aerei che hanno preso di mira il ponte Al-Rastan sull'autostrada Homs-Hama, nel tentativo di tagliare la strada tra Hama e Homs e garantire la sicurezza di Homs».
Diversi civili sono stati uccisi e altri feriti in un attacco aereo israeliano nella città di Beit Lahiya, situata nella parte settentrionale della Striscia di Gaza, secondo fonti locali. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa, che riferisce come aerei da combattimento israeliani abbiano preso di mira una casa nella quale erano ospitati sfollati. L'assalto ha provocato numerose vittime, anche se il numero esatto è ancora in fase di conferma.
Le Forze di Difesa Israeliane hanno confermato la morte del dirigente di Hamas Osama Ghanim nei raid di ieri contro una zona protetta di Khan Younis. Ghanim lavorava per il dipartimento di sicurezza interna del movimento, «figura centrale nel brutale sistema di criminalizzazione di Hamas, in cui sono state condotte indagini violente contro i residenti della Striscia», con gravi violazioni dei diritti umani, repressione degli oppositori e persecuzione di persone Lgbtq. Prima dell'offensiva «sono state prese molte misure per ridurre i danni ai civili, compreso l'uso di armi di precisione, ricognizione aerea e acquisizione di ulteriori informazioni di intelligence».
Il ministro degli esteri siriano Bassam al-Sabbagh sarà oggi a Baghdad per discutere con gli omologhi di Iraq e Iran, Fuad Hussein e Abbas Araghchi, degli ultimi sviluppi in Siria. Lo riporta il quotidiano siriano Al Watan. Secondo quanto appreso dal sito iracheno Shafaq, «nel corso dell'incontro verranno anche discussi gli sforzi di mediazione dell'Iraq per organizzare una conferenza internazionale a Baghdad nel prossimo futuro, volta a risolvere la crisi siriana attraverso ambiti politici e diplomatici».