Mondo
La diretta
Lo ha scritto oggi su X il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in risposta al messaggio pubblicato ieri su Truth dal presidente statunitense Donald Trump, che ordinava a Teheran di cessare «immediatamente» il suo sostegno agli Houthi nello Yemen – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
LIVE

23:16
23:16
Coloni israeliani attaccano case palestinesi a Hebron
L'agenzia palestinese Wafa riporta che nella serata di domenica i coloni israeliani hanno attaccato le case dei cittadini palestinesi in diversi quartieri della Città Vecchia di Hebron. L'attivista Aref Jaber ha riferito che un gruppo di coloni ha attaccato i cittadini e le loro case nei quartieri di Jaber e as-Salaymeh, nonchè a Wadi Nasara, adiacenti alla colonia «Kiryat Arba», costruita illegalmente su terreni palestinesi a est di Hebron. In precedenza, nella serata, i coloni hanno attaccato le case dei residenti palestinesi a Wadi al-Hussein, a est della città, lanciando pietre e bottiglie vuote contro le case. Sempre secondo Wafa i coloni hanno attaccato alcuni palestinesi anche nel quartiere Wadi Hilweh di Silwan, a Gerusalemme est, secondo il governatorato di Gerusalemme.
21:56
21:56
Houthi: «Sale a 53 morti il bilancio dei raid USA»
Gli Houthi riferiscono che il bilancio delle vittime degli attacchi aerei statunitensi ieri nello Yemen è salito a 53. Lo riporta al Jazeera.
Tra le 53 vittime dell'attacco si registrano anche cinque bambini e due donne, ha affermato il ministero della Salute yemenita guidato dagli Houthi. Anees Alsbahi, portavoce del ministero, ha aggiunto che il numero dei feriti è salito a 98.
20:48
20:48
Gli Houthi rispondono agli USA, missili sulla Truman
Il primo strike dell'amministrazione Trump contro gli Houthi è andato a segno, ma rischia di riaprire un altro fronte in Medio Oriente dopo mesi di relativa calma.
Ai massicci raid americani di sabato in Yemen, che secondo la Casa Bianca hanno eliminato molte figure di primo piano del movimento filo-iraniano, le milizie sciite hanno subito risposto lanciando una pioggia di missili sulla portaerei Truman, di stanza nel Mar Rosso a protezione dei mercantili. Sullo sfondo di questa crisi c'è l'Iran: Washington è tornato a minacciare dure conseguenze per il regime se non si farà da parte, mentre i Pasdaran si sono detti pronti a «rispondere ad ogni attacco».
I bombardamenti americani dal cielo e dal mare, contro postazioni radar, difese aree, sistemi missilistici e droni degli Houthi, sono stati seguiti personalmente dal presidente Trump. Immortalato in t-shirt bianca, col cappellino rosso 'Make America Great Again' e le cuffie alle orecchie mentre guarda verso uno schermo dalla sala delle operazioni.
Il giorno dopo, il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz ha riferito che i raid «hanno effettivamente preso di mira numerosi leader Houthi e li hanno eliminati». Poi, il capo del Pentagono Pete Hegseth ha avvertito che ci sarebbero state altre operazioni se gli Houthi avessero continuato «a sparare nelle nostre navi».
A questa minaccia le milizie yemenite hanno reagito con il fuoco. Un loro portavoce ha rivendicato «un'operazione militare» contro la portaerei statunitense Harry S. Truman condotta lanciando «18 missili balistici e da crociera ed un drone». È stata - ha affermato - la «risposta all'aggressione» americana che avrebbe provocando complessivamente almeno 31 morti e un centinaio di feriti, «la maggior parte donne e bambini», anche nella capitale Sanaa. In serata, il leader del movimento sciita Abdulmalik al-Huthi in un discorso televisivo ha promesso che rimetterà nel mirino anche i cargo occidentali.
L'amministrazione Trump, colpendo in Yemen, ha voluto inviare un messaggio soprattutto agli ayatollah. «Quando è troppo è troppo», ha tuonato Waltz, avvertendo Teheran che se non smetterà di supportare gli yemeniti «nessun target sarà escluso». Ed il consigliere di Trump si è spinto oltre: «Tutte le opzioni sono sul tavolo» per impedire al regime di ottenere un'arma nucleare. Messaggio recapitato anche a Mosca, alleata di Teheran e sospettata di aver fornito intelligence agli Houthi per colpire le navi occidentali: la crisi nel Mar Rosso è stata tra i temi dell'ultima telefonata tra Marco Rubio e Serghiei Lavrov.
La Repubblica islamica, commentando i raid Usa sullo Yemen, ha parlato di «un'aggressione militare che costituisce una flagrante violazione dei principi fondamentali dell'Onu e del diritto internazionale». Mentre il capo dei Pasdaran ha assicurato che l'Iran «risponderà a qualsiasi attacco militare contro il paese».
Reazioni apparentemente caute, nella tradizione iraniana di evitare finché è possibile uno scontro diretto con i nemici. Allo stesso tempo gli ayatollah hanno già dimostrato, quando sono messi alle strette, di colpi a sorpresa. I due attacchi lanciati in territorio israeliano nei mesi scorsi (seppur a scopo dimostrativo e senza gravi danni) lo dimostrano.
Alla rinnovata crisi nel Mar Rosso guardano con preoccupazione proprio gli israeliani, che hanno rimesso in stato di massima allerta le forze armate. Gli Houthi, accogliendo la tregua nella Striscia, avevano interrotto i propri attacchi contro lo Stato ebraico. Adesso però tutto può saltare.
18:53
18:53
Netanyahu: «Proporrò la rimozione del capo dello Shin Bet»
«Ho deciso di presentare al governo una proposta di risoluzione per la conclusione dell'incarico del capo dello Shin Bet Ronen Bar a causa di una persistente mancanza di fiducia», ha dichiarato il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu.
«Israele è nel mezzo di una guerra esistenziale su sette fronti. In ogni momento, ma soprattutto in un conflitto di questa portata, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. Purtroppo, la realtà è l'opposto: non ho fiducia in lui, una sfiducia che è cresciuta nel tempo. Per questo motivo, ho deciso di portare al governo questa settimana una proposta per la sua rimozione».
Il capo dell'Agenzia per la sicurezza interna di Israele ha dichiarato che la decisione del primo ministro non è correlata all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, suggerendo invece che la ragione sia in gran parte politica. Ronen Bar ha poi aggiunto che «l'aspettativa del primo ministro di una lealtà personale che contraddica l'interesse pubblico è del tutto impropria».
Il leader dell'opposizione Yair Lapid ha intanto annunciato che il suo partito Yesh Atid presenterà una petizione ai tribunali contro il progetto di licenziamento del capo dello Shin Bet da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenendo che la mossa è chiaramente intesa «a sabotare una seria indagine penale dell'Ufficio del Primo Ministro». Lo scrive il Times of Israel.
Lo Shin Bet sta attualmente indagando sui sospetti di legami impropri con il Qatar da parte di alti collaboratori del premier.
18:52
18:52
Houthi: «Presa di mira una portaerei statunitense nel Mar Rosso»
Gli Houthi hanno annunciato di aver preso di mira una portaerei americana, in risposta i raid di ieri degli Usa sullo Yemen.
Secondo il portavoce militare delle milizie, Yahya Saree, è stata condotta «un'operazione» contro portaerei statunitense Harry S. Truman nel Mar Rosso con «18 missili balistici e da crociera ed un drone». Lo riporta al Jazeera.
18:00
18:00
Rappresentanti di Hamas incontrano a Doha l'inviato russo
I rappresentanti della leadership del movimento palestinese Hamas hanno incontrato oggi a Doha il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov. Lo scrive la Tass citando Hamas sul canale Telegram.
«I rappresentanti di Hamas, guidati da Mohammad Darwish (il capo dell'organismo consultivo del movimento, il Consiglio della Shura), hanno ricevuto il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov a Doha. Durante l'incontro, Darwish ha sottolineato che Mosca svolge un ruolo cruciale nel sostenere i diritti del popolo palestinese e impedisce l'imposizione di una nuova realtà su di loro attraverso il blocco o il reinsediamento forzato», si legge nella dichiarazione.
15:41
15:41
Timori per un anziano britannico prigioniero dei talebani
La figlia di una coppia britannica ultrasettantenne prigioniera dei talebani in Afghanistan ha lanciato un appello per la liberazione, avendo appreso che il padre soffre di varie patologie e non ha accesso a cure adeguate.
Peter e Barbie Reynolds, rispettivamente di 79 e 75 anni, sposati a Kabul nel 1970 e addetti alla formazione scolastica nel Paese per 18 anni, sono stati arrestati il mese scorso con un'amica americana, Faye Hall, mentre si recavano a casa loro nella provincia centrale di Bamiyan.
«Abbiamo sentito dire che ora ha un'infezione al torace, una doppia infezione agli occhi e gravi problemi digestivi dovuti a una cattiva alimentazione. Senza un accesso immediato ai farmaci necessari, la sua vita è in serio pericolo», ha detto la figlia, Sarah Entwistle, citando il Sunday Times. «Il nostro disperato appello ai talebani è che li facciano tornare a casa loro, dove hanno i farmaci di cui ha bisogno per sopravvivere», ha aggiunto.
Alla prigionia - osserva la donna - si aggiunge il trauma della separazione. Un portavoce del Foreign Office britannico ha detto all'Afp: «Stiamo sostenendo la famiglia di due cittadini britannici detenuti in Afghanistan».
15:12
15:12
«Massima allerta per attacchi da parte degli Houthi»
L'aeronautica militare israeliana è in stato di massima allerta per possibili attacchi missilistici e con droni da parte degli Houthi dallo Yemen.
Il livello di allerta era già stato innalzato dall'Iaf la scorsa settimana, dopo che il gruppo sostenuto dall'Iran aveva minacciato di riprendere gli attacchi contro Israele. Durante la notte, un missile è stato lanciato dallo Yemen, ed è atterrato in Egitto. L'Idf sta ancora indagando se il missile fosse diretto verso Israele.
08:04
08:04
L'Iran condanna gli attacchi USA-Regno Unito nello Yemen
Il portavoce del Ministero degli esteri iraniano Esmail Baghaei ha condannato gli attacchi aerei USA-Regno Unito contro gli Houthi yemeniti che sono sostenuti da Teheran.
«L'aggressione militare costituisce una flagrante violazione dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, in particolare sul divieto dell'uso della forza e sul rispetto della sovranità nazionale e dell'integrità territoriale», ha affermato. L'attacco congiunto «è in linea con il loro continuo sostegno al genocidio del popolo palestinese», ha aggiunto, citato da Mehr.
«La causa principale dell'instabilità nell'Asia occidentale è la continua occupazione e le uccisioni di massa in Palestina, perpetuate dal sostegno di Stati Uniti, Regno Unito e Occidente, che rappresentano una minaccia senza precedenti per la sicurezza regionale e globale», ha concluso il portavoce del ministero degli esteri iraniano Esmail Baghaei nel condannare i raid.
07:27
07:27
Il punto alle 7
Gli Stati Uniti «non hanno il diritto di dettare» la politica estera dell'Iran: lo ha scritto oggi su X il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, in risposta al messaggio pubblicato ieri su Truth dal presidente statunitense Donald Trump, che ordinava a Teheran di cessare «immediatamente» il suo sostegno agli Houthi nello Yemen.
«Il governo degli Stati Uniti non ha alcuna autorità o diritto di dettare la politica estera dell'Iran», si legge nel post di Araghchi, che chiede di «fermare le uccisioni del popolo yemenita».
Intanto, gli attacchi aerei a guida statunitense contro gli Houthi nello Yemen – ordinati dal presidente Donald Trump – hanno causato almeno 31 morti e 101 feriti, secondo un nuovo bilancio pubblicato oggi dal Ministero della Salute dei ribelli. Gli attacchi hanno preso di mira la capitale Sanaa, i governatorati di Saada (nord-ovest) e Al-Bayda (centro) e la città di Radaa (centro), ha scritto su X il portavoce del Ministero, Anis Al-Asbahi.