Liz Truss, è già scontro sui nodi energia e tasse
Terza donna ad avere assunto il compito di premier britannica, a soli due giorni dalla sua nomina, Liz Truss ieri si è presentata alla Camera dei Comuni, indossando un vestito viola e scarpe scure con tacchi, per il suo primo Question time, affrontando due dei temi più spinosi che avevano animato la sua campagna elettorale: il nodo energetico e le tasse. Sui quali, neanche a dirlo, si è subito scontrata con i laburisti di Keir Starmer. Senza, ovviamente, mancare di rilanciare la sua chiara linea in difesa dell’Ucraina, già emersa nei mesi scorsi, quando era capo del Foreign Office; peraltro in piena consonanza con lo stesso Starmer e il suo partito. Truss, in Parlamento, si è mostrata calma, ma determinata. Pronta a rispondere alle esigenze dei cittadini del Regno Unito, che devono far fronte al rincaro record delle bollette e a un’inflazione che ha già raggiunto il 10,1%, cioè livelli di guardia.
Incognite finanziarie
Forte del suo nuovo Governo, Truss ha messo sul piatto, come «azione immediata», un maxi piano di aiuti, stimato dai media britannici in oltre 100 miliardi di sterline (circa 112,6 miliardi di franchi). Un piano in grado di permettere ai cittadini di far fronte ai massicci rincari energetici seguiti alla guerra in Ucraina e al congelamento delle forniture del gas e del petrolio russi. Il tema finanziario, come era già emerso nel confronto interno ai Tories - in primis con il rivale della stessa Truss per la premiership Rishi Sunak - è stato il «fil rouge» anche ieri nel botta e risposta con il leader laburista. Le spese annuali medie di una famiglia per gas ed elettricità dovrebbero restare intorno alle 2.500 sterline contro le 3.500 attese già il mese prossimo con l’ulteriore innalzamento dei prezzi, ha detto Truss. Starmer, a questo proposito, si è chiesto ciò che si era domandato - di recente - anche più di qualche membro del partito conservatore, dopo le «generose» promesse (non mantenute) dall’ormai ex inquilino di Downing Street, Boris Johnson: «Chi pagherà la fattura?». L’indebitamento sarà uno strumento inevitabile, ha ammesso il neocancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng. Starmer, in questo ambito, ha avuto campo libero per criticare la decisione dei conservatori di continuare a non tassare gli extra-profitti dei colossi energetici per sostenere il congelamento delle bollette, che dovranno in compenso essere saldate da tutti i contribuenti, con effetti devastanti per i lavoratori e impiegati del Regno Unito: «Truss - ha insistito il leader laburista - sa che ogni singola sterlina di profitti in eccesso che sceglie di non tassare è una sterlina in più sull’indebitamento che i lavoratori saranno costretti a restituire».
Visioni contrapposte sul fisco
La nuova inquilina di Downing Street, tuttavia, in Parlamento ha mostrato di voler proseguire sulla strada di un alleggerimento fiscale, sia per le imprese sia per i cittadini. Il taglio delle tasse, ha rimarcato, dovrà essere realizzato in tempi rapidi. Dura la replica del capo del Labour: «Non c’è niente di nuovo in questo approccio, è la fantasia dei Tory in ambito economico». Ma tant’è.
Spazio alle minoranze
La neo premier, che nel completare la sua squadra di governo ha dato largo spazio alle minoranze etniche e alle donne (non ve ne sono mai state così tante in un Esecutivo), si è anche già dichiarata contraria a un ritorno alla urne prima della scadenza della legislatura di fine 2024. Oltre ai temi finanziari (che derivano, oggi più che mai, dalle turbolenze internazionali) c’è anche il nodo post-Brexit del Protocollo per l’Irlanda del Nord, che la premier intende assolutamente modificare preferendo però un’intesa negoziale con l’UE. Il suo bilancio per il primo Question Time è stato positivo. Truss ha infatti incassato le congratulazioni per la nomina dalle opposizioni e anche il sostegno ampio del suo partito, ritrovatosi, almeno in apparenza, unito dopo la crisi interna.